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 2020  febbraio 25 Martedì calendario

Biografia di Michel Houellebecq


Michel Houellebecq, nato sull’isola della Riunione, dipartimento d’oltremare francese nell’oceano Indiano, il 26 febbraio 1956 (64 anni) • «Lo scrittore più famoso di Francia» • «Il suo vero nome è Michel Thomas» (Giuseppe Rizzo, Internazionale, 17/1/2015) • «Dal temperamento polemico e provocatorio, ha disegnato un paesaggio letterario cinico e sconsolato, nel quale domina la povertà affettiva e sessuale della società contemporanea» (Treccani) • «Se ancora esiste una pratica che si chiama letteratura - contraddistinta da un certo dominio tecnico superiore e da un’ardita fedeltà ad antiche, estreme, ambizioni - non sono poi molti gli scrittori che oggi vi si dedicano con risultati memorabili: per quel che ne capisco io, uno è Houellebecq» (Alessandro Baricco, la Repubblica, 20/1/2015) • Ha esordito nel 1991 con una biografia dello scrittore americano Howard Lovecraft, con il quale ha sempre detto di identificarsi, e con una raccolta di poesie, La ricerca della felicità, che gli è valsa il premio Tristan Tzara. Poi ha scritto sette romanzi: Estensione del dominio della lotta (1994); Le particelle elementari (1998); Piattaforma (2001); La possibilità di un’isola (2005); La carta e il territorio (2010); Sottomissione (2015); Serotonina (2019) • Famoso per le sue prese di posizione provocatorie: «L’Islam è la religione più stupida di tutte», «Donald Trump è il miglior presidente che gli Stati Uniti abbiamo mai avuto», «Lo scambio culturale è una cosa eccellente, a condizione di avere qualcosa da scambiare», «Il Rinascimento è un periodo detestabile, soprattutto sul piano estetico. In pittura, è una catastrofe rispetto al Medioevo», «Non mi piacciono il desiderio né il movimento. Non solo non mi piacciono, ma effettivamente auspico la loro scomparsa» • Famoso anche per saper anticipare i tempi • «È un anarchico di destra» • «Lo specchio del nichilismo» (Michel Onfray) • «Irritante e geniale» (Goffredo Fofi) • «È vero, Houellebecq non è simpatico, specialmente quando dichiara con la sua proverbiale vis polemica che Trump è un ottimo presidente e che l’Europa non ha futuro, ma è tra i migliori romanzieri contemporanei e uno dei pochi che riesce a penetrare con precisione chirurgica il disagio globale in cui siamo immersi» (Serena Dandini, iO Donna, 3/2/2019).
Titoli di testa «Nessuno si rende conto di quanto sia spossante scrivere. Se gli scrittori bevono, non è per trovare l’ispirazione o chissà che. Sono come i manovali, bevono per dimenticare la giornata di lavoro».
Vita Figlio di René Thomas, guida alpina, e di Lucie Ceccaldi, dottoressa anestesista • «Sono nato nel 1956 o nel 1958, non lo so. Più probabilmente nel 1958. Mia madre mi ha sempre raccontato di avere alterato l’atto di nascita per consentirmi di andare a scuola a quattro anni invece che a sei […] Si era persuasa che fossi un superdotato, perché all’età di tre anni, a quanto pare, avevo imparato a leggere da solo, con dei cubi, e una sera, rincasando, con sua grande sorpresa mi aveva trovato intento a leggere tranquillamente il giornale [...] A sentire lei, era una sorta di medico dei poveri, di madre Teresa della medicina, che non esitava mai ad alzarsi nel cuore della notte per andare ad assistere una partoriente nera nella sua capanna sperduta tra le montagne […] in pratica faceva soprattutto delle sostituzioni e prendeva sei mesi di vacanza all’anno; doveva in seguito finire tranquillamente la sua carriera come medico fiscale della Sécurité sociale. È dunque possibile che mi abbia invecchiato di due anni non per evitare che degli ostacoli burocratici soffocassero il fiorire di un genio in erba, ma semplicemente per potersi sbarazzare di me un po’ più alla svelta» (dal diario Morire, 2005, pubblicato su Robinson, 6/9/2017) • Michel cresce con i nonni. Vive prima con la nonna materna in Algeria, poi con la nonna paterna in Francia. Lei si chiama Henriette Houellebecq, lui prende il suo cognome • «Vedeva spesso i suoi genitori? “Mia madre, molto poco. Mio padre, sì. Durante le vacanze invernali ed estive. Non eravamo molto legati. Era difficile esserlo con un uomo così. Una persona strana, veramente solitaria. Eppure ero più vicino a lui che a mia madre. L’ho conosciuto meglio”» (The Paris Review, 2000) • «Con sua nonna come andava? “Ho vissuto con lei dai sei ai diciotto anni. Ci sono stati due periodi, il primo è stato veramente felice, tra i sei e i dodici anni. Vivevamo in campagna, a Yonne, andavo in bici. Costruivo dighe, leggevo un sacco. Non c’era molta televisione. Era bello. Ma poi ci siamo trasferiti a Crécy-en-Brie. Se ci vai ora, non riesci a farti l’idea giusta. Era molto più rurale all’epoca. Ora sostanzialmente è una periferia. Comunque non ero a mio agio. C’erano troppe persone. Amavo la solitudine della campagna”» (The Paris Review, 2000) • Michel si appassiona alla lettura. «Mi ricordo di avere letto dei cataloghi di sementi, pomodori, piante da giardino, solo perché non avevo nient’altro da leggere» (al Corriere della Sera, 2010) • «Guardavo in continuazione le cartine geografiche e cercavo di indovinare, a seconda della posizione della città, se la gente di quel villaggio fosse felice o no» (ibidem) • I suoi nonni non sono credenti, ma a scuola un amico gli regala una Bibbia e cerca di convertirlo: «La religione è entrata nella mia vita da quando avevo tredici anni» • «Pascal è un autore che da giovane mi ha molto colpito. Più che il tema della scommessa, mi aveva impressionato la riflessione sull’evidenza della morte fisica e sulla paura cosmica. Fu una lettura violenta, da cui non credo di essermi mai liberato» • È uno studente brillante. «Mi rivedo, in terza liceo, alle prese con i test per il quoziente intellettivo […]. Mi rivedo felice di avere ottenuto il punteggio di centoquaranta e desideroso di trovare altri test per scoprire se non avrei potuto raggiungere quello di centocinquanta. Retrospettivamente, trovo la cosa pietosa, anche un po’ patetica, poiché mi rendo conto di essermi fabbricato fin dall’età di quindici anni un personaggio: quello di un essere superiore, librantesi facilmente nelle alte sfere del pensiero, ma tremendamente handicappato, nella vita sociale e in particolare nei rapporti con le ragazze» (da Morire) • Frequenta due anni di scuola preparatoria al liceo Chaptal di Parigi. Poi prova a entrare alla Normale, ma all’esame di ammissione non passa la prova di geologia • Si laurea in agraria ma non esercita mai la professione di agronomo. Si iscrive a una scuola di cinema, ma la lascia prima del diploma. Scrive poesie e collabora con delle riviste letterarie. Per un po’ lavora come informatico, prima in un’azienda, quindi, per tre anni, come consulente del ministero dell’agricoltura. Si sposa e ha un figlio, ma divorzia • Cade in depressione: «Non ero triste. Ero inattivo» • «Lo ricoverano diverse volte in un ospedale psichiatrico. Poi trova lavoro come impiegato nel dipartimento informatico dell’Assemblea Nazionale» (Hunnewell) • «I deputati erano molto gentili con me» • «Ho conservato il punto di vista del depresso» • «Il suo primo, breve, romanzo – Estensione del dominio della lotta – racconta della triste esistenza di un ingegnere informatico trentenne che cerca di trovare uno scopo nella sua vita, mentre filosofeggia sulla perdita di connessione umana nella società occidentale» (G. Gavin Collins, Quillette, 19/9/2019) • Teorizza che la rivoluzione sessuale post-68, dopo l’invenzione della pillola e il mutamento dei costumi, abbia esteso il meccanismo capitalistico alla sfera sentimentale e prodotto solo diseguaglianza: mentre l’élite dei belli fa sempre più sesso, i «proletari biologici» vivono esistenze sempre più solitarie • Si fa un nome. Alcuni ammiratori formano un movimento che chiamano «depressismo», pubblicano una rivista letteraria, Perpendiculaire, e gli offrono una posizione onoraria nella redazione • «Non avevo veramente capito la loro teoria e francamente non è che mi importasse». Però accetta • Nel 1996 lascia il lavoro, comincia a dedicarsi solo alla letteratura • Due anni dopo esce Le particelle elementari: storia di due fratelli affidati alle cure dei nonni perché la madre, una dottoressa bellissima, li trascura • L’idea di fondo è che per colpa della generazione dei figli dei fiori in Occidente si è innescata una mutazione antropologica, che prescrive per tutti il massimo guadagno materiale e il massimo piacere individuale ma crea una società disfunzionale • «L’individualismo ha raggiunto il suo stadio finale e non può svilupparsi oltre. Ha iniziato a consumarsi. Siamo al punto in cui dobbiamo pensare a cosa verrà dopo, e questo coinvolgerà necessariamente qualche forma di tradizionalismo. Poiché l’individualismo rende le nostre società così deboli, queste dovranno regredire o rigenerarsi, altrimenti saranno rimpiazzate» (Thierry Baudet, Il Foglio, 25/8/2019) • «Lo stile, che spezza con continui inserimenti di discorsi filosofici e scientifici i passaggi patetici o erotici, frustra le attese del lettore facendolo sentire parte di quella umanità decadente e in via di estinzione» (Treccani) • Nel libro descrive la pratica degli scambi di coppia, l’amore di gruppo, gli eden erotici mascherati da campeggi per nudisti o centri ecologici new age, i locali dove si incontrano uno o più compagni per fare sesso. Commenta «Particelle elementari è molto isterico» (a Stefano Montefiori, La Lettura, 25/10/2015) • • Qualcuno dice che bisogna considerare Houellebecq un brillante scrittore realista figlio della grande tradizione di Balzac, altri lo bollano come uno squallido nichilista. Il New York Times scrive: «Una lettura profondamente ripugnante» • «Oscilla sgradevolmente tra l’oscenità e la psicosi» • Per i depressionisti è un bieco reazionario e lo cacciano dalla loro rivista • Il libro, però, vende 300 mila copie solo in Francia • Houellebecq diventa famoso per le sue provocazioni e perché sembra sia dotato di una specie di preveggenza • Nel 2001 esce Panorama, romanzo crudo e beffardo sul turismo sessuale, che si conclude con un attentato islamista. Al protagonista fa dire: «Ogni volta che sento di un terrorista palestinese, o un bambino palestinese, o una donna incinta palestinese che viene fatto fuori nella striscia di Gaza, provo un brivido di entusiasmo al pensiero che c’è un mussulmano in meno». Durante un’intervista dichiara: «L’Islam è la religione più stupida di tutte». Lo accusano di razzismo e misoginia. Un’associazione per i diritti civili gli fa causa • «Non pensavo che i mussulmani fossero diventati uno di quei gruppi che si offende per tutto. Che lo facessero gli ebrei, lo sapevo: quelli sono sempre pronti a trovare l’antisemitismo ovunque, ma con i mussulmani non me l’aspettavo proprio» • «Buffo, il numero del New York Times che riferiva dei miei guai con i musulmani era datato 11 settembre. In seguito si è esagerato un po’ sulle mie capacità profetiche!» (Sylvain Bourmeau, Corriere della Sera, 12/5/2005) • «Sceglie di insultare e provocare a manca e a destra: definisce i soldati occidentali uccisi nella seconda guerra mondiale “migliaia di imbecilli morti per la democrazia”, disprezza gli ecologisti, chiama i best seller di Forsyth “cacate”, gli fanno schifo i cinesi che non si lavano, trova insopportabile la politically correctness delle Guide du Routard, ma anche il consumismo, la moda, il globalismo, le linee aeree, l’insicurezza delle metropoli, i bambini [...] Gli fanno simpatia poche cose, le anime belle della rivoluzione cubana, il buddismo e Conan Doyle. Prima di tutto, comunque, adora l’organo sessuale femminile (“A cosa paragonare Dio? Prima di tutto alla fica”)» (Susanna Nirenstein, la Repubblica, 6/10/2001) • Si mette a girare un film pornografico e va vivere lontano da tutti, su un’isoletta irlandese • «Del successivo La possibilità di un’isola è invece protagonista una setta che combatte la morte attraverso la clonazione. Ogni individuo, che viene al mondo già adulto, ha a disposizione, come il lettore, i diari dei cloni che lo hanno preceduto, che dimostrano che la morte sarà forse stata abolita, ma non la sofferenza» (Treccani) • Nel 2010, in La carta e il territorio, rappresenta sé stesso e la propria morte. Vince il premio Goncourt • Nel 2015 esce Sottomissione. «La visione del mondo, e soprattutto della Francia, di H., provocatoria e disperata, è declinata in termini di fantapolitica: nel 2022, dopo un fallimentare secondo mandato a François Hollande, il responso delle urne francesi porta alla presidenza della Repubblica il leader di una formazione musulmana e la laicissima Francia viene sottoposta a un processo di islamizzazione» (Treccani) • «È vero che è stata la morte dei suoi genitori a spingerla a scrivere Sottomissione? “Sono stati molti i motivi, penso […] Ho vissuto a lungo in Irlanda e quando sono tornato in Francia ho trovato grandi cambiamenti, cambiamenti che non sono specificamente francesi, del resto, ma dell’Occidente in generale. Secondo motivo, forse, il mio ateismo non ha veramente resistito alla serie di perdite che ho subito. Le ho trovate insopportabili […] Sono state molte perdite in un arco di tempo ristretto. Il tutto forse è stato aggravato dal fatto che, contrariamente a ciò che credevo, non ero un vero ateo, ma un vero agnostico. Riesaminando alla luce di ciò che so la faccenda dell’esistenza di un creatore, di un ordine cosmico, di qualcosa del genere, mi sono reso conto che non mi sentivo in grado di rispondere né sì né no. […] C’è un terzo motivo per il quale ho scritto questo libro, ed è che l’inizio mi è piaciuto moltissimo. In pratica, in una volta sola, di getto, ho scritto tutta la prima parte fino alla pagina 26. E l’ho trovata molto convincente…» (Sylvain Bourmeau, L’Espresso, 9/1/2015) • Per completarlo, va a vivere nel monastero di Ligugé, comunità benedettina fondata da San Martino nell’anno 361• «Il mio progetto originario […] era molto diverso. Non doveva intitolarsi Soumission ma La conversion. E inizialmente, nei miei piani, il narratore si convertiva sì, ma al cattolicesimo. Poi però non ci sono riuscito. Perché non funzionava» • L’uscita del libro è prevista per il 7 gennaio. Proprio quel giorno, due terroristi del ramo yemenita di Al Qaida, mascherati e armati di AK-47, entrano negli uffici parigini del giornale satirico Charlie Hebdo e uccidono dodici persone. Tra le vittime c’è pure Bernard Maris, economista dell’università di Parigi, amico dello scrittore: «È la prima volta che un mio amico viene assassinato» • Fra l’altro, l’ultimo numero di Charlie Hebdo prima dell’attacco prende in giro proprio lui • Houellebecq viene messo sotto scorta. Da allora le sue apparizioni in pubblico sono centellinate • «“Rivendico l’irresponsabilità, senza mezzi termini. A eccezione di quando nei miei romanzi parlo di letteratura, nel qual caso mi assumo la responsabilità del critico letterario. In verità, sono le opere di saggistica a cambiare il mondo”. Non i romanzi? “Forse sì. Ma non quelli grossi. Anche Il Capitale, ho la sensazione che fosse troppo grosso: a essere letto e ad aver cambiato il mondo penso sia stato il Manifesto del Partito Comunista. Se si ha intenzione di cambiare il mondo bisogna dire chiaramente: ‘Ecco, il mondo è così e questo è quanto va fatto’, senza perdersi in considerazioni romanzesche. Perché non serve a niente» (Bourmeau) • Nel 2019 esce Serotonina: «si tratta di un libro da cui è difficile staccarsi e che  si legge con il consueto turbamento in cui ci fa precipitare Houellebecq, come pure si evince dai tweet dei nostri contatti sui social; come si sa e non si dice, oggi non è cosa facile arrivare alla fine di un libro agevolmente, date la mole di narrazioni da cui siamo distratti, eppure la nostra affaticata attenzione viene catturata da quest’ennesima parabola di solitudine e apatia occidentale, di amori avvizziti nell’era del declino» (Cristiano de Majo, Studio, 23/1/2019).
Vita privata Tre matrimoni. Del primo non si sa nulla. Il secondo con Marie-Pierre Gauthier (1998-2010). Il terzo, dal 2018, con Qianyum Lysis Li, cinese, vent’anni più giovane di lui.
Politica Contrario alla Nato. Favorevole a una politica isolazionista. Gli piacciono Trump e la Brexit. Vorrebbe anche instaurare una democrazia diretta: «Non ci sarebbe più un Parlamento. Montesquieu diceva che non si possono toccare le leggi senza tremare: le modifiche legislative sarebbero decise solo da referendum di iniziativa popolare. Anche la spesa pubblica sarebbe stabilita dall’insieme della popolazione. Ogni cittadino sa quanto vuole destinare più o meno all’educazione, alla sanità, ai trasporti. In terzo luogo i giudici sarebbero eletti. I cittadini sarebbero consultati sempre, dal numero dei professori nella scuola pubblica alla costruzione di un nuovo aeroporto […] Io ho sempre votato ai referendum» • Non ha votato alle elezioni del 2017 • «Voto solo alle elezioni municipali» • «Quando sento qualcuno evocare il populismo so che in fondo quella persona è contraria alla democrazia. La parola populismo è stata inventata, o meglio recuperata, perché non era più possibile accusare di fascismo certi partiti, sarebbe stato troppo falso. Allora è stato trovato un nuovo insulto, populista. Sì, penso di essere populista. Voglio che il popolo decida su tutti gli argomenti».
Ue «Non credo all’Europa, è una cosa troppo confusa e non corrisponde davvero a un popolo, è troppo grande, non può funzionare» • «Oggi c’è molta meno cultura europea di quanta ce ne fosse un tempo. Prendiamo la letteratura, per esempio. In Francia traduciamo soprattutto opere anglosassoni, e questo vale anche per il cinema e la tv, mentre a fine Settecento I dolori del giovane Werther elettrizzavano l’Europa intera. Nella maggior parte dei Paesi europei la gente compra libri locali e poi anglosassoni. Esiste una cultura locale legata al singolo Paese e una cultura globale anglosassone. Di cultura europea ne vedo poca».
Curiosità «Va a dormire verso le sette di sera e si alza verso le due di notte per scrivere, come sempre, nello stato di dormiveglia che predilige. Talvolta accompagnato dalla musica. La Messa in si minore di Bach, i Pink Floyd (Atom Heart Mother, Ummagumma) e anche Moody Blues e Procol Harum. “Tutto quello che è stato prodotto a Londra fra il 1965 e il 1970 è buono, in fondo”» (Bourmeau) • Fuma • Sa l’inglese • Carla Bruni e Iggy Pop hanno inciso delle canzoni basate sulla sua opera • Butta molte delle poesie che scrive. «Alcune le tengo ma non le pubblico, perché non stanno bene insieme alle altre». Usa molto i versi ottonari, a volte anche gli alessandrini • Nel 2016 alla biennale europea di Zurigo hanno esposto le radiografie del suo cranio e dello scheletro della sua mano destra come fossero opere d’arte • Gli hanno dedicato un asteroide, il 361450 Houellebecq • Nel 2019 Macron gli ha conferito la Legion d’onore • «Ho comprato un appartamento per le vacanze in Spagna» • A Parigi abita in una delle torri anni settanta nel quartiere cinese di Place d’Italie • «A messa? Non a Natale, ma durante la quaresima. La segue da vicino, non riluttante a inginocchiarsi se necessario. Preferisce il francese al latino, tutto è già sufficientemente complicato» (Geoffrey Lejeune, Valeurs Actuelles, 3/2019) • «Da un po’ di tempo frequenta i cattolici conservatori» (Meotti) • Amico di Pascal Wintzer, nominato da Benedetto XVI arcivescovo di Poitiers • «Non sto mentendo, ho cercato molto duramente di convertirmi al cattolicesimo, ma mi sono perso» • Conserva ancora la Bibbia che il suo amico gli aveva regalato quando aveva tredici anni. «Non mi definisco più ateo. Sono diventato agnostico, la parola è più accurata».
Titoli di coda «Scrivere ha cambiato tutto. Sono riuscito a fare qualcosa di interessante per gli altri, ad attirare la loro attenzione».