9 marzo 2020
Tags : Ennio Calabria
Biografia di Ennio Calabria
Ennio Calabria, nato a Tripoli il 7 marzo 1937 (83 anni). Pittore • «Vive e lavora a Roma dove si è affermato a partire dal 1958. Formatosi attraverso lo studio dei grandi maestri di ogni tempo, è andato ricercando le motivazioni della propria attività artistica in una linea di impegno ideologico marxista» (Treccani) • «Un artista con sessant’anni di pittura alle spalle» (Donatella Giordano, Artribune, 24/1/2019) • «Un maestro della pittura che ha traghettato (cambiandolo continuamente) il figurativismo da un secolo all’altro» (Paolo Andruccioli, Rassegna sindacale, giornale della Cgil, 23/11/2018) • «Personaggio dalle molte sfaccettature, Calabria nasce in Libia (1937), come Mario Schifano (in Africa sono nati anche Filippo Tommaso Marinetti e Giuseppe Ungaretti, entrambi ad Alessandria d’Egitto). Dopo il precoce esordio, a ventun anni, alla Galleria La Feluca, nel 1958, Calabria dispiega la sua attività pittorica attraverso la partecipazione a prestigiose rassegne internazionali (Quadriennale di Roma, Biennale di Venezia) e la realizzazione di importanti mostre pubbliche (Rotonda della Besana a Milano, Castel Sant’Angelo a Roma, per fare qualche esempio). Contemporaneamente, mosso da una profonda sensibilità sociale, è protagonista di molte iniziative sindacali e culturali» (Sebastiano Grasso, Corriere della Sera, 7/1/2019) • «Io sono un pittore sociale che parte dalla realtà per cogliere quei dinamismi che sono celati, perciò considero l’arte uno strumento per dire e non per raccontare» (a Lorenzo Madaro, la Repubblica, 21/11/2018).
Titoli di testa «Non ho mai dipinto un paesaggio, un fiore, una natura morta, se non come brani di una composizione pittorica più ampia. Ho dipinto sempre la figura umana come prigione iconica che custodisce le più grandi imprevedibili libertà».
Vita Suo padre, Alberto, originario del Cilento, è un militare. Sua madre viene da una famiglia borghese siciliana. Si sono conosciuti in Libia, dove i parenti di lei hanno delle cartolerie • «Lasciai Tripoli a tre anni, nel 1940, e quell’immensa acqua alle spalle è diventato quasi un segno psichico della mia pittura. A noi italiani di Libia non ci fanno tornare, questo è vero. Ci considerano ancora fascisti, ex colonialisti. Ma loro non sanno che conservo in un cassetto il telegramma dello Stato Maggiore Fascista che revocava lo stipendio di mio padre Alberto, perché s’era rifiutato di aderire a Salò» (a Fabrizio Caccia, Corriere della Sera, 1/9/2010) • Durante la guerra Alberto Calabria muore e la famiglia si rifugia a Roma. Sono una classica famiglia meridionale: Ennio cresce con la mamma, lo zio, il nonno e la nonna • Fin da bambino vuole dipingere • «A otto anni e mezzo andavo al giardino zoologico e ritraevo una tigre da mattina a sera. Si chiamava Stellina» (a Madara) • «Una volta soddisfatto del lavoro, il piccolo Calabria aveva posizionato il cartone davanti alle gabbie degli altri animali, per vedere l’effetto che il suo disegno suscitava. Erano reazioni inaspettate: dalle pantere nere alle giraffe, ai leoni, tutti gli animali si allertavano alla vista della tigre disegnata» (Francesca Gentili, Patria indipendente, giornale dell’Anpi, 24/1/2019) • Tornato a casa, mette il cartonato in camera da letto. Solo così, lui che ha paura del buio, riesce a dormire tranquillo • «Grazie all’arte riesce a esorcizzare i suoi fantasmi e le sue paure. Per lui dipingere è stata una necessità» • «Ho sempre pensato che la pittura sia una necessità profonda nell’evoluzione individuale di chi dipinge, e che debba entrare in rapporto con i processi anche inconsapevoli di chi guarda, questa è la caratteristica che la rende del tutto diversa da qualsiasi disciplina» • Nel 1955 prende la maturità artistica. Poi frequenta la Scuola libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti di Roma anche se, ai suoi parenti, specie al nonno e allo zio, la cosa non va a genio: «Così non ti ci paghi la minestra» • «La sua prima personale alla galleria “La Feluca” di Roma si svolge nel 1958, anno in cui è immediatamente individuato dalla critica d’arte fra i pittori più significativi della generazione emersa tra il 1950 e il 1960» (dal suo sito) • Ha successo subito. Conosce l’ambiente intellettuale romano. «Nel 1961 fonda, con altri artisti e critici, il gruppo Il pro e il contro, punto di riferimento della figurazione in Italia, in un periodo in cui il mondo dell’arte europeo sente fortemente l’egemonia dell’informale» (V. A., Corriere della Sera, 3/5/2009) • Conosce la dirigenza del Pci. «C’era un amore per la politica, perché questa aveva necessità di entrare in relazione con la cultura della società. Il rapporto con la politica era un rapporto con se stessi. Era anche un rapporto con la nostra diversità, con il nostro riconoscersi in alcuni ideali, motivo per cui mi sono avvicinato al Partito comunista, lavorando anche al Sindacato artistico» (alla Gentili) • Quando devono ristrutturare lo scantinato di una casa popolare di Pietralata, in via Silvano 15, per farne una casa del popolo, lui dipinge una parete. Realizza un Funerale di Togliatti sette anni prima di quello di Renato Guttuso • «Quando lei esordisce Guttuso aveva un ruolo imperante a Roma e il dibattito tra figurazione e astrazione era molto acceso. “Guttuso era un grande artista, oggettivamente. All’inizio eravamo molto vicini, poi da parte sua c’è stata una scomunica: nel 1964 alla Biennale di Venezia, anno del celebre esordio della Pop Art in Europa, davanti alla mia parete esclamò: ‘Come ho potuto credere anche un solo istante in questo artista?’”. Ha pagato la sua adesione ideologica? “A me interessavano gli ultimi e ho sempre assunto una linea coerente. Sì, ho pagato un costo alto per la mia adesione politica. Ma d’altronde a me i salotti romani non sono mai piaciuti”» (a Madaro) • «In Calabria convivono due anime apparentemente contrapposte: una popolare, istintiva, facilmente “godibile”; l’altra, sottile e complessa, che suggerisce messaggi elaborati, talvolta persino un po’ troppo sofisticati» (Grasso) • Alterna opere intimiste a opere più impegnate, in cui denuncia consumismo e omologazione di massa: «Traghetti accecanti di metalliche carrozzerie d’auto, spiagge rigurgitanti di radioline tascabili, turisti abbrustoliti al sole, tetti brulicanti di antenne televisive. E mai un libro. Eppure, in questa affollata marea di modernità, Calabria sapeva trovare la luce della poesia» (Giuseppe Di Stefano, Corriere della Sera, 15/7/2009) • Negli anni Duemila realizza moltissimi ritratti: dipinge, tra gli altri, Isaac Newton, Ahmadinejad, Borges, Calvino, Marcel Proust, Elton John, suo padre e, per ventidue volte, Giovanni Paolo II • «Il tema fondamentale di questi tempi, per Calabria, è la nuova trasformazione che ha accelerato moltissimo gli scambi umani e sociali, tramite WhatsApp o i social network in generale. L’artista pone un interrogativo: come cambia tutto questo l’identità della specie umana? Da qui nascono i mutanti, uomini o donne che stanno cambiando”» (il curatore di una sua mostra alla Giordano) • «Ormai è come se avessimo dentro di noi un archivista misterioso, occulto, di cui non conosciamo la metodologia archivistica ma che di sicuro disfunzionalizza dal tempo di origine non solo la cultura ma i fenomeni in generale e li usa come un nuovo carburante della personalità. Ecco, ora si passa dalla locuzione cogito ergo sum (che significa letteralmente penso dunque sono) al sum ergo cogito. In poche parole, è la vita che determina il pensiero e non più il pensiero che illustra, codifica la vita. In sostanza: io sono il pensiero. Il mio pensiero non media più tra informazioni esterne, ma io sono come un ventriloquo che usa l’aria interna per parlare all’esterno» • «Stiamo vivendo un’epoca spaventosa da un lato, dall’altro bisogna sempre cercare il vagito dietro la maschera di morte» • «Superati gli ottant’anni, che programmi ha per il futuro? “Continuare a fare ciò che ho sempre fatto nella mia vita, dipingere, osservando la realtà, con un approccio critico e consapevole”» (Madaro).
Vita privata Ha una compagna. Non ha mai avuto figli.
Curiosità «Ho sempre amato molto Goya, Cézanne e Picasso» (a Madaro) • È stato iscritto al Partito comunista fino al suo scioglimento • Ora ha un’associazione culturale che si chiama In Tempo • Dopo il suo successo come pittore, anche sua madre si mise a dipingere • Guglielmo Epifani ha la casa tappezzata di quadri suoi • Walter Veltroni, da sindaco, regalò una delle sue opere a papa Wojtyla • È molto curioso • Gli piace scrivere le sue riflessioni • Lavora di notte, è un nottambulo da sempre. Dice che la notte si concentra meglio • Ha il suo atelier in una ex stalla a Roma in via della Palmarola 71, nel municipio XVI, quasi ai margini della città • Fumava il sigaro, ma ha smesso • Oggi nella casa del popolo di Pietralata c’è un circolo Arci.
Titoli di coda «La pittura capisce prima di me».