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 2020  febbraio 19 Mercoledì calendario

Biografia di Flavio Bucci

Flavio Bucci (1947-2020). Attore. Prima grande popolarità con l’interpretazione del pittore Antonio Ligabue in uno sceneggiato televisivo del 1977. Nell’81 fu don Luigi Sturzo, poi il Ciccio Ingravallo di Quel pasticciaccio brutto di via Merulana, nello sceneggiato tratto dal capolavoro di Carlo Emilio Gadda. Più di recente visto in Caterina va in città di Paolo Virzì (2003), poi in Ad occhi chiusi, riduzione televisiva di un romanzo di Carofiglio (2008) dove la critica ha segnalato il suo modo di recitare “caricato e grottesco”. Nel 2008 è il politico Franco Evangelisti ne Il divo di Paolo Sorrentino; nel 2012 è nel cast del film di Rocco Mortelliti La scomparsa di Patò, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri. Molto attivo in teatro, da ultimo nel 2019 con E pensare che ero partito così bene…, «testi suoi e del regista Marco Mattolini, con accanto Almerica Schiavo e Alessandra Puglielli (e anche il figlio Ruben). Mattolini spiega che Bucci ha interrotto il suo buen retiro per ripercorrere i suoi alti e bassi, e riaffrontare quattro momenti del suo repertorio: Riccardo III di Shakespeare, Uno, nessuno e centomila di Pirandello, Diario di un pazzo di Gogol e Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere di Leopardi. […] Un’emozione in scena? “L’ho avuta col Diario di un pazzo: magia pura, dove tutto è possibile”» [Rodolfo Di Giammarco, Rep]. Dalla moglie Micaela Pignatelli ha avuto i figli Alessandro e Lorenzo. Un terzo figlio, Ruben, nato da una relazione con la produttrice olandese Loes Kamsteeg. «Della mia esistenza nulla rimpiango, se non la vecchiaia. Ma quella, purtroppo, non è dipesa da me» (ad Andrea Lavalle). Scrisse Giovanna Cavalli sul CdS dell’ottobre 2018: «Casa non ne ha più, e famiglie ne avrebbe, ma uno dopo l’altro sono dovuti scappare perché “non è stato facile starmi vicino, alcuni hanno resistito e altri meno: si vede che era il mio destino”, e l’unico che tiene duro è il fratello minore Riccardo, esile e timido, che l’ha tirato a riva dopo il naufragio tra alcol, sonniferi, solitudine e depressione e lo accudisce, pure lui però tenendosi a distanza di sicurezza, come da un cavo elettrico scoperto. […] “Per fortuna ho speso tutto in donne – manco tanto, ché me la davano gratis –, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? È bellissimo. Lasci perdere i discorsi di morale, che non ho. E poi, cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri. Non mi pento di niente: ho amato, ho riso, ho vissuto. Vi pare poco?”». Fumatore accanito, 50-60 sigarette al giorno: «Mi fanno male? Bah, c’è una sola cosa che ti uccide, però non lo sai mai prima, quale sarà». È morto da solo e in povertà. Il corpo è stato trovato nell’appartamento che aveva eletto a suo ultimo rifugio a Passoscuro, sul litorale romano.