7 aprile 2020
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Biografia di Vivienne Westwood
Vivienne Westwood, nata nel villaggio di Tintwistle, in Inghilterra, l’8 aprile 1941 (79 anni). Stilista. Iniziò a lavorare nel mondo della moda nel 1971, quando aprì un negozio a Londra assieme a Malcom McLaren, suo compagno di allora e futuro agente dei Sex Pistols. È considerata la creatrice dello stile punk • «Con le svastiche sulle T-shirt, i crocifissi capovolti e le bluse in stile camicia di forza ha segnato un’epoca» (Alessandra De Tommasi, Vanity Fair, 28/1/2019) • «Gran dama dell’eccentricità brit» (Angelo Fiaccavento, Il Sole 24 Ore, 22/11/2013) • «La più trasgressiva e provocatoria delle stiliste» (Laura Laurenzi, il venerdì, 5/10/2012) • «Vivienne è una ribelle e mi piace per questo» (Kate Moss) • «Al principio degli anni Ottanta, interrotto ogni legame commerciale con McLaren, W. si è concentrata sempre più nel mestiere di stilista imponendosi, in breve, come una delle maggiori creatrici di moda in ambito internazionale. La cultura visuale britannica, pur irrisa e deformata al punto dell’irriconoscibilità, assurge nella maggior parte delle sue collezioni a un ruolo centrale» (Treccani) • «Una che nella vita ha fatto quello che le pareva e ha anche l’aria essersi molto divertita» (Cristina Marconi, Il Messaggero, 10/10/2014).
Titoli di testa Quando iniziò a sperimentare tagliandosi e ossigenandosi i capelli, un tizio le urlò: «Anche lì sotto sei pettinata così?».
Vita «La prima cosa che c’è da sapere su di me è che sono nata durante la Seconda guerra mondiale. Razionamenti e tutto il resto. Ho mangiato la mia prima banana all’età di sette anni. E non mi piacque neanche» • Le decorazioni natalizie a casa Swire sono i «tappi cromati dei contenitori di sale e pepe» • Suo padre, Gordon Swire, è magazziniere in una fabbrica dell’aeronautica. Prima della guerra faceva l’ortolano • Sua madre, per annunciare la nascita di Vivienne, manda un biglietto ai giornali: «Swire. L’8 aprile 1945, alla Partington Maternity Home di Glossop, Dio ha benedetto Gordon e Dora con il dono prezioso di una figlia. Vivienne Isabel. Prima nipote del signore e della signora E. Ball» • A tre anni, quando le nasce la sorellina, Vivienne dice: «Io la uccido e la butto nella spazzatura» • Da piccola il suo desiderio più grande è possedere «una piuma di pavone». Invece, la cosa più preziosa che possiede è una scatolina di fiammiferi con dentro dei frammenti di specchio • «Vivevo per saltare la corda. Saltare è fantastico. Lo facevo con due corde. Era la cosa più bella» • Anche leggere le piace moltissimo. La madre si lamenta: «La nostra Vivienne è sempre in un altro mondo». Quando ha otto o nove anni, le promette cinque scellini, equivalente di cinque paghette, per distruggere la tessera della biblioteca. Lei accetta ma continua a prendere libri in prestito usando le tessere delle amiche • Sono anni duri per il Regno Unito. Nel 1948 il 60 per cento dei britannici ammette di voler emigrare. «La BBC non trasmise musica rock’n’roll fino agli anni Sessanta. Dovevi sintonizzarti sull’American Forces Network, che negli anni del Piano Marshall trasmetteva in tutta Europa, o su Radio Luxembourg» • Un giorno Vivienne porta a scuola delle décolleté comprate a Manchester e il professore di storia le dice: «Cara, cara Vivienne Swire, se Dio avesse voluto che camminassimo sugli spilli, ce ne avrebbe provvisti un paio per natura» • «Il primo a credere in lei è stato il professore di storia dell’arte alle superiori che le ha consigliato di studiare a Oxford. Lei ci ha provato ma le condizioni economiche della famiglia non lo permettevano e così, dopo un solo semestre, ha mollato gli studi pensando che forse avrebbe potuto ripiegare facendo l’insegnante» (De Tommasi) • Diventa maestra alle elementari. Si crea i vestiti da sola. Un giorno una ispettrice la sgrida: «Signorina, le si vede la sottoveste. La sua gonna non è troppo corta?» • Vivienne Swire diventa Vivienne Westwood il 21 luglio 1962 nella chiesa di St John the Baptist di Greenhill. «Quel giorno ero in ritardo. Mi ero cucita il vestito da sola. Non molto bene, a dire il vero: non era nemmeno finito. Era ancora tutto pieno di spilli, imbastito. Riuscii ad arrivare in chiesa giusto in tempo. Fiùùù. Per un pelo». Nel 1963 nasce Benjamin Arthur Westwood, detto Ben. E nel 1966 divorzia • Poi conosce Malcom McLaren. Lei ha 24 anni, lui 18 • Malcolm, ricorda Gordon Swire, il fratello di Vivienne, «si spolverava del borotalco sul viso per accentuare ulteriormente il pallore, cosa che trovai esilarante. Non conoscevo nessun altro che facesse cose del genere». A Vivienne, invece, «sembrò che avesse un grosso buco rosso in mezzo al viso bianco: era quella l’impressione che dava la sua bocca». Lo chiamano Red Malcom perché ha i capelli rossi ed è molto di sinistra • Si mettono assieme ma non si possono sposare: se lo facessero Malcolm perderebbe la borsa di studio della St Martin’s, Croydon College of Art, Goldsmith, South East Essex, Chiswick Polytechnics e, infine, della Harrow Art School. Dai diciassette fino ai venticinque anni Malcolm campa alle spalle del sistema. Di sé dice: «Sono un artista senza portfolio» • Quando Vivienne rimane incinta, la nonna di Malcolm si offre di pagarle l’aborto, all’epoca illegale • Con quei soldi, lei si compra un maglione di cashmere e un tessuto della stessa lana, con cui si fa una gonna • Il bambino nasce il 30 novembre 1967. Lo chiamano Joseph Ferdinand Corré: Joseph Ferdinand per via del quadro di Velázquez Ferdinando de Valdés y LLanos (Re di Portogallo), che si trova alla National Gallery; Corré, in onore della bisnonna che lo avrebbe fatto abortire • «La prima cosa che facemmo da genitori fu andare alla riunione del partito socialista operaio, per prendere parte a qualche intrigo trotzkista» • La famigliola - Malcom, Vivienne e i due bambini - va a vivere in una roulotte. Joe impara a camminare appoggiandosi alla fiancata • Malcolm non si fa mai chiamare papà. Al figlio Joe dice che «il papà di Joe» è un grande cactus. Si rifiuta di finire le storie della buonanotte. Una volta invade il reparto giocattoli di Harrods vestito da Babbo Natale. Un’altra volta chiede a Vivienne di andare al Madame Tussauds per dare fuoco alle cere dei Beatles. Lui li odia i Beatles • Vivienne è vegetariana, più per necessità che per scelta. Manda McLaren e i bambini in cerca di tarassaco per farci il «caffè»: lo ha visto fare durante la guerra • «Ci volevano dei pazzi scatenati per recuperare le botteghe dismesse di ferramenta e drogheria di King’s Road – lontane dai circuiti commerciali di Knightsbridge e Bond Street – e trasformarle nel centro creativo e modaiolo di Londra e poi del mondo intero. Partì per prima Mary Quant, che aprì il suo negozio nel ’55 e poi inventò la minigonna. C’erano poi altri luoghi di culto come Alkasura, il cui proprietario John Loyd era sempre vestito da monaco, o Granny Takes a Trip caratterizzato da un’auto americana che sembrava aver appena sfondato la vetrina, e poi al 430 di King’s Road c’era Trevor Myles con il Paradise Garage, entrato nella storia per aver venduto il primo paio di blue jeans […] Proprio a quello stesso numero e in quel locale […] partì la leggenda di Vivienne […] Lei e McLaren partirono (a dir poco) in sordina, affittando per poche sterline il retrobottega del 430 per vendere vecchi 45 giri di r’n’r e cardigan fluorescenti comprati nei mercatini» (Antonio Lodetti, Il Giornale, 19/12/2015) • Hanno deciso: il loro negozio si chiamerà Let it Rock. Vendono jeans, giubbotti di pelle, magliette bianche. Poi Vivienne inizia a creare i suoi vestiti • «Fu subito un successo, e al mattino, già prima dell’apertura, Vivienne e Malcolm erano attesi da decine di “Teds” che fumavano e bevevano birra» (Lodetti) • Sono anni epici. Malcolm lascia in giro per il negozio materiale pornografico vintage e hardcore. I commessi urlano: «Are you cool?». Le ferrovie britanniche, per tenere a bada gli altri passeggeri ed evitare disordini, una volta devono riservare una carrozza di prima classe a Jordan, la «dea delle commesse» di Vivienne. Un’altra volta «qualcuno chiese dove fossero le ragazze e io dovetti rispondere: “Questo non è un bordello, sa?!”. Ma divenni grande amica di alcune prostitute e alcuni presunti “deviati”» • Nel 1972 Let it Rock viene ribattezzato Too Fast to Live Too Young to Die o TFTLTYTD, omaggio a James Dean • Vivienne diventa famosa. Di lei si occupano il London Evening Standard e il Rolling Stone. Ringo Starr, insieme a David Essex, la vuole come stilista per il film That’ll be the Day, uscito nel 1973. Ken Russell vuole qualcosa di scioccante per il suo film Mahler – La Perdizione del 1974, e chiede a Vivienne e Malcolm di realizzarla. «Crearono una tuta di pelle da valchiria dominatrice, con una svastica di brillantini e un Cristo applicato sul pube. L’insieme era completato da un elmetto nazista e da una frusta» • Sul simbolo della svastica Vivienne ricorda che Malcolm voleva scioccare le masse. «Essendo ebreo, aveva le sue ragioni per voler fare una cosa del genere, non solo rifiutavamo i valori della vecchie generazioni, rigeneravamo anche i loro tabù» • «Certo le magliette strappate, incernierate e piene di slogan, i capi in lattice e quelli bondage (calzoni con una cinghia cucita tra le gambe che legava un ginocchio all’altro), hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo. Chrissie Hynde sostiene che il punk in un modo o nell’altro si sarebbe sviluppato ugualmente, ma Vivienne ribatte arrogantemente: “Non abbiamo fregato nessuno, né tantomeno sfruttato un fenomeno da strada: il punk non esisteva prima di noi”» (Lodetti) • Emblema del suo stile è una maglietta nera decorata con ossa di pollo che Vivienne scolora con la candeggina. Incatenate fra loro, e poi cucite, formano la parola «Rock» • Nel 1974 cambiano ancora insegna al negozio: diventa SEX, scritto in lettere di gomma rosa a caratteri cubitali; sotto, un aforisma di Thomas Fuller: «L’astuzia può essere vestita, ma la verità ama andare in giro nuda» • La Disney vieta loro di usare i suoi personaggi dopo che «in una delle orecchie del principale personaggio Disney fu disegnata una “A” anarchica, e la principessa Disney fu rappresentata in un amplesso con gli eponimi nani» • «Fu il 6 novembre 1975 che Vivienne andò al primo concerto ufficiale dei Sex Pistols, creati da McLaren, e divenne responsabile del look dei ragazzi che, peraltro, “si fecero prendere la mano e cominciarono a mutilare i vestiti”, tanto che Malcolm glieli mise in conto! Vivienne aveva sempre giocato con i suoi abiti al limite della violenza, o perlomeno della violenza potenziale...» (Lodetti) • Il negozio cambia nome di nuovo: diventa Seditionaries nel 1977. «Creare abiti per eroi e incoraggiare la sedizione: istigare alla rivolta». E Worlds End nel 1979. «Sull’orologio esposto in esterno sopra alla vetrina compaiono tredici ore e le lancette, da allora, scorrono al contrario» • «La polizia rimaneva in attesa a Sloan Square e radunava tutti i punk che uscivano dalla metropolitana. Una volta, ne fermarono circa duecento e li scortarono in processione per tutta King’s Road, fino al negozio. Fu una camminata di venti minuti. Allucinante» • In America Malcolm e Vivienne alloggiano al Chelsea Hotel, proprio come avevano fatto Frida Kahlo, Dylan Thomas, Jimi Hendrix e i Doors. Arthur Miller, che ha vissuto lì per sei anni dopo il divorzio da Marilyn Monroe, dice: «Il Chelsea Hotel non appartiene all’America» • Alla fine del 1979 quando Malcolm e Vivienne si lasciano, Malcolm iniziò a dire: «Se Vivienne ha avuto successo, è stato grazie a Malcolm McLaren» • Lui le dice «“se vuoi, puoi darmi lui” indicando Joe “ma lo sai che lo porterei subito all’orfanotrofio del dottor Barnardo”» • «Quando ha lasciato Malcolm, l’uomo per ripicca le ha fatto perdere il più grosso contratto di collaborazione mai avuto e così Vivienne è tornata a Londra senza un soldo, costretta a lavorare a lume di candela sulla macchina da cucire casalinga e ricominciare tutto da capo» (De Tommasi) • «Insomma, tra il 1982 e 1983 cominciai a lavorare da sola. Avevo un modellista che mi aiutava e un paio di cucitrici. Mi provavo perfino i vestiti. Ho imparato che l’unico modo per capire se un capo veste bene ed è comodo è provarlo su te stesso» • «Se il Punk era stato una “battaglia” al sistema, l’incontro con Carlo D’Amario, suo futuro manager […], le fa cambiare prospettiva: non si tratta di cercare di “frenare” quel sistema, ma di cercare di “superarlo” per lasciare il segno. Di qui, la storia forse meno conosciuta e più intrigante. Nel 1983 D’Amario la mette in contatto con lo stilista Elio Fiorucci che, impazzendo per lei, le lascia la sua casa di Milano come base italiana. È Fiorucci a consigliarle di rivolgersi a Sergio Galeotti, manager di Armani, per ottenere il capitale necessario a finanziare le collezioni e creare una joint venture con lo stesso Armani. La cosa sembra fatta, ma sopraggiunge inaspettata la morte di Galeotti e l’accordo sfuma. Come di lì a poco sarebbe sfumata la collaborazione con Madonna, che dopo un primo entusiasmo si fa letteralmente “di nebbia”, non rispondendo nemmeno più al telefono. Così va la vita, si dice. Quella della Westwood si tuffa in una serie di peripezie personali (la fuga da Rimini a Milano in un furgone Ford Transit con i cartamodelli di collezione), l’ombra dei creditori inglesi, le angherie di McLaren, la difficile gestione dei figli (Ben e Joe), lo studio dell’italiano e i viaggi per lo Stivale alla ricerca di fabbriche produttrici (a tutt’oggi la sua produzione è tutta italiana). Proprio sotto le pressioni emotive e materiali di quei “tempi eroici” […] la ribelle della moda forgia il suo spirito combattente e la sua creatività letteralmente esplode. In passerella è un avvicendarsi d’innovazioni che hanno fatto la storia del costume: la reintroduzione del corsetto, della lingerie a vista, la resurrezione del tweed (“è come il burro: con il tweed non sbagli mai”) per la collezione Harris Tweed (1987), l’asimmetria, il fetish, la silhouette a clessidra, i riferimenti alla storia e molto altro» (Fabio Massacesi, iO Donna, 2/12/2015) • «Tra i suoi gesti più anticonformisti molti ricordano di quando nel 1992 andò dalla regina Elisabetta II per ricevere il titolo di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico: non indossava mutande anche se portava dei collant, e di fronte ai fotografi che le stavano scattando delle foto fece ruotare l’ampia gonna con cui si era vestita. Nell’aprile del 1989 invece comparì sulla copertina della rivista Tatler vestita e pettinata come Margaret Thatcher, allora primo ministro del Regno Unito: sotto l’immagine si leggeva la scritta “This woman was once a punk”, cioè “Un tempo questa donna era punk”. Il completo indossato da Westwood nell’immagine era stato ordinato per Thatcher, ma non le era ancora stato consegnato» (Ludovica Lugli Il Post, 8/4/2016) • Le modelle di Vivienne sono costrette su tacchi e zeppe di 15 centimetri. Rovinosa la caduta in passerella di Naomi Campbell nel 1993. Quell’incidente trasforma Vivienne Westwood in una vera e propria firma dell’alta moda • «“Col passare degli anni la moda mi ha interessato sempre meno e ho cominciato a pormi delle domande su quello che avrei potuto fare per aiutare la causa, insomma per salvare il pianeta ed evitare il disastro. Possiamo sicuramente fare tutti molto per combattere il cambiamento climatico e il riscaldamento globale. E io ho usato la moda come piattaforma, come medium per aprire la bocca e dire quello che penso. E cioè quanto sia importante ciò che io chiamo la rivoluzione del clima. A volte sono importanti anche dei piccoli gesti come la decisione di usare meno plastica”. Lei, cosa abbastanza insolita per uno stilista, consiglia alle donne di comprare meno abiti per ridurre lo spreco. “Assolutamente. Parlo contro i miei interessi. Io non forzo la gente a spendere meno, la forzo semmai a spendere meglio. E a far durare le cose più a lungo. Sarebbe fantastico se anche la regina indossasse sempre lo stesso vestito. In realtà usa vestiti sempre molto simili, quasi identici: quello che cambia è soltanto il colore. Sarebbe una grande iniziativa”» (Laurenzi) • «Ho vissuto tutta la vita come se fossi giovane, ma ora che sono vecchia mi rendo conto che la giovinezza non solo è preziosa, ma è proprio un’altra cosa» • «Non ho mai voluto che mi amassero. L’amore non è essenziale per me. Se piaccio, ne sono grata, ma non mi aspetto che sia così».
Vita privata Dal 1992 è sposata con lo stilista Andreas Kronthaler, venticinque anni più giovane di lei. «Oggi non c’è un solo capo che non revisionino insieme né un unico dettaglio che sfugga al controllo incrociato di questo duo creativo a dir poco esplosivo» (De Tommasi).
Curiosità Pedala ogni mattina fino al lavoro. «Pare che ogni londinese abbia un aneddoto da raccontare su di lei, perché quasi tutti, almeno una volta, hanno rischiato di investirla mentre passava in bicicletta» • Una volta disse a Kate Moss che, se mai decidesse di avere una storia con una donna, sceglierebbe lei • Stima Angela Merkel, Julian Assange, il principe Carlo e Greta Thunberg • Sembra si nutra solo di mele e tè. Tiene sempre una bottiglietta d’acqua calda accanto al letto, la sorseggia mentre al mattino, per un’ora o più, legge i suoi adorati libri • Ancora oggi, come da bambina, è una grande lettrice: «Qual è il migliore accessorio? Un libro» • «La migliore guida alla vita sono Le avventure di Pinocchio. È pura filosofia di vita. Un modo di vivere. Pinocchio è birichino, sfrenato, ma ha un cuore d’oro. E ovviamente è questo a salvarlo» • Ha scritto un’autobiografia assieme allo scrittore e attore Ian Kelly, che al cinema ha interpretato il padre di Hermione nel settimo Harry Potter • Non ha cellulare né computer, non guarda la tivù e non va nemmeno al cinema • Nel 2011 ha creato il sito Activeresistence.co.uk contro l’appiattimento intellettuale indotto nei giovani da social network e tivù spazzatura. Lei scrive tutto a mano, poi un suo collaboratore ricopia i testi al computer e li carica in rete • Malcom McLaren, così come non voleva essere chiamato papà, non volle essere chiamato nonno. È morto l’8 aprile 2010, il giorno del 69° compleanno di Vivienne. Sulla sua bara hanno scritto TFTLTYTD.
Titoli di coda A Marc Jacobs, dopo aver chiesto una donazione per Cool Earth, scrisse: «Sarebbe bello vedersi durante il periodo di Natale, ma il 13 devo operarmi al ginocchio: sono caduta sulle scale mobili della metropolitana, perché indossavo delle zeppe allucinanti! Oh, Marc! Che vita!».