7 aprile 2020
Tags : Ezio Greggio
Biografia di Ezio Greggio
Ezio Greggio, nato a Cossato, in provincia di Biella, il 7 aprile 1954 (66 anni). Presentatore televisivo • «Vi starete chiedendo: è lui o non è lui, è lui o non è lui? Ma cerrrrto che è lui…» (Gianluca Veneziani, Libero, 17/6/2019) • «È il volto storico di Striscia la Notizia in coppia con Enzo Iacchetti. Ezio Greggio è anche attore, comico brillante, regista e direttore» (Indira Fassioni, Il Giornale, 12/4/2019) • «Tanti non lo sanno, ma sono anche giornalista pubblicista» • La prima puntata di Striscia, andata in onda il 7 novembre 1988 su Italia 1, l’ha condotta lui assieme a Gianfranco D’Angelo. A partire dalla stagione 1994-1995 è affiancato da Enzo Iacchetti • «Siamo una coppia di fatto» (Enzo Iacchetti) • «Sembra più cialtrone di altri, però è serissimo. Ne ho visti tanti di comici, forse anche più bravi di lui, con certe configurazioni fisiche più caratteristiche della sua, che dopo si son persi... Ma lui è intelligente» (Antonio Ricci) • Ha condotto, tra le altre cose: tutte le edizioni di Drive in (Italia 1, 1983-1988), tre edizioni di Paperissima (Canale 5 e Italia 1, tra il 1990 e il 1993) e due edizioni di Veline (Canale 5, 2008, 2012) • Ha vinto venticinque Telegatti • «Il bello è che a lui della tivù non importa niente, ma proprio niente. Lo ammette pure. Il “rifiuto” della tv consiste in: niente telepromozioni, niente ospitate, niente progetti pensosi a cui lavorare per sfruttare il successo, niente format da lanciare, niente quiz da presentare, niente di niente, o quasi. “È esattamente quello che voglio”. Ma se lo può permettere solo grazie a Striscia, no? “Ovvio, ma ditemi cosa c’è di male. Rinunciando a telepromozioni o a conduzioni facili ci rimetto una barca di soldi, ma una barca grande. Quelli che guadagno li investo in altre cose, quelle che mi piacciono”» (Antonio Dipollina, la Repubblica, 25/11/2001) • In tivù anche come attore: Un maresciallo in gondola (2002), Benedetti dal signore (2004), O la va o la spacca (2004-2005) e Occhio a quei due (2009). Visto anche al cinema, tra gli altri, in Un’estate al mare di Carlo Vanzina e Il papà di Giovanna di Pupi Avati, in un ruolo drammatico. Quattro film da regista, l’ultimo nel 2011: Box Office 3D - Il film dei film, parodia dei maggiori blockbuster americani di quegli anni • Nel 2018 disse: «Vorrei essere l’italiano che ha vinto più Oscar dopo i 63 anni. Mi sto preparando».
Titoli di testa «Al mio segnale scatenate l’inferno. O almeno, fate un po’ di casino!» (da Box Office 3D).
Vita «L’ironia è alla base di tutto. Mio papà ha fatto battute fino alla fine, arrivata a 96 anni. Stessa cosa per mia madre. Sicuramente ho ereditato da loro una buona dose di ironia» (Fiamma Sanò, Il Messaggero, 1/7/2019) • «Lei viene da una terra di grandi comici?
“A dire il vero dalle mie parti, a Biella, la cosa più comica che vedessi in giro erano certi maglioni. Però la mia famiglia è di origini venete, e lì amano parecchio scherzare”» (Paolo Fiorelli, TV Sorrisi e Canzoni, 1/3/2018) • «Mio papà ha vissuto una vita intensa, quasi cinematografica, soprattutto in gioventù» • «Soldato in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale, si rifiutò di tornare in Italia per combattere contro i partigiani, tra i quali c’erano i suoi parenti. E fu internato per oltre tre anni in un campo di concentramento in Germania» (a Emanuele Bigi, Vanity Fair, 7/3/2018) • Il padre, Nereo, è direttore di un’azienda tessile. La madre, Luciana, lavora assieme a lui • «Come tutti i genitori quando vedono che i figli scelgono un mestiere incerto non sono entusiasti. Poi invece Nereo ha capito che il cabaret era la mia strada e mi ha seguito con grande attenzione» • «Volevo fare il comico fin da quando, in gita scolastica a Parigi, avevo incrociato per caso un set con Jean-Paul Belmondo. Ho fatto finta di perdermi e sono rimasto lì fino a sera» (Fiorelli) • «Mentre facevo l’università a Torino lavoravo in banca, ma contemporaneamente avevo messo su un’agenzia pubblicitaria ed ero direttore di una pubblicazione sui filati. Insomma, ero l’uomo più incasinato della terra. Ma il chiodo fisso era lo spettacolo, dopo un’esperienza maturata a scuola, a Biella» (Gigi Vesigna, Oggi 6/6/2013) • «Dopo sei mesi mi sono licenziato. Ricordo che mi hanno invitato all’annuale cerimonia degli addii e a tutti i pensionati hanno dato una scatola con dentro una medaglia d’oro. A me, solo la scatola. Uno dei premiati mi disse: “Bravo, hai perso una medaglia, ma hai vinto una vita”.
E poi?
“La gavetta. Sempre con l’idea di conoscere i migliori. Nello spettacolo funziona così: conosci qualcuno che ti fa conoscere qualcuno che ti fa conoscere qualcuno finché, si spera, incontri un maestro”» (Fiorelli) • «Avevo rispolverato un vecchio show che si faceva nel mio istituto, a Biella. Ci fu il solito impresario teatrale che mi vide e mi chiamò a lavorare. Io volevo girare, a differenza di altri colleghi che sognavano solo di venire a Milano, al Derby. Fu così, andando in giro a far serate, che sperimentai un modo di essere in pubblico che mi è stato utile per affrontare questo mestiere. Il primo che mi diede un passaggio in tv fu Giancarlo Nicotra: mi offrì delle particine così piccole che i miei per vedermi dovevano usare una moviola» (Taglietti) • Racconta Antonio Ricci: «Correva l’anno 1983 e mi aggiravo per i corridoi di quello che stava diventando Canale5 quando mi apparve questo disperato. E allora mi son ricordato di averlo già visto da qualche altra parte, e di esserne già stato scioccato: in un telegiornale della Rai, intervistato da Lello Bersani. Be’, lì c’era già tutto Ezio Greggio. Presentava il suo film a Cannes, Sbamm con due m... Questo attore assolutamente sconosciuto che aveva violato il tempio mi dava l’idea di uno che era entrato nel caveau di Fort Knox, che aveva rubato a Topkapi...» (a Egle Santolini, Specchio, 21/2/1998) • «Fu curiosa la genesi di Drive In: Berlusconi chiese a Ricci e a me un varietà tradizionale, alla Ric e Gian. Noi invece facemmo di testa nostra. Quando vide la puntata zero, ricordo le occhiatacce che ci tirava. Ma alla fine ci disse: “Non è la trasmissione che volevo, ma la faremo lo stesso”» • «Ho debuttato nell’83 con Gianfranco D’Angelo, Giorgio Faletti, Enrico Beruschi, Carlo Pistarino. Drive In è stata la rivoluzione del varietà, allora la tv era un po’ melensa, con un sacco di fumo prima che arrivasse l’arrosto. E noi volevamo solo l’arrosto. Seguivamo la pubblicità perché eravamo su una rete commerciale e dovevamo dare ritmo per far crescere gli ascolti» • Ricci: «M’incuriosiva perché lo sentivo vivo. Mentre altri, al Drive In, stavano lì senza rendersi ben conto di dov’erano, Ezio ne era perfettamente consapevole. E si stava costruendo il futuro. I comici erano divisi da una discriminante di ferro: c’erano quelli che stavano tra le macchine e quelli che salivano sul palco. Lui fremeva, rampante, ma non riusciva mai a fare il salto. Allora un giorno è venuto e mi ha detto: oh, io su quel palco ci devo salire! [...] E poi c’era il fatto della riconoscibilità. Il pubblico tendeva a confondere quelli del Drive In, perché non c’era mai occasione di autocitarsi. Ma lui fin dall’inizio si è messo una giacca con scritto Greggio sulla schiena. Però il massimo della greggiaggine Ezio Greggio come il petrolio lo raggiunge l’anno dopo. Un giorno lo scopro dentro la sala di montaggio: questo maiale aveva imparato a montare e stava... [...] era la sigla, la sigla! Era girata in maniera casuale, immagini e nomi dei personaggi erano giustapposti a casaccio. Insomma, lui ha fatto coincidere la sua immagine con la scritta Ezio Greggio [...] Rubava l’oggettistica... [...] gli serviva per fare l’asta tosta nelle serate. Una volta vedo passare un’enorme sagoma di Tonino Carino, e dietro come il Wil-coyote Greggio che se la porta via, che non so nemmeno come abbia fatto a cacciarla in macchina. Un’altra volta sono riuscito a penetrare nel suo antro e gli ho aperto il baule dell’attore, con cui andava in giro a fare gli spettacoli, e gli ho messo il miele nelle tasche... E poi ricordo una volta che Berlusconi era avvilitissimo perché Ezio aveva rifiutato il solito quiz: “Capisci, questo mi dice di no, e poi vado per caso a una convention e lui mi sventola sotto il naso la mia pancera di Spadolini!”» (alla Santolini) • Dall’inizio degli anni Ottanta fa lunghi viaggi negli Stati Uniti: «Ho sempre sognato l’America. A Hollywood i sogni diventano cinema» (a Alain Elkann, La Stampa, 4/12/1995) • «Avevo avuto i primi successi con Drive in, ma restavo un grande innamorato del cinema. Non ci avevo messo molto a capire che l’Italia, per quanto producesse film di buona qualità, aveva difficoltà ad avere un mercato aperto all’estero. Il problema insolubile è che se doppi film in inglese, sul mercato Usa non entri. Piuttosto preferiscono prendere una pellicola con i sottotitoli, ma in lingua originale. Io avevo una voglia matta di andare a Los Angeles a vedere i set, seguire la lavorazione. Così un giorno dell’85 quando con Aurelio De Laurentiis, nipote del mitico Dino, firmai un contratto per fare alcuni film, presi finalmente l’aereo» • A Los Angeles è adottato da Roger Corman: «Un produttore con i controfiocchi; uno che ha scoperto talenti come Martin Scorsese e che produce un centinaio di film l’anno, tutti a basso costo, girandone contemporaneamente sei o sette e suddividendo l’uso del set come se fosse una camera a ore. Con lui ho capito che se uno trova lo spazio e sa fare bene i conti, può anche mettersi in proprio» • «Un giorno mi hanno fatto conoscere Mel Brooks. Per conquistarlo ho finto di essere meridionale, perché mi avevano detto che adorava i parenti di sua moglie Anne Bancroft, che erano della Basilicata» (a Fiorelli) • «Le racconto un aneddoto su Mel Brooks. Muore un amico sceneggiatore, al funerale vado anche io. Mel è tra quelli che trasportano la salma. Ad un certo punto vedo che la bara traballa un pochettino. Ne aveva sparata una delle sue: non pensava che il peso fosse così importante, allora si è girato verso gli altri e ha detto: “Quando muore Marlon Brando, non chiamatemi”. Le serate più belle della mia vita le ho passate con lui, Anne Bancroft e Dom De Louise» (Sanò) • «Striscia è come il primo amore e qualsiasi cosa farò non ho intenzione di lasciarla. È il mio godimento personale e professionale. È utile al Paese ed è anche una trasmissione sofisticata, con diversi livelli di lettura. È una battaglia trasversale. È un impegno serio, anche se lo affrontiamo col sorriso sulle labbra. È il mio modo di fare il tifo per l’Italia» • «Avevamo capito subito che avremmo avuto tanto successo e tanti guai. Ma posso fare un lavoro dove mi becco le denunce? Ecco, lo faccio» • Iacchetti: «Greggio all’inizio mi chiamava Iannuzzi e per senso animalesco del palco, forse, mirava inconsciamente ad annientarmi. Abbiamo trovato in fretta un punto di incontro e da allora nonostante le tante diversità caratteriali, abbiamo imparato a rispettarci» • Ancora Iacchetti: «Siamo come i compagni di banco che si ritrovano a scuola l’anno successivo. Tra noi c’è un tacito accordo di buona convivenza. Quando siamo in onda usciamo insieme a cena qualche volta, ci mandiamo qualche messaggio, ci facciamo qualche scherzo. Poi però per me lui è lontano. È un compagno di banco di televisione, gli voglio bene, mi ha insegnato tante cose senza dirmi niente. Io l’ho osservato, mi ha insegnato molte cose senza volerlo» • «Quando ha iniziato Striscia immaginava sarebbe durato tanto? “Sì! Con Antonio ce ne siamo accorti subito dopo il primo mese che sarebbe stata non solo una trasmissione, ma un evento mediatico destinato a durare. Alla 60ma edizione se volete, visto che sarò ancora dietro al bancone, vi farò il punto sul suo futuro”» (Chiara Maffioletti, iO Donna, 8/9/2018).
Vita pubblica «Ho ricevuto spesso proposte di entrare in politica da sinistra, dal centro e da destra. Vuol dire che in tv e nei miei film ho sempre saputo essere equidistante. Non dico chi me le ha fatte, ma io preferisco fare il mio lavoro. Il fatto poi che alle ultime elezioni del Presidente della Repubblica per più volte e con parecchi voti sono stato votato è stato un grande onore» (Veneziani) • Nel 2016 nei primi tre scrutini fu votato sette volte. Al secondo ebbe solo un voto in meno di Sergio Mattarella
Vita privata «Abita sempre a Montecarlo? “Da 25 anni. Sono anche il presidente del Com.it.es degli italiani di Monaco” E cosa fa in quel ruolo? “Una marea di cose. Una delle prime che ho deciso di seguire è la solidarietà. Monaco è come tutti i paesi del mondo, non paghi le tasse personali, ma ci sono gli svantaggi di una vita molto costosa. C’è una comunità di persone normali: pensionati che con la pensione detratta al 30% non ce la fanno, famiglie con ragazzi con handicap che hanno difficoltà a mettere insieme i pasti principali. Li seguiamo e monitoriamo, cerchiamo di stargli vicino”. Perché si è trasferito lì? “Venticinque anni fa frequentavo già Monaco, facevo già Striscia, avevamo qualche problemino in Italia con la trasmissione, attacchi che abbiamo ricevuto. Non voglio entrare in cose personali, ma con mia moglie allora abbiamo preso una decisione precisa. Sono felicissimo”. Gli attacchi cui si riferisce sono quelli a proposito della sua presunta evasione fiscale? “È una boiata totale. Era un problema che riguardava delle ritenute d’acconto sacrosante, che secondo una società collegata anche con me per la mia attività, dovevano essere pagate. È una cosa già chiarita, non ho altro da aggiungere. Personalmente non ho evaso un euro, né ho avuto pendenze penali di alcun tipo, ho avuto addirittura tre sentenze in mio favore. Vivo a Monaco, ho attività a Monaco, e qui sono quasi un pubblico ufficiale: ho il festival cinematografico. Che altro le posso dire della mia vita privata?”» (Sanò) • È stato sposato per anni con una spagnola, Isabel Bengochea. Due figli: Gabriele, attore, e Giacomo, che si occupa di fondi di investimento. Entrambi lavorano a Londra. «I miei migliori amici». Si è fatto tatuare i loro nomi sulle braccia • Dal 2018 sta con Romina Pierdomenico, seconda classificata a miss Italia nel 2012, 39 anni più giovane di lui: «Lei è molto più matura, io mi sento molto più giovane e per fortuna, toccando ferro, sto in forma. Per cui alla fine saranno 7, 8 gli anni di differenza, non di più. Diciamo che ci frequentiamo e stiamo bene insieme» (Sanò).
Curiosità Juventino sfegatato • È nella scuderia del produttore Lucio Presta • Il suo avvocato ai tempi delle grane con il fisco era Giulia Bongiorno • Ha dato vita alla Fondazione Ezio Greggio, per aiutare i bambini nati prematuri • Nel 2019 ha rifiutato la cittadinanza onoraria di Biella dopo che il sindaco leghista l’aveva negata a Liliana Segre • Il suo film preferito è Frankenstein Junior • «Se non avesse fatto questo lavoro, quale altro? “Se non avessi fatto l’attore? Avrei fatto l’attrice. Impossibile pensare a un lavoro diverso. Comunque avrei potuto fare il giardiniere o il pasticcere o l’addestratore di pulci o il dentista di Berlusconi”» (Maffioletti) • «Con lei il tempo sembra essersi congelato: se ne rende conto? “La ringrazio, ma l’unica cosa che mi si congela sono i piedi se non metto le calze di lana d’inverno. Gli anni passano per tutti, poi alle volte se si è fortunati col metabolismo, nel limite del possibile, si cerca di stare sereni e si fa attività sportiva”. Tra poco riparte Striscia la Notizia: basta vedere le immagini degli inizi per dire che è più giovane oggi. Negli anni ha cambiato anche l’attenzione al look. “Che fa, insiste?”» (Maffioletti) • «Sono i progetti a tenermi in forma. Ho ancora un bel po’ di cose di fare e, anche guardando indietro, ai miei oltre 45 anni di carriera, rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto».
Titoli di coda «Quando devo girare un film, la notte prima sogno sempre Totò che mi dà consigli su come farlo. Il complimento più bello me lo ha fatto sua figlia: saresti uno dei personaggi che avrebbe amato di più» (a Renato Franco).