12 marzo 2020
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Biografia di Carlo Conti
Carlo Conti, nato a Firenze il 13 marzo 1961 (59 anni). Presentatore televisivo • «Diploma in ragioneria, ex bancario dall’81 all’86 (“ma il posto fisso non faceva per me”), la mamma sempre come consigliera e punto di riferimento» (Ranieri Polese) • Sempre vestito di scuro, camicia bianca senza cravatta, «vive nel culto del basso profilo (“è low profile naturale: niente di studiato”), la sua carriera in Rai è stata tutta all’insegna dell’understatement, per i suoi detrattori il suo successo è equiparabile ai misteri di Fatima» (Leandro Palestini, la Repubblica, 10/1/2010) • «Conti è un impiegato della conduzione, timbra il cartellino, si fa la lampada. Ma il carisma è altra cosa» (Aldo Grasso, Corriere della Sera, 20/12/2009) • Ha condotto, tra le altre cose: tre edizioni del festival di Sanremo (2015, 2016, 2017), svariate edizioni di Miss Italia, dodici stagioni de L’Eredità (2006-2018), dieci edizioni de I raccomandati (2003-2008), nove edizioni del Tale e Quale Show (2012-2019), otto de I migliori anni (2008-2017), tre de La Corrida (dal 2018 al 2020) e due dello Zecchino d’Oro (2017 e 2019) • «Sono un artigiano, curo i particolari, mi applico pure al logo delle trasmissioni» (a Palestini) • «Non mi arrabbio mai, non urlo e vedo il bicchiere mezzo pieno» • «Le foto paparazzate più hard lo ritraggono al supermercato che fa la spesa. Unico eccesso: l’abbronzatura » (Silvia Fumarola, la Repubblica, 12/2/2015) • «È vero che da bambino giocava al presentatore con il mestolo come microfono? “Introducevo mio cugino che sapeva la poesia di Natale a memoria. Io la poesia non la sapevo”. Una metafora? “Certo. Il mio mestiere, conduttore più che presentatore, è lanciare gli altri. Saper stare un passo indietro e valorizzare la merce. Il protagonista non sei tu; risplendi della luce altrui, se sai diventare un regista in onda, dettare i tempi, cambiare la scaletta: accorciare un numero che non funziona, saltarne un altro, allungarne un altro ancora. Come un centrocampista che non tira in porta, ma fa girare la palla”» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 13/1/2018).
Titoli di testa «Voglio sfatare un mito: non è che Carlo faccia molte lampade. Lui è come una lente fotocromatica, sai quegli occhiali che appena li metti al sole si scuriscono?» (Giorgio Panariello).
Vita «Qual è il suo primo ricordo? “Vorrei fosse il mio babbo; ma morì quando avevo 18 mesi, e proprio non me lo ricordo” […] Sua mamma come reagì? “Mi fece da madre ma soprattutto da padre. Non aveva una lira: aveva speso tutto in cure sperimentali, inutili. Avrebbe potuto gettarsi dalla finestra con me in braccio”. Invece? “Tornata a casa dal funerale, trovò nella cassetta della posta 500 lire. Si convinse che le avesse messe santa Rita. Trovò nella fede la forza di continuare” […] “Sa quando mi sono accorto per la prima volta di essere senza padre?” Quando? “Era il 1983, avevo 22 anni, e stavo giocando a tennis con il mio migliore amico: Leonardo Pieraccioni. Arrivò il suo babbo, si mise dietro di lui e cominciò a incoraggiarlo: batti meglio, forza il dritto. Venni a rete a raccogliere una pallina, mi voltai indietro, e compresi che io una figura così non l’avevo” […] Che mestiere faceva sua mamma? “Durante la guerra aveva preso un diploma da ostetrica. Portava me a dormire dalla zia e andava a fare assistenza notturna in ospedale. La zia stava a San Frediano, il quartiere popolare di Firenze, oltre l’Arno: ricordo l’alluvione del ‘66, l’odore di fango e cherosene. Per arrotondare mamma faceva la donna di servizio. La famiglia che l’aveva assunta andava in vacanza a Castiglioncello e a San Martino di Castrozza, e portavano pure me” […] Come si chiamava? “Lolette. Il nonno, livornese come Mascagni e suo grande amico, era andato con lui a vedere un’operetta: la protagonista si chiamava Colette. Tornò a casa e disse alla nonna che aveva trovato il nome per la prossima figlia. L’impiegato dell’anagrafe sbagliò a trascrivere, la C divenne L”. Non si è mai risposata? “Mai. Aveva dedicato la sua vita a me. A volte penso che se fosse stato il mio babbo a crescermi sarei un uomo diverso. Non mi sono mai sentito sfortunato. Mamma mi ha trasmesso la leggerezza e l’amore per la vita, oltre all’attenzione per chi aveva meno di noi”» (Cazzullo) • «Non potrei essere cattivo, non mi riesce» • «Anche da bambino, mai fatto a botte. Per me non esiste motivo per litigare, ci si può confrontare» • «Mi chiamavano “l’omino tranquillo” quando ero piccolo perché potevo stare ore in un angolino a giocare da solo» (ad Azzurra Della Penna, Chi 20/11/2013) • «Da bambino poi ero ancora più nero: passavo ore a pescare con la lenza che mi aveva regalato il nonno. Un giorno chiesero a mia madre se ero stato adottato. Mi offesi: “Sono fiorentino purosangue!”. Pensare che mamma sognava una bambina bionda dagli occhi azzurri» (Cazzullo) • Sua madre, se necessario, sa anche essere dura: «Un giorno trovai un pacchetto di Muratti Ambassador sul frigo. Mi disse: “Prima che lo facciano gli amici, ho pensato di farti provare io”. Mentre accendevo, aggiunse: “Sappi però che il tuo babbo con il fumo c’è morto”. Cominciai a tossire. È stata la prima e ultima sigaretta della vita”» (ibidem) • Sono gli anni delle radio libere e Carlo ci si appassiona: «Mi trovavo con amici che andavano all’istituto tecnico commerciale che avevano costruito un trasmettitorino. Poi un giorno mi presentai a una delle prime radio private, chiedendo se avessero bisogno di un disc jokey. Loro mi dissero: “Sì, ma non solo al microfono, anche in regia. E non paghiamo”. E io: “Va bene lo stesso!”» (Alice Corti, Oggi, 10/8/2016) • «È vero che il suo modello erano Arbore e Boncompagni? “A scuola ascoltavo Alto gradimento di nascosto nell’ultima ora, con l’orecchio poggiato sul transistor arancione”» (Cazzullo) • Comincia così, come tutti quelli della sua generazione: Amadeus a Verona, Gerry Scotti a Milano, Fiorello in Sicilia • D’inverno poi fa il dj in discoteca, d’estate in piazza • «Si ripagava la benzina? “Mi ripagavo la benzina e non solo, i primi guadagni mi permettevano anche di comprarmi dei jeans nuovi e non indossare sempre quelli di mio cugino (ride, ndr)» • Durante uno di questi eventi conosce il suo amico Leonardo. «Conducevo Un ciak per un artista domani. Il concorrente prima di Pieraccioni era andato male. Gli dissi: ‘Hai un minuto per farci ridere’” E lui? “Imitò Grillo che attaccava i socialisti. Il pubblico rise. Anche Leonardo è figlio unico: siamo l’uno per l’altro il fratello che non abbiamo avuto”» (Cazzullo) • Pieraccioni: «Lui veniva a prendermi con la Renault 5 a casa, in via della Mattonaia 27. I miei si affacciavano alla finestra: si andava a far le serate in discoteca, volevano sapere chi fosse. La nostra è nata proprio come un’amicizia: poi, d’inciampo, si è fatto delle cose di lavoro insieme» • «L’obiettivo della mia mamma era quello di darmi il diploma e io fino a quel punto... Ho preso il diploma di ragioneria. E non solo, per un po’ di anni ho lavorato in banca, ecco, non si può immaginare la felicità della mia mamma quando vinsi questo concorso» (alla Della Penna) • Un mattino però, mentre sta andando in ufficio in automobile, finisce imbottigliato in un ingorgo. Si rende conto che non vuole più passare otto ore al giorno a fare un lavoro che non gli piace • «Entrai e dissi al direttore che mi licenziavo. A quel punto il problema era dirlo a mamma» (a Cazzullo) • «Beh, la mamma dopo un primo sbandamento mi disse: “Vabbè, Carlo, la vita è la tua: se credi in quello che fai e in te stesso, fallo, non sarò certo io a dirti di no”. Una grande persona...» (alla Della Penna) • «È il cuore che ti fa saltare l’ostacolo, la passione per il mestiere che non ti fa sentire la stanchezza e che addolcisce le delusioni. È la gavetta, è la radio quando dall’altra parte c’era poca gente ma la facevo come se mi stesse ascoltando il mondo intero. Il momento migliore è quando riesci a trasformare la tua passione in un lavoro. Una fortuna unica”» (Giuseppe Candela, Il Fatto Quotidiano, 20/3/2019) • Conti inizia la gavetta. Fa la Vela d’Oro di Riva del Garda e le finali regionali di Miss Italia. Nell’86, a Vibo Valenzia per Vibo Star, conosce Giorgio Panariello, toscano come lui. «La prima cosa che avete pensato l’uno dell’altro? Panariello (emozionato, quasi commosso, ndr): “Carlo mi ha dato subito l’impressione di un padre”. Conti: “Padre Ralph”. Panariello: “Sta bono, non te l’ho mai detta, questa cosa. Io ero partito come imitatore, ma, in quella categoria lì, non ero tra i migliori. C’era la parte di Renato Zero che mi distingueva dalla massa, ma le altre cose erano nella media. Con lui mi sono aperto, gli ho confidato di avere dei personaggi, chiusi nel cassetto, e di non sapere se fossero buoni o no. Glieli feci e lui mi ordinò: ‘Tirali fuori!’. Mario il bagnino è nato allora» (Alessandro Penna, Oggi, 30/3/2016) • Panariello fa l’elettricista sulle navi, Pieraccioni il magazziniere in un’azienda che produce fibre ottiche. Insieme formano un trio inseparabile • «Io sono figlio unico e ho avuto la percezione immediata di aver trovato dei fratelli» • «Ricordo che un’estate si faceva Aria Fresca alla Bussola, in Versilia. Una domenica di settembre io e Giorgio andammo in spiaggia. Arrivò un vu cumprà, mi guardò e disse: “Sei più nero tu di me!”» • «Senta, i pantaloni a zampa lei li portava? “I panta sì, il borsello, no, Giorgio, invece, entrambi, sì, ma ancora oggi lui cavalca la moda, io e Leonardo siamo più classici. Ci fa sorridere pensare come eravamo, a un certo punto racconto del gioco della bottiglia e di come sia stata una delle trasgressioni massime della mia generazione”» (Della Penna) • «A quei tempi, chi cuccava di più? Pieraccioni: “Carlo, perché dava più sicurezza” […] Panariello: “Che poi, diciamolo: questo mestiere lo abbiamo scelto per quello...”» (Penna) • «Com’è stata la gavetta? “Meravigliosa. A Grosseto c’era poca gente, pensammo: almeno si trova il parcheggio. Ci multarono, pagammo più dell’incasso. A Massa Marittima facemmo lo spettacolo per sette persone. La sera dopo a Montale, provincia di Pistoia, ce n’era settemila”. Come mai? “A Massa si pagava, a Montale no. A Rivalta sul Mincio, vicino a Mantova, mi trovai in un’enorme pista di pattinaggio, con 50 spettatori appoggiati alla balaustra. Un bambino si staccò e venne sotto il palco: feci tutto lo spettacolo per lui. Tra i 50 c’era un consigliere d’amministrazione della Rai che mi segnalò alla tv dei ragazzi”» (Cazzullo) • «Era un momento in cui non sapevo cosa volesse dire essere babbo, eppure mi sono anche divertito a fare Zitti tutti, parlano loro, in cui tre bambini si esprimevano su ogni argomento, dall’amore a Dio, dai soldi alle banche» (alla Corti) • «Non ha mai sgomitato ma è andato dritto per la sua strada, dalle radio ai locali in Versilia, dai cabaret alla tv: trent’anni di Rai da Discoring a decine di show» (Silvia Fumarola, la Repubblica, 12/2/2015) • «Dietro la mia tv normale c’è tanta fatica. Un lavoro da impiegato? Forse lavoro più di un impiegato. Spesso entro negli studi Dear alle 10 del mattino e, tra registrazioni e telepromozioni, esco a mezzanotte [...] Per passare a Canale 5 mi offrirono dieci volte più di quanto mi pagava la Rai: nell’assegno c’era uno zero in più. Era l’epoca di In bocca al lupo, dissi no con l’approvazione di mamma [...]”» (Palestini) • «Incarnando l’uomo medio nazionale, Conti con l’Eredità incanta ogni giorno oltre cinque milioni di fan, semina i competitori Gerry Scotti (Chi vuol essere milionario?) e Amadeus (Uno contro cento), nello sprint finale della Ghigliottina supera i sette milioni di audience e fa da grande traino al Tg1 con medie del 35 per cento di share. Non basta: il soldato Conti va nella trincea della prima serata con I Fuoriclasse e cattura il 20 per cento dell’audience (sfidando Il capo dei capi e Distretto di polizia); a San Silvestro per Raiuno ha sfidato il gelo di Rimini con cappottone siberiano (“mi scuso, ma c’erano zero gradi e avevo il raffreddore”) a mezzanotte ha brindato al 2008 con 12 milioni di italiani» • «Cosa ha pensato quando per la prima volta è salito sul palco dell’Ariston? “La prima sera che sono salito sul palco mi sono emozionato, avevo scelto come sigla iniziale Fanfare for the common man, la fanfara dell’uomo comune. Io che da uomo comune non avrei mai immaginato di essere lì. Io che da ragazzino avevo iniziato con la radio ero arrivato a condurre Sanremo. In quel momento e con quella musica un brivido c’è stato”» (Candela) • Dice di essersi commosso quando sul palco sono saliti anche Panariello e Pieraccioni • «Sono fortunato perché ho realizzato il mio sogno, non posso lamentarmi di niente: sarei un ingrato» (alla Fumarola).
Donne «Ho pochi capelli, il naso grosso, ho fatto per sette anni il ragioniere in banca: per ricordare le donne della mia vita bastano le dita di una mano» • Paragona i maschi ai dadi «che hanno sei facce» e le donne ai diamanti: «a seconda dalla prospettiva da cui le guardi, cambiano sfaccettattura» • Gli piacciono le brune. È stato assieme a Luana Colussi, conduttrice televisiva, quattro anni meno di lui, ex di Fiorello. Poi con Roberta Morise, 25 anni meno di lui, una delle vallette dell’Eredità, che gli ricordava Halle Berry, sua attrice preferita: «Di Roberta preferirei non parlare perché è ancora storia recente, anche se ho letto delle dichiarazioni gentili sul nostro rapporto. In quanto a mia moglie, io e Francesca ci siamo lasciati e presi. Poi ancora lasciati, e per fortuna quando ci siamo rincontrati ho capito che lei era la donna della mia vita» • Lei faceva la costumista di Domenica In. Sposati dal 2012 • «Il giorno del matrimonio è stato atipico, io sono arrivato su una 500 d’epoca e dopo il “sì”, con quella siamo ripartiti» • «Tutti pensavano fossi una specie di Alberto Sordi».
Figli Matteo (n. 2014) • «Se aspettavo ancora un po’ gli facevo da nonno a ‘sto bimbo. Però, va bene, l’importante è che ogni cosa arrivi al momento giusto. Nel lavoro e nella vita io non rincorro mai le cose» • «Matteo si chiama così perché vuol dire dono di Dio, lo considero un dono di Dio. È stato lo spettacolo più bello che abbia mai fatto».
Politica «Preferisco non attribuirmi un colore. Sono un giullare tv: tutti devono guardarmi nello stesso modo, vedersi riflessi nella mia normalità» (a Cazzullo).
Curiosità È cavaliere del lavoro • Nel 2011 gli è stato dedicato un asteroide: il 78535 Carloconti, scoperto nel 2002 • Tifa Fiorentina • Dice di essere «un tipo tranquillo, tradizionalista, piuttosto abitudinario. Anche nel sesso. Pesci, ascendente Bilancia […] Mi assicura il mio amico Paolo Fox che è la quintessenza dell’equilibrio» • Preferisce il mare alla montagna • La domenica sera, quando sono entrambi a Firenze, va a mangiare pesce al ristorante Vittoria • Non è tecnologico • «Lei crede? “Profondamente”. Come immagina l’aldilà? “Un posto in cui chi si è comportato bene può aiutare le persone rimaste sulla terra” Lei pensa di essere aiutato? “Certo. Dal mio babbo e ora anche da mamma, che mi ha lasciato dopo quarant’anni di vita insieme. Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza di loro”» (Cazzullo) • «Ha mai pensato a come sarebbe stata la sua vita se non avesse trovato il coraggio per [licenziarsi dalla banca, ndr]?
“Noooo, non potevo non trovarlo. Anche solo per un motivo: tutte le mattine, per andare in banca, avevo un percorso obbligato: dovevo passare da piazza della Libertà”» (Maffioletti).
Titoli di coda «La cosa che dicono di me pensando che possa essere negativa è che sono normale. Ma non ci vedo niente di negativo, anzi. Forse essere normale significa essere diversi dalla follia generale che ci circonda».