3 marzo 2020
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Biografia di James Ellroy
James Ellroy, nato a Los Angeles il 4 marzo 1948 (72 anni). Scrittore • «Autore di noir, è considerato uno tra i più singolari e imprevedibili autori americani contemporanei» (Treccani) • «Sono un cane pazzo» • «Sono un americano religioso, eterosessuale di destra, sembra quasi che sia nato in un’altra epoca. Sono un cristiano nazionalista, militarista e capitalista» (a Matthew Caron, Vice, 26/9/2010) • «Per Ellroy ogni definizione sarebbe riduttiva, anche se è certo corretto definirlo erede dei grandi giallisti americani: da Raymond Chandler, a Dashiell Hammett, Rex Stout, Ross Macdonald. Autori che inquadravano un delitto, e poi attivavano il loro detective, rispettivamente Marlowe, Speede, Wolfe, Harper. Ma la vicenda era singola spesso narrata in prima persona. Alla fine la soluzione arrivava, liberatoria. Nelle sue storie Ellroy non libera proprio niente, anzi crea interrogativi carichi di angoscia. E poi la vicenda: che spesso è un sincretismo di cronaca nera, processuale, misteri mai risolti, vite private tragiche» (Pino Farinotti, Libero, 10/10/2017) • «È autore della Tetralogia di Los Angeles con i titoli La Dalia Nera, Il Grande Nulla, L.A. Confidential, White Jazz e di altri venti romanzi. Due dei suoi libri portati sul grande schermo (La Dalia Nera, da Brian De Palma, e L. A. Confidential, da Curtis Hanson), fanno ora parte di quell’olimpo del cinema di settore che lo ha entusiasmato da giovane» (Flavio Pompetti, Il Messaggero, 19/5/2015) • «Ambienta la quasi totalità delle sue pagine in California. Ogni tanto sconfina su Miami, Cuba o New York, ma sono solo gitarelle. Los Angeles è il suo territorio. Lì continua a vagare per quelli che ha descritto come i suoi “luoghi oscuri” ovvero i quartieri in cui sua madre è stata trovata uccisa con le mutandine abbassate quando lui era un ragazzino» (Ray Banhoff, Rolling Stones, 27/5/2019) • «Le ossessioni che ho mi calzano alla perfezione. Nella mia vita mi sono concentrato su poche cose e da queste sono riuscito a trarre profitto. Sono molto bravo a trasformare la merda in oro».
Titoli di testa «Lei ha detto di essere il miglior scrittore nel suo campo che sia mai esistito. “Sì, perché è vero”» (Beatrice Borromeo, Il Fatto Quotidiano, 2/2/2010).
Vita «Sono un americano nativo di Los Angeles – Los Angeles, quella fottuta città – e nella vita me la sbrigo come ho imparato a sbrigarmela da me: in stile libero» (ad Antonello Guerrera, la Repubblica, 25/6/2019) • «I miei nonni erano inglesi protestanti. Mio padre, che a tre anni e mezzo mi insegnò a leggere, è morto nel 1965. Era un individuo pigro, menefreghista e indolente, che divorziò ben presto da mia madre. Io non lo rispettavo, anche se era un sognatore gentile e aveva lavorato come contabile di Rita Hayworth. Era uno dei tanti topi che sguazzano nelle fogne ai margini della grassa Hollywood» (ad Alessandra Farkas, La Lettura, 6/7/2014) • «Qui tutti vengono per essere ciò che non sono. Questa è Hollywood, baby, il paese dei sogni. Ogni ragazzo che serve nei bar, che si prostituisce o si fa, è un potenziale attore. Fu cosi per mia madre: aveva vinto un concorso di bellezza, sperava in un provino cinematografico, è stata segata» (Antonella Barina, 15/1/2016) • «Ho sempre vissuto da eremita nella mia immaginazione, dove il confine tra finzione e realtà è labile» (alla Barina) • «Da bambino divoravo libri sul D-Day, il Terzo Reich, Eisenhower. E fino agli 8-9 anni, negli Anni 50, ero convinto che la guerra fosse ancora in corso, perché tutti ne parlavano» • «Quando i miei stavano per separarsi, avevo circa 8 anni, nel nostro appartamento a West Hollywood spesso mi nascondevo in un armadio pieno di vecchie riviste, articoli sulla Seconda guerra mondiale, libri sulla Guerra civile spagnola, e così la passione per la Storia mi è entrata dentro e mi ha incendiato il cervello» (Guerrera) • «Nel 1956 chiedo a mia madre: “Mamma, ma la Seconda guerra mondiale è ancora in corso?” Lei: “No, figliolo, è finita nel 1945”. Ma io non le ho mai creduto. Sentivo che quella guerra era ancora viva, e potentissima, nella coscienza americana» (Guerrera) • «Sono cresciuto ignorato e inquieto. E ho sempre desiderato che la gente mi guardasse» (alla Barina) • La sua è una famiglia complicata. «Sua madre “prese a calci in culo mio padre e lo spedì in una stamberga” e lui giù a infamarla, “tua madre è una troia e un’ubriacona”» (alla Barina) • «Leggere era ciò che amavo di più: mi consentiva di evadere da quell’infanzia di merda» • «In occasione del mio decimo compleanno, nel 1958, mia madre mi obbligò a scegliere tra il vivere con lei o con mio padre. Io scelsi mio padre. Per questo lei mi colpì, e mi fece sbattere la testa su uno spigolo di un tavolo di vetro, facendomi sanguinare e causandomi un taglio profondo. Gli dissi che era un troia e un alcolizzata. Lei mi colpì di nuovo. A quel punto dentro di me mi sono augurato la sua morte» (a Caron) • «La trovarono dei ragazzini» (in I miei luoghi oscuri, 1996) • È domenica 22 giugno 1958, fanno 30 gradi. Alle dieci del mattino nell’ufficio dello sceriffo di Temple City, alla periferia di Los Angeles: un cadavere è stato ritrovato sulla strada accanto a una scuola • «Donna bianca. Pelle chiarissima e capelli rossi. Età approssimativa quarant’anni. Riversa sulla schiena» • Braccio destro piegato all’insù, gambe divaricate, abito blu senza maniche, molto scollato. Ha una calza legata alla caviglia. Le mutandine sono sparite • «L’identificazione della vittima, morta per asfissia da strangolamento mediante due lacci, viene fatta senza fatica: si tratta di Mrs. Jean Ellroy, Hilliker da nubile, infermiera diplomata, divorziata da qualche anno, proprietaria di una Buick bianca e rossa e residente da quattro mesi con il figlio James in un piccolo bungalow situato tra banani e palme. Il bambino ha dieci anni, si trova con il padre per il fine settimana e dovrebbe tornare nel giro di poche ore. I vicini parlano di Jean come di una grande lavoratrice e di una donna perbene, che si faceva i fatti suoi e non beveva […] L’ex marito, Armand, […] racconta che la serata di sabato con il figlio si è svolta regolarmente: James ha sentito la madre al telefono all’uscita dal cinema, lei gli ha detto che avrebbe trovato la cena pronta al suo ritorno domenica sera. Armand rivela agli inquirenti che il divorzio è stato burrascoso visto che l’ex moglie era un’alcolizzata e che il figlio l’aveva più volte sorpresa a letto con degli sconosciuti. Per questo, lui aveva chiesto la custodia del piccolo James» (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 10 agosto 2015) • «Figliolo, tua madre è stata ammazzata» • «Quando gli comunicano la notizia, James “reagisce in modo piuttosto tranquillo”, ma dopo di allora la sua vita non sarà affatto tranquilla. Nella testa del bambino, e poi in quella dell’adolescente, e infine dell’adulto, si radica e matura un’inarrestabile ossessione per il delitto» (Franco Marcoaldi, la Repubblica, 29/7/2003) • James non va al funerale della madre, rimane a casa a guardare la tivù. Va ad abitare con il padre. «Armand si dà da fare con mezzi lavori, è contabile saltuario con orari forsennati e il bambino per lo più resta solo in casa fino a notte fonda, al buio, seduto davanti al televisore o leggendo riviste per adulti, mangia hotdog alla griglia, dorme nella stessa stanza del padre con un cane puzzolente» (Di Stefano) • «La morte di mia madre mi ha segnato parecchio, ho iniziato ad andare in biblioteca per dieci ore al giorno» • «Quando avevo tredici anni ho individuato sei o sette cose che mi interessavano» (alla Borromeo) • «Frequentavo una buona scuola, ricevevo ottimi stimoli. Ma ricordo bene i miei pensieri di allora. E cioè che nella vita mi interessavano soltanto sei cose: i polizieschi, la storia americana, le donne, la boxe, la musica classica e le auto sportive» (a Vanity Fair) • «Attiravo l’attenzione dei miei amici ebrei gridando “Heil Hitler”: pura provocazione» (alla Barina) • «Lei non ha preso mai il diploma? “No”. E le manca? “Mi prendi in giro? La mia maturità è self made man, che mi frega del pezzo di carta? E poi in quel periodo quando ho mollato la scuola ero una testa calda, volevo leggere, farmi i c... miei e passavo un sacco di tempo a spararmi nel cesso delle gran…” Lasciamo perdere» (Colaprico) • «Prese ossessivamente a leggere romanzi gialli, a masturbarsi, a dare addosso alla vita. Per finire adolescente in strada, strafatto di alcol e anfetamine, in una sfilza di piccoli furti e scassi, brevi soggiorni in carcere. Chiodo fisso, le donne. Tutte: sognate e in carne ed ossa, fidanzate, mogli, di passaggio, a pagamento. Soprattutto se fulve come la madre, Jean la rossa» (alla Barina) • «Ogni libro che leggevo era un contorto omaggio a lei. Ogni mistero irrisolto era un’ellittica manifestazione del mio inconfessato amore per lei» (a Marcoaldi) • «Furono i suoi anni più debosciati […]: trangugiava vino Thunderbird, donava sangue a cinque dollari a botta, mangiava carne in scatola rubata al supermercato Mayfair, dormiva per strada in scatole di cartone, dentro le quali si masturbava sfogliando riviste porno sottratte con destrezza, si radeva nelle stazioni, si lavava con le manichette da giardino» (Piero Melati, il Venerdì, 2/9/2016) • Tra il 1967 e il 1974 viene arrestato quattordici volte • «A quei tempi si trascinava ubriaco fino alla biblioteca pubblica di Hollywood e rubava volumi di Chandler e Ross Mcdonald alla libreria Pickwick» (Farkas) • «Rubavo nei negozi, mi insinuavo nelle case borghesi e annusavo le mutandine delle signore» • Comincia a sentire le voci e ha i primi attacchi di delirium tremens • «La Rossa mi aveva contagiato con la propria brama di sesso e di morte. Mi aveva dato un perenne enigma su cui rimuginare e dal quale apprendere. Mi aveva dato l’epoca e i luoghi della propria morte affinché li sfruttassi e ne ricavassi fama e benessere» • «Ho capito che sapevo far bene solo due cose nella vita: scrivere e parlare in pubblico. Far ridere, piangere, sospirare. Per iscritto o a parole. E allora vai!» • «Ho smesso di bere e inghiottire anfetamine anche per quella fissa di scrivere. Per svettare. Per dare ad altri la possibilità di sfuggire alla realtà» • «Ci sono voluti sei romanzi flop, molti lavoretti da fame e tanta frugalità prima di emergere con La Dalia nera» • È ispirato alla storia vera di una Elizabeth Short, trovata morta a Los Angeles nel 1947. Il suo corpo era nudo, squarciato in due all’altezza della vita. Le era stato lavato via il sangue. Sul volto aveva un profondo taglio da un orecchio all’altro e i suoi capelli erano tinti di rosso • Il libro è un sucesso: Ellroy diventa famoso • «Ho vendicato mia madre facendo di lei un mito di carta, anche se ciò ha significato mettermi a nudo. E ho sfruttato il dolore di quella morte perché si parlasse di me» • «Nonostante la mia esistenza caotica, sono un uomo di fede: la vita mi ha messo al tappeto più volte, mi sono rialzato grazie al Signore» • «Il Dio che mi ha salvato è entrato nella mia stanza in molte occasioni. L’ho visto col cuore, non con gli occhi, e non mi vergogno di dire d’essere, oggi, un cristiano credente e praticante» (Farkas) • «A volte in qualche angolo dei suoi libri sembra che lei metta la voce di Dio, è corretto o sbagliato? “Pochi lettori se ne accorgono, Dio c’è sempre, ma a latere, non si vede”» (Colaprico) •«Quando l’editor di L.A. Confidential gli ordinò di tagliare 100 pagine dalla prima stesura, lo scrittore rifiutò di operare sul contenuto, e si limitò a cancellare sistematicamente le parole superflue in ogni frase. È così che è nato il linguaggio sincopato di quello che viene definito “il randagio dannato della letteratura americana”» (Pompetti, Il Messaggero, 19/5/2019) • «Amo la narrativa compatta, lo slang americano, le allitterazioni, il suono puro dello yiddish, il gergo poliziesco, la concisione estrema. L.A. Confidential, Dalia nera e Sei pezzi da mille con i pazzi anni Sessanta hanno forgiato il mio stile in maniera decisiva. Successivamente, ho svoltato verso una scrittura volontariamente più esplicativa, per avere più impatto emotivo, come Il sangue è randagio, Perfidia e […] This Storm. Aggiungo e tolgo parole in continuazione, fino a quando non ho raggiunto la perfezione. Il ritmo viene rileggendo tutto sulle labbra ma anche ascoltando la grande musica classica – adoro Beethoven, Wagner, Mahler e Bruckner – e un po’ di jazz e bebop» • «Non ho una vita normale, sono solitario per natura, e sono ambizioso, assolutamente ambizioso. Anche i miei amici, e non ne ho avuti tanti, lo dicono» • «È contento quando la riconoscono per strada? “Mi fa un piacere immenso: è bello incontrare gente che apprezza i miei libri. E mi piacciono i vantaggi dati dalla condizione di scrittore ben pagato; posso spendere. Ho una bella casa e coltivo la passione delle belle auto sportive: al momento sto pensando di comprarmi una Porsche…”» (Mulard) • «Se aleggia un’occasione nell’aria, l’afferro al volo. Sono un figlio di puttana» • «Sono sempre stato divorato dall’ambizione: da una smania insaziabile d’esser qualcuno. E ce l’ho fatta: sono diventato il più grande scrittore di noir vivente».
Vita privata «Mi è capitato in almeno due casi, nella mia lunga vita di ossessioni, di immaginare donne che poi si sono materializzate fin nei minimi particolari fisici» • «Perché ha deciso di tagliarsi i baffi? “Me l’ha chiesto la mia ragazza. Dice che sono più bello senza...”» (Borromeo) • Sposato e divorziato due volte. Ora vive con la sua seconda ex moglie, la scrittrice Helen Knode. Hanno lasciato Los Angeles e stanno a Denver, in Colorado. «LA è il posto dove vado quando divorzio e non so dove altro andare» • «Perché ha detto che non avrebbe mai fatto figli? “Ho passato molto tempo negli ultimi anni cercando di fare una figlia. un desiderio che è arrivato tardi nella mia vita. Ho provato a convincere alcune donne a farlo, ma alla fine non è mai successo. La mia fidanzata però ha due figlie”. Perché desiderava una femmina? “Non so, ho sempre voluto una femmina”» (Borromeo)
Politica Se gli chiedi come vota ti manda a quel paese • «In un’intervista ha definito Barack Obama “il volto del socialismo canceroso nascosto sotto una maschera di bonarietà”, ma in un’altra ha detto di averlo votato. “Ma se nel 2008 non sono neppure andato al seggio! Ho detto di averlo votato per burlarmi dei troppi creduloni e vedere quanto avrebbero impiegato a scoprire la mia beffa. Chi mi conosce sa che io non discuto di politica con nessuno, mai e per nessun motivo. A meno che non si tratti di politica degli anni Quaranta. Cioè di storia”» (Farkas) • «Non permettetevi di chiedere a Ellroy commenti sulla contemporaneità, sul futuro o peggio su Donald Trump: “Per me la storia americana finisce nel 1972, quando muore J. Edgar Hoover e scoppia lo scandalo Watergate”. Ma perché? “Dopo quei due eventi ho perso tutta la mia curiosità intellettuale nel presente”» (Guerrera) • «In Italia abbiamo una memoria storica molto breve. Dimentichiamo in fretta e ripetiamo gli stessi errori. Quale rischio corre un Paese che non ricorda? “Non lo so. Non penso a queste cose. Penso solo alla merda che mi porta dal punto A al punto B”» (Borromeo).
Dollari «So che quel bastardo di Obama sta per alzarmi le tasse, ne sono sicuro. E quando morirò, il più tardi possibile, avrò ventiduemila dollari in banca, giusto per pagarmi il funerale. Meglio usarli tutti, i verdoni» (nel 2010).
Libri Non legge per evitare di contaminare il proprio stile • «Il noir contemporaneo non mi interessa. Non ho mai letto Dan Brown, John Grisham, Scott Turow, Stephen King, Michael Connelly, Michael Crichton, Patricia Cornwell, James Patterson, tanto per citarne alcuni. Lessi Le Carré negli anni Settanta» • Di Chandler dice: «lo scrittore più sopravvalutato del canone americano» • Di Salinger: «Trovo il Giovane Holden un libretto per quattordicenni. E A sangue freddo non sta in piedi, è gonfio di bugie, errori e inesattezze degne dello stupidissimo film che ne hanno tratto» (a Colaprico).
Film «A Ellroy non piacciono i film tratti dai suoi romanzi: L.A. Confidential, per esempio, due Oscar nel 1997, “è profondo quanto una tortilla, non ha il senso drammatico dell’azione. Ma porta soldi e va benissimo: il denaro è l’unico regalo che non torna mai indietro”» (Guerrera) • «Ha visto Kim Basinger nel film L. A. confidential? Non sarebbe scappato anche lei con una donna così? “No, non ci scapperei mai con Kim Basinger, è questione di come ti piacciono”» (Colaprico) • «Le piacerebbe se Quentin Tarantino girasse un film tratto da uno dei suoi libri? “Mi fanno intensamente schifo i film di Tarantino. Sono frivoli, sciocchi, da scartare”» (Borromeo).
Curiosità È alto, calvo e porta il farfallino • Veste solo camicie Tommy Bahama • Premio alla carriera del Mystery Writers of America • Nel 2011 è stato protagonista di un programma televisivo, James Ellroy’s LA: City of Demons in cui lui stesso risolveva casi di cronaca irrisolti in compagnia di un cane parlante fatto al computer • Aveva veramente un cane, un bull terrier di nome Branko • Possiede più di trenta pistole • «Mi sono comprato tre Porsche, ma le ho vendute perché sono troppo alto e poi senti ogni sassolino. Dopo quattrocento chilometri scendi e ti sembra di essere stato picchiato da Tyson» • Non gli piacciono i tartufi ed è astemio • Adora Beethoven • Preferisce Milano a Roma • Il suo ristorante preferito è il Pacific Dining Car di Los Angeles, aperto 24 ore su 24. «Io sono nato in questo quartiere, nell’ospedale qui di fronte. Qui ho incontrato la mia ex moglie adorata, Helen Knode, e sempre qui abbiamo celebrato il nostro divorzio» • «“Non mi piace viaggiare: vorrei stare solo, o con la mia donna. Mi piace pensare. Sarei molto, molto felice di non viaggiare mai più. Ma mi piace andare a presentare i libri”. Per raccontarli? “No, per venderli”» (Borromeo) • «Andare in giro per il libro mi mette allegria, finché la cosa non diventa lunga. Per esempio, adesso mi tocca la Finlandia e mi girano le palle a pensare che il libro sarà venduto massimo a trecento renne» • «Ho letto per tutta l’infanzia e l’adolescenza, ma quando ho cominciato a scrivere libri ho smesso di leggerne. Del resto, non sono uno che va in cerca di svaghi. Guardo telefilm polizieschi o film noir, nel weekend. Amo la musica, ho un ottimo stereo, faccio ginnastica, ho qualche amico con cui parlo e, soprattutto, passo tante ore a rimuginare. Sto al buio e penso ai miei libri, alle donne, agli animali, alla musica classica...» • «Non possiedo un computer, non so come accendere un computer, non sono mai entrato nell’età digitale, non ho un telefono cellulare, non leggo i giornali, non vado al cinema, ignoro il mondo intorno a me. Per quanto mi riguarda, oggi siamo nel dicembre del 1941» (a Mastrolilli) • La prima cosa che fa al mattino è rifarsi il letto. Poi si mette a lavorare. Scrive a mano su un blocco di carta. Ha un’assistente che ricopia i suoi manoscritti al computer • «C’è un mio sito internet chiamato James Ellroy punto net o come cazzo si chiama, non so, non lo guardo mai» (a Caron) • «Sono cristiano, educato alla religione protestante, e ho sempre creduto in Dio. Vado in chiesa, prego, vedo Dio ogni giorno e gli parlo. Ma non faccio proselitismo, non mi importa se gli altri credono o non credono» • «Io credo che tutti i miei libri, che non sono polizieschi, ma romanzi storici, parlino di redenzione e salvezza» • «Crede ci sia qualcosa dopo la morte? “Sì, credo che incontrerò mia madre”» (Borromeo) • L’assassino di sua madre era stato descritto come «un bianco di carnagione scura o un messicano», sulla quarantina, alto poco meno di 1 metro e 80. Il caso è rimasto insoluto.
Titoli di coda «Nell’ultimo film di Ken Loach c’è questa frase: “I momenti più insopportabili sono quelli in cui siamo stati felici”. Condivide? “No, sono contento di aver vissuto tutti i momenti. Comunque Ken Loach è un coglione”» (Borromeo).