17 febbraio 2020
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Biografia di John Travolta
John Travolta, nato a Englewood, nello stato del New Jersey, il 18 febbraio 1954 (66 anni). Attore. Cantante. Ballerino • «È una star globale e fa parte della storia del cinema» (Alessandra Venezia, iO Donna, 30/3/2016) • «Tony Manero in La febbre del sabato sera, Danny Zuko in Grease, Vincent Vega in Pulp Fiction sono i suoi ruoli cult. Due candidature agli Oscar, un Golden Globe. Pochi attori hanno avuto, come lui, una carriera segnata da picchi, cadute e rinascite» (iO Donna) • Ha lavorato per il cinema e la televisione. Compare in quasi sessanta film, tra cui: Carrie – Lo sguardo di Satana (Brian De Palma, 1976); La febbre del sabato sera (John Badham, 1977); Grease – Brillantina (Randal Kleiser, 1978); Blow Out (Brian De Palma, 1981); Staying Alive (Sylvester Stallone, 1983); Pulp Fiction (Quentin Tarantino, 1994); Get shorty (Barry Sonnenfeld, 1995, un Golden Globe); Face/Off – Due facce di un assassino (John Woo, 1997); Mad City – Assalto alla notizia (Costa Gavras, 1997); La sottile linea rossa (Terrence Malick, 1998); Codice Swordfish (Dominic Sena, 2001); Le belve (Oliver Stone, 2012); Gotti – il primo padrino (Kevin Conolly, 2018) • «Di persona, Travolta è un vero divo. Nel senso che non te lo fa pesare per niente» (Vanity Fair) • «Incontrandola, colpisce la sua energia positiva. Da dove viene? “Sono sempre stato ottimista. Nella vita ci sono tante cose che possono tirarti su il morale e il cinema è una tra queste: ricordo che a vent’anni, in un periodo difficile, andai a vedere C’era una volta Hollywood, una carrellata di numeri musicali di Broadway con Gene Kelly e Fred Astaire, che mi mandò in paradiso per un’intera settimana. E poi pratico da tanti anni Scientology e seguo alcuni semplici consigli, che mi sento di condividere con lei: ogni giorno cerca di prenderti cura di te, dormi bene, sii motivato, sii produttivo e cura il tuo aspetto. Bisogna solo avere la volontà di metterli in pratica. È importante anche circondarsi di persone positive, perché una sola mela marcia può rovinare tutto”» (Marco Consoli, il venerdì, 13/7/2018) • «Mi sono sempre reinventato, perché voglio continuamente creare qualcosa di nuovo, altrimenti mi annoio» • «Ogni volta che sento Stayin’ alive dei Bee Gees, un sorriso mi si stampa sulla faccia ma poi vengo colto da un timore, che la gente intorno a me pretenda di farmi ballare».
Titoli di testa «Se ho fatto sognare qualcuno, anch’io, ragazzo povero del New Jersey, ho sognato con il mio pubblico e con il cinema» (a Giovanna Grassi, Corriere della Sera, 12/6/2001)
Vita «Mio nonno è arrivato in America dalla Sicilia nel 1902 e mia nonna 4 anni dopo. Sono stato in Sicilia a cercare i miei parenti, ma non ho trovato nessuno col mio cognome, forse l’unico è a Messina, ci andrò» (a Fulvia Caprara, La Stampa, 23/10/2019) • Suo padre, Salvatore Travolta, è giocatore semiprofessionista di football e possiede una ditta di pneumatici, The Travolta Tire Exchange • «Mi ha trasmesso l’allegria italiana, Paese che amo» (a Giovanna Grassi, Corriere della Sera, 16/2/2004) • «Mia madre era un’insegnante di recitazione, mia sorella Ellen, che ha 14 anni più di me, lavorava a Broadway come poi gli altri miei fratelli e sorelle: siamo una famiglia di attori» (a Anna Maria Speroni, iO Donna, 24/6/2018) • «La mia famiglia viveva in New Jersey e gli aerei che decollavano dall’aeroporto La Guardia a New York sorvolavano casa nostra. Li sentivo arrivare, a volte potevo persino riconoscere la compagnia aerea dai disegni sulle fiancate» (a Enrica Brocardo, Vanity Fair, 2/10/2015) • «Ai miei genitori piaceva molto Fellini. Quando vidi Giulietta Masina nella Strada, chiesi perché moriva. “Perché ha il cuore spezzato” rispose mio padre. Così decisi di non spezzare mai il cuore a nessuno» (alla Speroni) • «È stato allora che ho capito di voler provocare negli altri quelle emozioni. E forse è proprio perché sono stato formato col cinema europeo che ho amato molto rischiare e girare film indipendenti anche se magari poco fortunati al box office”» (a Marco Consoli, il venerdì, 13/7/2018) • «Ma è soprattutto a Ellen che devo la mia scelta. Ero il fratello teenager rompiscatole ma mi sono appassionato guardando lei sul palco, intensa, dinamica, piena di energia. Probabilmente l’avrà vista in Grease, era una delle cameriere del locale frequentato da Sally e Danny» (alla Speroni) • «Ha cominciato a recitare, cantare e ballare giovanissimo, e quel ragazzino che a 12 anni lavorava in produzioni teatrali e veniva chiamato “Bone”, osso, per il suo corpo esile, sapeva già allora – ama raccontarlo – che un giorno sarebbe diventato famoso» (Venezia) • La sua seconda passione sono gli aeroplani. Vorrebbe diventare pilota, ma è un’idea che mette da parte •«Se fossi stato uno studente migliore forse avrei proseguito con l’aviazione seguendo un percorso scolastico tradizionale, ma ero ansioso di esibirmi» (alla Speroni) • A sedici anni lascia la scuola e va a cercare lavoro a New York. Ottiene in una compagnia itinerante. Fanno un musical, Grease • «Quando avevo 18 anni vidi quel musical a Broadway e rimasi fulminato. L’anno dopo mi feci avanti e venni ingaggiato dalla stessa compagnia a teatro: non interpretai il ruolo di protagonista, ma una semplice spalla. La mia passione segreta era sempre stata quella di interpretare Danny» (a Silvia Bizio, la Repubblica, 16/5/2018) • «Il grande successo teatrale lo porta in giro per tutta l’America. Nel 1975 riesce a farsi notare nel film Il maligno, dove ottiene il suo primo ruolo di rilievo. Ma è a 22 anni che riveste il suo primo ruolo da protagonista, entrando a far parte del cast della celebre serie Tv I ragazzi del sabato sera, dove interpreta Vinnie Barbarino, uno studente italiano dalla vena poetica, che si diverte ad insultare il prossimo in rima. Poi recita in Carrie - Lo sguardo di Satana di Brian De Palma, tratto dal romanzo Carrie di Stephen King, il primo a essere adattato per il grande schermo. Travolta interpreta il primo di una lunga serie di bulli che infiocchetteranno la sua carriera» • Nel 1977 lo prendono per il ruolo di protagonista in La Febbre del sabato sera • «Per quel film mi sono allenato quotidianamente per sei mesi, da settembre a febbraio, per rendere credibile Tony Manero, il miglior ballerino di Brooklyn. A quel tempo a New York se sapevi recitare, cantare e ballare avevi buone possibilità di trovare un lavoro, per cui era nel mio interesse sapermi muovere a ritmo di musica» (a Pisacane) • È un successo mondiale • «Ero già famoso per avere recitato in una serie televisiva, così ho avuto la fortuna di non essere sopraffatto dalla celebrità» • Poi è la volta di portare Grease sul grande schermo • Racconta Olivia Newton-John: «“Nel 1977 feci l’audizione per la parte di Sandy: avevo 29 anni. Ero più grande di John che fu scelto a 24 anni non ancora compiuti per il ruolo di Danny Zuko. I produttori ci fecero un provino per verificare sullo schermo la nostra alchimia”. Quale fu la vostra reazione come prescelti tra centinaia di aspiranti? “Grease era stato un musical di enorme successo a Broadway, sentivamo entrambi la responsabilità di portarlo sullo schermo. Sempre, da allora, ci siamo consigliati in tutte le diverse fasi delle nostre esistenze e ci rende felici ritrovarci in tante e diverse ricorrenze per celebrare una nuova uscita del nostro film, che non risulta datato perchè ci sono e ci saranno sempre ragazzi come il ribelle, ma vulnerabile Danny Zuko e come la mia Sandy, che gli giurava amore eterno scuotendo i riccioli biondi […] Grease ha saputo e sempre saprà cogliere le attese, gli slanci dei sentimenti, il batticuore per i primi baci. La sua canzone, We Go Together, le sue parole, la mia tutina nera, il giubbotto di pelle di Danny, i vestitini a fiori vintage con le gonne a corolla delle mie amiche sono sempre di moda”. Che cosa ricorda in particolare tra i tanti ciak del film? “Lo girammo tutto a Los Angeles, tra due scuole, una nel distretto di Venice e una antica, in mattoni rossi, a Los Feliz. Entrambe conservano due targhe delle nostre riprese per i ragazzi delle nuove generazioni che amano vedere il film”» (Giovanna Grassi, Corriere della Sera, 24 /7/2018) • Racconta Travolta: «Quel musical mi ha dato la vita, davvero. La mia carriera è iniziata da lì, Grease è stata la mia gioia più bella» • «La prima crisi non ci mise molto ad arrivare, colpa di un sequel disgraziatissimo: Staying Alive, del 1983» • «Il periodo più difficile è stato il decennio fra i 25 e i 35 anni, quando, dopo la nomination all’Oscar per l’interpretazione del ballerino Tony Manero, Hollywood sembrò dimenticarlo» • «Non mi sono mai dispiaciuto del “ieri” perchè la vita è oggi ma ho detto no a American Gigolò, Splash, Il miglio verde, Ufficiale Gentiluomo, questi sono tutti ruoli che non ho accettato per una ragione o per l’altra» • «Mi chiamarono per Ufficiale e gentiluomo. Dovevo interpretare un pilota di jet e dissi “No, voglio imparare davvero”. Ho fatto bene, perché questo rifiuto mi ha regalato altre opportunità: ho lavorato per una linea aerea, imparato a guidare 26 tipi di aeroplani. Qualche volta la vita ha la meglio sul cinema» • «Quindi una breve risalita con Senti chi parla (1989), un’altra ricaduta, e finalmente la consacrazione con Pulp Fiction nel 1994. Quando Quentin Tarantino mise sotto contratto Travolta, lo pagò pochi spiccioli, tanto le sue quotazioni erano sprofondate. Senza contare che, per la parte del killer Vincent Vega, il regista avrebbe avuto in mente un altro attore: Michael Madsen. E che Daniel Day-Lewis cercò disperatamente di rubargli la parte» • «Il personaggio di Lance doveva inizialmente essere interpretato da Tarantino stesso, che però decise di voler girare personalmente la scena dell’overdose di Mia: la scena fu girata al contrario e montata in reverse in postproduzione, con John Travolta che tira fuori l’ago dal petto. […] Durante un’intervista a Inside the Actors Studio (1994) John Travolta entrò nei dettagli dei molti ostacoli che aveva dovuto affrontare per interpretare l’eroinomane Vincent Vega. Per aiutarlo a entrare meglio nel personaggio, Tarantino lo convinse a parlare con un suo amico che si trovava in un centro di recupero; questo spiegò a Travolta che per provare la stessa sensazione che si ha quando si assume dell’eroina avrebbe dovuto ubriacarsi di tequila e stendersi in una piscina di acqua bollente. Travolta era entusiasta all’idea di dover fare una cosa del genere e lo disse a sua moglie, che “molto felicemente” lo aiutò a entrare nel personaggio, ubriacandosi e tuffandosi in una piscina insieme a lui, “per aiutarlo nella ricerca”» (Il Post, 21/5/2019) • «Credo che nessuno potesse immaginare la notorietà che ci avrebbe accompagnato dopo la Palma d’Oro. Ha cambiato l’esistenza e il destino di tutti noi, ha rimodellato la cultura pop. Tarantino è un grande e si fida dei suoi attori. Sapeva che sono imprevedibile, ma mi ha voluto ugualmente al suo fianco, ha avuto fiducia. Dopo Pulp Fiction sono stato libero di scegliere dove lavorare, e sono ventiquattro anni che ho questo privilegio» (a Pisacane) • «In tanti anni di incontri con registi e attori ce n’è uno che le è rimasto più impresso? “Per anni ho cercato di convincere Marlon Brando a prendere parte al film A Civil Action. Lui alla fine rifiutò, ma mi disse una cosa che non ho mai dimenticato: non dovresti mai girare un film se il regista non ti ama profondamente, perché quella fiducia ti permetterà di esprimerti al meglio”. Le è accaduto spesso? “Diverse volte. I grandi registi, come Mike Nichols o Robert Altman, hanno un tratto in comune, si fidano dei loro attori. Ho capito che il compito del regista è creare l’universo del film, il mio quello di dare vita al personaggio. E fare le scelte necessarie per renderlo credibile”» (Consoli) • «Sembra aver trovato una certa stabilità, fatta di qualche blockbuster intervallato da film indipendenti. E, nei limiti del possibile, ha fatto i conti con la cosa peggiore che gli sia mai capitata (parole sue), ovvero la morte del figlio autistico Jett nel 2009 a soli 16 anni [per un attacco epilettico, ndr]. Forse anche grazie alla nascita, non molto tempo dopo, del piccolo Benjamin, avuto dalla moglie Kelly Preston, al suo fianco da quasi un quarto di secolo» • «La vita è un gioco: va bene vincere, ma va bene anche perdere. La vera sfida consiste nel divertirsi sia da vincitore sia da sconfitto. Penso che ci siano due modi di prendere la vita come il lavoro: o molto sul serio o come un divertimento. Basta pensare ai calciatori: ci sono quelli che sono arrabbiati e non se la godono e quelli che hanno sempre il sorriso. Ma entrambi sanno che è un gioco. Io personalmente scelgo sempre di divertirmi» (a Renato Franco, Corriere della Sera, 15/2/2019)
Amori «Mi piace essere innamorato. E’ la mia sensazione preferita» (a Nancy Mills, il venerdì, 23/3/2001) • Dal 1991 sposato con Kelly Preston, attrice, otto anni meno di lui: «Ci siamo conosciuti nei primi anni Ottanta, lei era bellissima, ma era già sposata. La colpii perché me ne andavo in giro con due cani, un labrador nero e un golden retriever. Lei mi rimase impressa perché le chiesi com’era essere sposati. “Bellissimo mi disse, e non avevo mai sentito nessuno dare una risposta del genere. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto trovare una donna che fosse altrettanto felice di stare con me. Diventammo amici e la aiutai quando attraversò la fase buia del divorzio: essere così intimi ha finito per farci innamorare e poi sposare”» (a Consoli) • «È bella, elegante, educata, una ragazza d’altri tempi. Aveva girato il suo primo film, Daddy sitter, con me e Robin Williams a 8 anni, poi non aveva più voluto fare niente. Desiderava ricominciare e io l’ho incoraggiata» • Tre figli: Jett (1992-2009), Ella Bleu (n. 2000) e Benjamin (n. 2010).
Politica «Odio la politica, mi annoia e allo stesso tempo mi fa arrabbiare. La politica rovina tutto, sono solo opinioni: il mio punto di vista contro il tuo. È assurdo non poter esprimere la propria opinione senza che ne nasca uno scontro» (a Franco)
Fede «Non sarei sopravvissuto alla morte di mio figlio senza l’aiuto di Scientology» • Ha incontrato gli adepti della setta fondata da Ron Hubbard nel 1975 in Messico sul set di The Devil’s Rain • «Non stavo bene e la collega Joan Prather mi diede quello che fra i seguaci di Scientology è chiamato un assist. Mezz’ora dopo stavo benissimo, la cosa mi intrigò a tal punto che quando tornai a Los Angeles andai al mio primo corso di Scientology. Dopo la morte di Jett mi hanno aiutato moltissimo, mi sono stati sempre vicino, per due anni di fila qualcuno di Scientology era sempre accanto a me» • Nel 2015 ha preso le difese dell’associazione dopo l’uscita del documentario di Alex Gibney, Going Clear, che la criticava pesantemente.
Curiosità È alto 1 metro e 88 e pesa circa ottanta chili • • «A parte sparire nei suoi personaggi, cosa le dà piacere nella vita? “Più di tutto volare e pilotare i miei aerei. Qui a Cannes sono venuto con il mio Falcon. E poi mia moglie Kelly adora vedermi in uniforme”» (Consoli) • Nel 1992, per un problema all’impianto elettrico, il suo aereo andò in avaria. Lui riuscì a cavarsela e ad atterrare lo stesso, guadagnandosi i complimenti del National Transportation Safety Board. Oggi è insegnante di volo: «Ognuno deve trovare una strada per tenere attivi i propri sogni anche nel terzo capitolo della propria vita» • «Balla ancora? “Non tutti i giorni. Ma se voglio perdere peso prendo lezioni di danza quotidiane: non c’è niente che ti faccia tornare nella taglia giusta più del ballo. Non importa quale genere, classica, jazz, tip tap, tutto è divertente. È anche un ottimo antistress”» (Speroni) • «Oggi Tony Manero ballerebbe il tango di Pitbull» • «Gioco a tennis, e cinque volte alla settimana mi alleno con i pesi» (ibidem) • Gli piace il cioccolato. È per il fondente • Ammira l’attore Jim Cagney, Sofia Loren, i Beatles, Marlon Brando, Liz Taylor, Bernardo Bertolucci • Non gli piacciono i film della Marvel: «Non è una critica ma la verità è che non è un cinema per me. Mi piacciono le storie, i personaggi. Credo però che tutto l’intrattenimento sia valido se ha un effetto sulle persone, le ispira e le cambia» • A Los Angeles, ogni anno, c’è un evento in cui 20 mila persone sono disposte a pagare 275 dollari a testa per guardare Grease vestiti come Sally e Danny • «Che consiglio dà ai giovani che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo? “Quando fai un provino devi avere fiducia nelle tue capacità, devi essere deciso nel tuo approccio. La fiducia in se stessi è il primo passo fondamentale”» (Franco) • È ancora molto amico di Olivia Newton-John • «Ha avuto due nomination all’Oscar, le manca non aver mai vinto nemmeno una statuetta? “Ne parlavo proprio ieri con un mio amico. Spesso non ci si ricorda nemmeno di chi ha vinto l’Oscar. Lei sa chi lo vinse quando io fui candidato per La febbre del sabato sera? Oppure si ricorda chi se lo aggiudicò quando fui nominato per Pulp Fiction?”. In effetti no. “Eppure lei come il pubblico si ricorda di me. Alla fine sono gli spettatori con la loro memoria collettiva a decretare i vincitori”».
Titoli di coda Nel 2014, sulla spiaggia di Cannes, hanno proiettato Pulp Fiction per festeggiarne i vent’anni. «Mi ricordo che ho pianto, pensando a tutto quello che avevo passato in quei due decenni, nel lavoro e nella vita».