24 marzo 2020
Tags : Mina
Biografia di Mina
Mina, nata a Busto Arsizio il 25 marzo 1940 • «La tigre di Cremona» • «Mina! Minona! Minona che canta! Fatte vade’ da vicino. Quanto sei bella, Mina! Sei la più grande cantante del mondo! Sei grande! Sei ‘na fagottata de robba!» (Alberto Sordi, a Studio Uno, 1966) • «Aliena e umana, algida e coinvolgente, classica e moderna, rassicurante e spiazzante, Mina Anna Maria Mazzini, per tutti Mina, è universalmente considerata, dopo 60 anni di carriera e 75 album incisi, la più grande cantante italiana. Una voce inarrivabile, in grado di toccare le corde più recondite dell’anima, che ha fatto innamorare tre generazioni di ascoltatori» (Gabriele Antonucci, Panorama, 25/2/2020) • «Non ha mai scritto una canzone eppure le canzoni che hanno scritto per lei è come se fossero sempre state sue. Il prodigio dell’interprete perfetto» (Paolo Giordano, Il Giornale, 1/3/2020) • Fattasi conoscere nel 1959 con Nessuno al Festival del Rock di Milano, fece la prima apparizione tv al Musichiere. Seguirono Tintarella di luna (1959), Coriandoli e Il cielo in una stanza (1960), Le mille bolle blu e Io amo, tu ami al Festival di Sanremo del 1961, Città vuota (1963), E se domani (1964), Un anno d’amore e Brava (1965), Se telefonando (1966), La banda e Se c’è una cosa che mi fa impazzire (1967), la tv come showgirl di Canzonissima e Studio Uno, le canzoni Bugiardo e incosciente e Non credere (1969), Insieme (1970), Amor mio (1971), Grande grande grande (1972), Non gioco più e la trasmissione Mille luci (1974), L’importante è finire (1975) • Un repertorio che va da Napoli a Frank Sinatra, dal pop al rock’n’roll, dalla canzone d’autore all’opera lirica alla musica sacra. 1.500 canzoni incise, 150 milioni di dischi venduti • «Riconosciuta interprete di valore internazionale, ma per gli italiani era soprattutto la spiritosa, eccentrica, amabile conduttrice, la partner da piccolo schermo di tutti i protagonisti dello spettacolo» (Gino Castaldo, la Repubblica, 21/8/2003) • «Quell’anima lunga che sembra un contrabbasso con tutte le corde a posto, quelle carni bianche da gelato alla crema, quella creatura recita poco e male, ride al momento sbagliato, ma se si spengono le luci e lei comincia a cantare, da quella voce escono grandi palcoscenici, pianto e risate» (Totò) • «Altro che Barbra Streisand» (Renzo Arbore) • «A me sarebbe piaciuto dirigerla, l’ho sempre ammirata» (Claudio Abbado) • «La cantante bianca più grande del mondo» (Louis Armstrong) • «È una diva, come non ne ho più incontrate. Dopo ho visto brave interpreti, ma sono un’altra cosa» (Maurizio Costanzo) • «In anni non più vicini sono stato anch’io un ammiratore di Mina, veramente una grande cantante» (Giorgio Napolitano) • «La voce di Mina è un miracolo. Io credo che lei sia nata con la musica nel Dna. È come se avesse avuto una memoria prenatale della musica. Questo è tipico della genialità, quello di sapere prima di conoscere» (Fabrizio De André) • «Come Greta Garbo, come J. D. Salinger, come Carlos Castaneda, come Lucio Battisti, come Thomas Pynchon, un giorno anche Mina decide di sparire, di ritirarsi dalla scena, di cominciare a coltivare il mito della diva invisibile» (Aldo Grasso, Corriere della Sera, 21/3/2010) • Dopo un ultimo concerto alla Bussola di Viareggio nel 1978 non ha mai più voluto esibirsi in pubblico. Andata a vivere a Lugano, in Svizzera, è impossibile intervistarla, impossibile fotografarla, ma continua a registrare dischi • Ha detto: «La musica, bella o brutta, seria o ignorante, santa o puttana, è lunga. E non ti abbandona. È il rumore dell’anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti più».
Titoli di testa «Il fatto è che non l’ho mai cercato, il successo, non ho lottato per conquistarlo, e così non l’ho mai apprezzato. A una certa età, così come all’uomo viene la barba, a me è venuto il successo. L’ho accettato come una cosa normale: senza pena né fatica, senza rendermi conto della fortuna che mi capitava. Me lo sono tenuto come si tiene un regalo di cui si ignora il prezzo, e se lo perdo pace» (a Oriana Fallaci, L’Europeo, 1963).
Vita «Per quanto l’anagrafe dica Busto Arsizio, Anna Mina Mazzini è cremonese. Figlia di Giacomo, piccolo industriale: agiata, senza l’ansia di arrivare al successo a tutti i costi, probabilmente più snob di quanto si immagini. Dunque niente famiglia che agli albori del boom economico spinge la figlia a diventare famosa. Suo padre passò alla storia della canzone per una battuta: “Mia figlia vuole fare la cantante? Ma se è stonata come una campana!”» (Roberto Cotroneo, L’Espresso, 29/3/2001) • La nonna Amelia, cantante lirica, le trasmette l’amore per la musica e la spinge a studiare pianoforte. A scuola, durante la ricreazione, si esibisce su richiesta dei compagni. Da piccola, nuota. A 13 anni il padre la iscrive alla Canottieri Baldesio, lei arriva seconda a una gara regionale • «Sono cresciuta in una città di provincia, Cremona. È là che si è formato il mio carattere, è là che mi sono fatta le mie convinzioni sulla vita. No, gli anni dell’adolescenza non si riescono a buttare al vento, d’un colpo, solo perché una diventa popolare» (a Oggi, 1970) • «Lei da ragazzina faceva vacanze in Versilia, e a tarda notte, quando lo spettacolo degli altri era finito, provava a cantare» (Cotroneo) • Debutta nel 1958. «Una lungagnona col vestito da cocktail sottratto di nascosto alla madre, saliva sul palco traballante di una balera lombarda. Si ricorda che l’abito era blu e bianco. Lucido. Si ricorda che dopo aver cantato la prima canzone, il titolo? no, è troppo, si arrabbiò perché la gente applaudiva. “Io canto per me. Cosa c’entrano loro?”. Non aveva le idee chiare. O forse era troppo lucida. Si ricorda che alla fine di quella primissima esperienza scappò via perché i genitori non sapevano... non volevano. A diciott’anni era d’obbligo ubbidire. Ma non l’aveva fatto. E doveva correre a rimettere l’abito a posto il più in fretta possibile. Si ricorda che poco dopo, dietro le sue insistenze, il padre aveva convinto la madre a lasciarla fare: “Tanto, cosa vuoi, durerà qualche settimana questa follia. Lasciamola fare”» (lei su La Stampa, 22/9/2008) • David Matalon, produttore discografico, la vede sul palco in un locale di Casteldidone e la vuole nella scuderia della sua piccola casa discografica • «È Baby Gate, questo il nom de plume, che evoca un esotismo padano che allora doveva sembrare chissà che. Poi dal 1959 è soltanto Mina. Minigonne per l’epoca vertiginose e un modo di cantare che finisce per cambiare i gusti musicali degli italiani. Una voce sofisticata, per canzoni un po’ altalenanti, anche casuali. Il talento era tale che le si poteva far cantar di tutto» (Cotroneo) • Mina appare per la prima volta in tv nel 1959 cantando al Musichiere e a Lascia o raddoppia? la sua versione di Nessuno. Già il 16 gennaio 1960, con Tintarella di luna, è in cima alla classifica italiana. Il suo successo è clamoroso. Nel 1960 incide Il Cielo in una stanza. Nel 1961 conduce Studio Uno assieme alle gemelle Kessler e canta Sabato notte • «Ero andato in un cinema di Torino, il cinema Lutrario, dalle parti di Porta Susa. Me la ricordo benissimo. Un antro oscuro fumoso, soffocante. Orchestra in giacchetta rossa. Lei cantava assediata dal pubblico. Talvolta qualcuno riusciva a toccarle il sedere. C’era la mamma a vegliare, ma ogni tanto era travolta dall’entusiasmo degli ascoltatori. “Ehi, state attenti a mia madre”. Ma quelli niente» (Giorgio Bocca, Il Giorno, 1961) • «Il suo camerino era sempre una serra. Tutti fiori che le mandavano i suoi ammiratori» (Saltalamacchia) • «Non seguo la moda: compero soltanto le cose che mi piacciono. E mi piacciono moltissimo le scarpe, anche quelle coloratissime; mi piacciono gli abiti sportivi; gli abiti lunghi, da sera, nei quali, però, non mi sento mai completamente a mio agio; le parrucche che non metto quasi mai» (1966) • «Il mio consiglio di bellezza? Curare al massimo i capelli: un bel viso, un corpo perfetto, un abito di gran classe scompaiono, o sembrano addirittura brutti, se i capelli sono in disordine o la pettinatura non è adatta a valorizzare il volto e il tipo di una donna. Quanto a me, essere ben pettinata significa essere sempre un po’, e volutamente, spettinata: sto malissimo con i capelli leccati e laccati, tutti ben sistemati e perfettamente in ordine. Assumo immediatamente l’aria di una brava zia, magari inglese, naturalmente zitella» (a Oggi, 30/6/1966) • «Mi piacevano, e mi piacciono, i personaggi di Walt Disney perché li trovo favolosi e riposanti. Sono da biasimare se non voglio sentirmi angosciata, se non voglio immedesimarmi in altri problemi e altre grane?» (a Epoca, 7 /10/1966) • «Dice: “Sto pagando i miei peccati di impazienza”. E poi: “Non ho mai letto un libro”. Attorno a lei c’è quel mondo lì, da peccati di impazienza. Flirt presunti con Umberto Orsini, Maurizio Arena, Gian Maria Volonté. Una storia d’amore con Walter Chiari, e poi naturalmente Corrado Pani. Lo sanno tutti: lui è sposato. Lei rimane incinta. È il 1963. Il solito scandalo italiano» (Cotroneo) • «Una bomba atomica nel nostro costume. Una foto del settimanale Epoca la ritrasse incinta mentre rideva e sotto c’era la didascalia “Cosa avrà da ridere?”. Mina a Playboy confermò che “me la ricorderò tutta la vita una cosa del genere”. Quella fu una delle scintille che pian piano scatenò l’incendio. Fatta apposta per suscitare interesse, lei così bella e così brava e così anticonvenzionale, fu mitragliata dai paparazzi e dalle insinuazioni. Oggi è la regola e quasi tutti gli artisti sono obbligati, magari a fatica, a farsi gli anticorpi. Allora no. E quindi la Mina peccatrice, la Mina sovrappeso, la Mina diva e la Mina odiosa con i colleghi iniziarono ben presto a coprire l’unica vera Mina, ossia quella brava e “solitaria” […] Intanto lei era passata dal rock’n’roll urlato alla canzone d’autore prima di arrivare al jazz e al soul» (Giordano) • «Dopo la nascita di Paciughino, Mina ritorna alla Bussola delle Focette e il pubblico della Versilia non lascia un biglietto invenduto. Il successo nonostante tutto suggella Mina come icona della emancipazione. Lei è una pietra miliare dell’evoluzione del costume italico. La gente sta dalla sua parte. Racconterà: “Mai vista una serie così di regali da tutta Italia, di lettere. ‘Stai tranquilla’, per la strada mi dicevano ‘Non ti devi preoccupare’”. Ma la storia con Pani dura poco. Entra in crisi dopo la nascita di Massimiliano: lei è un siluro lanciato verso il successo, concerti, televisione, spettacoli. I due si vedono poco e nella vita di lei compare un altro uomo, Augusto Martelli, suo arrangiatore e compagno con il quale visse fino agli inizi degli anni Settanta. Il loro matrimonio viene più volte annunciato dai giornali, si parla di loro nelle rubriche dei pettegolezzi, ma non sarà mai celebrato. Perché nella vita sentimentale della cantante sbucherà all’improvviso un giornalista romano di 29 anni, Virgilio Crocco, che il 6 febbraio 1970 accompagna un collega amico di Mina ad ascoltare un concerto a Terni. In camerino è vero colpo di fulmine, ancora più inaspettato perché la diva odia i giornalisti. Quindici giorni dopo i due si sposano, a Trevignano, sul lago di Bracciano. Raccontano le cronache: “Mina con dei capelli rossi e occhialoni gialli, porta dei pantaloni svasati cammello, golf girocollo, cappotto lungo beige con cintura, stivali gialli. Virgilio con i capelli spettinati è senza giacca, camicia rosa, cravatta blu, pullover beige e pantaloni neri. Come testimoni il ginecologo di Mina, dottor Umberto Mileti, l’autista-segretario Sergio Palmieri con la moglie e il professor Gabriele Murceu, amico dello sposo. Una bottiglia di spumante, la lettura degli articoli del Codice e il sindaco, il ragionier Antonio Luciani, li proclama marito e moglie”. C’è tutta l’Italia degli anni Settanta in questo racconto e c’è tutta Mina, la donna che canta di donne illuse e fragili e abbandonate. Tutto il contrario di come è lei. Anche il matrimonio con Crocco è una cometa, dura pochi mesi, il tempo sufficiente però a produrre un’altra creatura. Benedetta nasce l’11 novembre 1971 alla Mangiagalli di Milano, all’ottavo mese con parto cesareo. Mina è sola quella notte, Crocco si è già inabissato e morirà due anni dopo investito da un pirata della strada in America» (Caterina Soffici, Il Riformista, 22/3/2010) • «Impossibile […] dimenticare la storica esibizione di Mina e Battisti del 23 aprile del 1972 a Teatro 10, quanto tutta l’Italia si trovò davanti al televisore in bianco e nero per ammirare, una dopo l’altra, le esecuzioni stellari di Insieme, Mi ritorni in mente, Il tempo di morire, E penso a te, Io e te da soli, Eppur mi son scordato di te e Emozioni. Poco meno di nove minuti complessivi, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della televisione e della musica italiana, rivelando due artisti in stato di grazia. Curioso come due interpreti così intensi, giovani e comunicativi, da lì a poco si sarebbero ritirati entrambi a vita privata» (Antonucci) • «Il fatto è che io non mi sono mai abituata a cantare in pubblico, ho paura di tutto, di dimenticare le parole, di inciampare e cadere come un sacco, ho paura che mi sparino, come in Nashville, come in Quinto potere. Ho sempre pensato a questa cosa, che mentre canto qualcuno mi ammazza, è una sensazione schifosa» (a Natalia Aspesi, 1978) • Nell’agosto del 1978, sotto il tendone di Bussoladomani, sul lungomare del Lido di Camaiore, ci sono seimila spettatori: «Era un pubblico elegantissimo, luccicante di gioielli, già infatuato della magrezza irrealistica e autocondannato ad abbronzature sinistre e foriere di irrimediabili rughe invernali, se non dell’eterna adolescenza come oggi. E passò un brivido di rimorso e sperdimento quando apparve lei, Mina, che da sei anni non aveva più cantato in pubblico e da quattro non si era più vista in televisione: era bellissima, grande, maestosa, splendente nella carnagione di perla intoccata dal sole, il corpo opulento nascosto dentro un lungo e ampio abito nero, e il suo chiarore, la sua carnalità, erano come un rimprovero a quella platea di donne, e di uomini, penalizzati dalle diete e dalla gara a chi era più marrone. In quell’estate in cui, come ogni estate, si accavallavano desideri d’amore eterno e d’avventura balneare, spesso irrealizzati o venuti male, lei cominciò a cantare non l’amore eterno e neppure l’avventura balneare, ma, canzone per canzone, il vibrare della passione, la violenza del piacere, le ferite dell’abbandono, il vuoto della fine. Con L’importante è finire, con Ricominciare, che senso ha, con Io ti chiedo ancora, il tuo corpo ancora, si donava a quel pubblico estasiato e forse immeritevole, con tutta la violenza del corpo, scuotendo i rossi capelli madidi di sudore, furente d’amore e deliquio erotico. Per l’ultima volta. Lo sapeva, non lo sapeva? Dopo lo spettacolo si eclissò in un baleno, senza concedere bis, come se la sua apparizione fosse stata solo un miraggio» (Aspesi).
Invisibile Pochi giorni dopo la sua sparizione, fu sorpresa a mangiare otto cotolette di fila • «Per circa venti anni, ciclicamente si sono alternate voci su di un suo possibile ritorno in scena, sempre più rare, sempre meno credibili» (Giordano) • Ogni anno, con geometrica regolarità, pubblica un nuovo disco • «Mandò al Sanremo di Bonolis un video dove la si vedeva cantare il Nessun dorma e le cantanti, incazzatissime, le diedero addosso. Per esempio, Patty Pravo: “Mina è un ectoplasma”, la Zanicchi: “Mina deve smetterla di rompere le scatole”, la Vanoni: “Noi sosteniamo con ostinazione Mina, a tutti i costi, peccato che Mina non c’è. Non essendoci... è troppo facile”. E la Vanoni è una di quelle che le vuole bene sul serio» (Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 25/3/2010) • Nel 2019 sua figlia Benedetta postò sui social una foto in cui la si vedeva di spalle, seduta sul divano davanti alla tivù • «Mina non è mai stata così presente da quando è assente, così invadente da quando è in esilio visivo. Non passa giorno che non si parli di lei […] L’abbandono delle scene, dunque, non è motivato da un ascetico sgomento ma da un calcolo ardito. L’asceta, normalmente, si ritira per mortificare la carne. Mina invece ha preferito annichilire la sua immagine. Ha rinunciato all’onore della visibilità non per punire il Corpo ma per fortificare lo Spirito. Solo così poteva raggiungere la condizione di simulacro, di Voce che può fare a meno del Volto» (Grasso).
Matrimonio Il 10 gennaio 2006 sposò il cardiologo Eugenio Quaini, suo compagno da un quarto di secolo (anche lui cremonese, abita e lavora a Brescia): nozze in gran segreto a Lugano, fu lei a parlarne per prima, ma solo il 2 marzo su Vanity Fair. Come prevede la legge svizzera ora il suo nome è Anna Maria Quaini.
Curiosità È alta 1 metro e 78, come Celentano • Non canticchia sotto la doccia • Tifa Inter, stravede per Valentino Rossi • Federico Fellini la implorò di girare un film con lui, Francis Ford Coppola la voleva nel Padrino, Giorgio Strehler la voleva, al posto di Milva, in Opera da tre soldi • Vive a Lugano dal 1966. A sorpresa, il 6 novembre 1989, la radio svizzera in lingua italiana trasmise Se telefonando al posto dell’annunciata cronaca del parlamento cantonale di Bellinzona per annunciare che le avevano concesso la cittadinanza • È Grande ufficiale della Repubblica • Ha paura del buio e di prendere l’aereo • Dice di essere ormai mezza orba • Ottima cuoca: è arrivata a pesare 130 chili, poi sembra sia dimagrita • Fumava ma ha smesso • Ama leggere, soprattutto libri di fantascienza. Da sempre le piace Topolino • Pokerista incallita • Il soprannome «Tigre di Cremona» le fu dato da Natalia Aspesi • Ha tenuto una rubrica su La Stampa dal 2000 al 2011, poi ha risposto alle lettere su Vanity Fair fino al 2015. A una lettrice tradita, una volta rispose: «Siamo delle povere cose esposte al vento della stronzaggine» • «Mina pianse dopo aver inciso Il cielo in una stanza» (Gino Paoli) • «Com’è il rapporto di sua madre col passato? “Pessimo, nel senso che tende a guardare avanti. E butta via tutto. Ero piccolo, però alcune cose me le ricordo bene. Una volta incise Michelle dei Beatles. Arrivò un telegramma di Paul McCartney che si congratulava con lei, dicendo che era la più bella versione che avesse sentito. Lei lesse il telegramma poi disse: “Oh, ma che carino”, e l´ha buttato nel cestino. Io rimasi sconvolto, ma lei è fatta così. Ha sempre buttato via tutto”» (Massimiliano Pani) • «’Sto fatto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna mi sembra una gran cretinata. È la solita storia che puzza di mancia, di gratifica natalizia, di carità, di “bel gesto” nei confronti di noi donne, esseri inferiori. Io mi sono rotta leggermente le palle. E dietro una grande donna c’è sempre chi o che cosa? Solo se stessa, temo».
Titoli di coda Una storiella di Ornella Vanoni: «In Paradiso chiedo a San Pietro di stare su una nuvoletta lontana da Mina, quando sento le note: “Brava! Brava! Sono tanto brava!” Il santo mi dice che non è Mina, ma il Padreterno che la imita».