Anteprima, 18 marzo 2020
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Biografia di Eduard Limonov
Eduard Limonov (1949-2020). Scrittore e politico russo. «Personalità sovversiva e policentrica, resa nota al pubblico occidentale dalla biografia Limonov, di Emmanuel Carrère, che ha contribuito alla costruzione del suo mito» (Treccani). «È stato teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell’immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio» (Emmanuel Carrère, Limonov, Adelphi, 2012). «Io mi chiamo Savenko. Limonov è un nome d’arte e di battaglia». Era nato nella città industriale di Dzeržinsk ed era cresciuto in Ucraina. Ebbe una giovinezza avventurosa e travagliata, formandosi culturalmente negli anni Sessanta e Settanta prima a Mosca e poi a New York, dove diventò un poeta emergente apprezzato soprattutto nella sottocultura di sinistra. «Sono gli anni del punk e Limonov li vive con partecipazione e intensità: significano scoperta dell’estremo, luoghi sordidi e pessime frequentazioni, alienazione ed estraneità, disillusione. L’arma di difesa è la parola. Scrive molto: il suo primo romanzo, Sono io, Ediãka – storie di bisessualità, marginalità – è uno shock per l’ambiente letterario russo ma ha successo. Ed è tradotto anche in italiano, seppure dal francese, con l’azzardato titolo Il poeta russo preferisce i grandi negri. Dal tradimento americano comincia il suo percorso di riavvicinamento all’Europa e alla Russia» [Pipino, Foglio]. Visse poi a Parigi, dove diventò un prolifico editorialista. «Scrive quasi un libro all’anno, tra cui il bellissimo L’adolescente Savenko, romanzo autobiografico di formazione ambientato nella provincia sovietica […] Si guadagna da vivere collaborando con il giornale L’idiot international, accanto a rompiscatole di talento come Jean-Edern Hallier e Michel Houellebecq» [Boffa, Foglio]. «Lavorò nel quotidiano comunista L’Humanité e nel nazionalista Le Choc du mois, simpatizzando con gli estremisti di destra» [Treccani]. Divenne cittadino francese e conobbe l’ambiente degli scrittori, frequentando Jean-Edern Hallier e Gabriel Matzneff. «Carrère l’ho conosciuto negli anni ’80 perché aveva recensito un mio libro. Io ero un delinquente e i francesi amano molto i delinquenti». «Si cominciava a bere vodka alle dieci del mattino e si finiva all’alba del giorno dopo. […] Nella vita, pensava Eduard, bisogna avere un gruppo, e a Parigi non ce n’era uno più vivace» (Carrère). Negli anni Novanta tornò in Russia e fondò il giornale Limonka (Granata) e il controverso Partito Nazional Bolscevico, di orientamento nazionalista e spesso accusato di derive neofasciste. A questo periodo risale anche l’adesione alla causa nazionalista serba e il sostegno all’ex presidente Radovan Karadžić, che gli attirò moltissime e durature critiche. Oppositore del presidente russo Vladimir Putin, fu imprigionato più volte per terrorismo e per manifestazioni non autorizzate. Il suo ultimo romanzo, Zona industriale, era uscito nel 2018.