5 febbraio 2020
Tags : Guido Catalano
Biografia di Guido Catalano
Guido Catalano, nato a Torino il 6 febbraio 1971 (49 anni). Poeta. Scrittore • «Si definisce poeta professionista. E in questo paese di poeti che non leggono, è riuscito nel miracolo di esserlo davvero. Le sue sillogi si vendono a migliaia. Sul web è una celebrità. E nei reading che tiene in giro per l’Italia riempie le sale di un pubblico affezionato che addirittura paga per ascoltarlo, come farebbe con una rockstar. Certo, dalla sua, quando si esibisce, ha il physique du rôle del cabarettista, la voce giusta (da giovane fu cantante), il senso per il ritmo, le pause, le parole, magari un negroni accanto. Ma i suoi versi (liberissimi) pulsano di una grazia poetica, a metà tra le stralunate invettive di Bukowski e la surreale levità d’un Rodari. Molto, moltissimo centrati su se stesso e sull’amore impacciato» (Bruno Ventavoli, TuttoLibri - La Stampa, 6/2/2016) • Barba folta e scura • Erre moscia • Ha scritto sette raccolte di poesie – I cani hanno sempre ragione (SEEd, 2000), Sono un poeta, cara (SEEd, 2003), Motosega (SEEd, 2007), Ti amo, ma posso spiegarti (Miraggi, 2011), Piuttosto che morire m’ammazzo (Miraggi, 2013), La donna che si baciava con i lupi (Miraggi, 2014), Ogni volta che mi baci muore un nazista (Rizzoli, 2017) – e due romanzi – D’amore si muore ma io no (Rizzoli, 2016) e Tu che non sei romantica (Rizzoli, 2019) • «Grazie alla radio, in particolare Caterpillar, e poi Facebook, è diventato probabilmente il poeta vivente più amato dalle italiane: persino la scrittrice Michela Murgia, dedita a implacabili stroncature letterarie in tv, l’ha elogiato. Da anni le letture pubbliche dei testi di Catalano sono sold out, che siano al circoletto Arci di Lecce o all’Alcatraz di Milano […] I suoi libri di poesie han venduto decine di migliaia di copie e finiscono in classifica, suscitando non poche invidie tra i poeti laureati: “Una volta uno mi ha dato del ‘Criminale poetico seriale’. Lo ringrazio ancora, è una bella definizione. Mi ci son pure fatto la maglietta”» (Luca Mastrantonio, Corriere della Sera, 28/4/2017) • «È un caso. Un caso surreale» (Elena Lisa, La Stampa, 9/5/2014) • Ha 82 mila gregari su Facebook e 62 mila su Instagram (a febbraio 2020) • È stato ospite fisso della trasmissione di Camila Raznovich True Line (Mtv, 2005), di Barbareschi Sciock (La7, 2010) e di Brunori sa (Rai 3, 2018), il programma del cantautore Dario Brunori. Collabora con Smemoranda. Ha tenuto un blog sul sito del Fatto Quotidiano, ora scrive sull’edizione locale torinese del Corriere della Sera.
Titoli di testa «Volevo fare la rockstar, ma poi ho capito che non ce la facevo e ho ripiegato su “poeta professionista vivente”, c’erano più posti liberi» (a Mastrantonio).
Vita «Sono nato alle 8.50 del mattino / un 6 febbraio / era il ’71. / Faceva freddo e buio./ Cesareo / due settimane in anticipo. / Mi hanno sùbito operato di ernia inguinale / che chi inizia bene/ è a metà dell’opera» (da Curriculum vitae) • Figlio di un avvocato • «Mio nonno siciliano si chiamava Guido Catalano. Dunque il mio nome, che tra l’altro amo, deriva dall’antenato. Se consideri che mio padre voleva chiamarmi Orso Maria e mia madre Lucia, mi è andata veramente di lusso» (a Veronica Cenci, cronacheletterarie.com, 28/9/2012) • Guido da bambino vuole fare il mago o il portiere: «Alla Dino Zoff, ma mi si è bloccata la crescita» (a Mastrantonio) • A scuola arranca. «Mi hanno bocciato al ginnasio, mi rimandavano sempre in greco e latino... 6 anni orribili!» (a Mastrantonio) • «“Cantavo in un gruppo rock demenziale, più alla Skiantos che alla Elio. L’ho fatto dal liceo fino ai 26 anni, poi il gruppo si è sciolto, e non sapevo cosa fare. Alcuni dei testi che già avevo scritto sono diventati autonomi, e alcune delle cose che scrivevo funzionavano”. Formazione? “Lettere Moderne. Niente di artistico, fatta eccezione per Zelig, dove entrai al secondo turno. Andavo bene, ma non mi presero, non funzionavo su quei tempi lì, di tre minuti a sketch, e avevano ragione”» (Diletta Parlangeli, Il Fatto Quotidiano, 14/9/2015) • «Ho fatto il portiere di residence, il correttore di bozze, l’uomo che va nei tombini a prendere i numeri dei contatori dell’acqua, ho curato la rassegna stampa per un sito che si occupava di immigrazione, ho fatto inserimento dati in un database e poi ho fatto due mesi di militare che comunque mi davano una piccola paga solo che poi mi hanno riformato per ansia e depressione» (a Mastrantonio) • «La prima poesia? “A 23 anni. Si intitola Se io fossi scacco vorrei essere lo cabballo. Mi ero appassionato agli scacchi, pur giocando malissimo”. Il primo tour? “Nel 1999, in un locale di Torino, con un amico medico poeta, un contrabbassista e un sassofonista. Il pubblico reagì benissimo e non ho più smesso”» (Mastrantonio) • «Mi piace un sacco quando gli altri poeti s’incazzano come delle bestie, che l’idea di poeta professionista per alcuni è una bestemmia. È bellissimo. C’è stato un momento, era un mercoledì di inverno, che capii di essere il più bravo del mondo. A quel punto è stato un passo naturale cercare di camparci» • «Ho aperto un blog nel 2005 e ho capito la potenzialità incredibile della rete per farsi conoscere. È come uno che per tanto tempo è andato a piedi e, trac, si trova in automobile. Con i social, poi, la macchina è diventata un missile. Ho la fortuna che mi piace usarli, perché se me li facessi gestire da qualcuno non sarebbe la stessa cosa» (Ventavoli) • «“Mi vuoi bene?” / “Da ferire” / “In che senso?” / “Volevo dire da morire, ma forse è troppo” / “Cioè non mi vuoi bene da morire?” / “Ma no, è che ’sta storia della morte mi impressiona” / “Preferivo da morire” / “Potrei arrivare a volerti bene da disperdermi” / “Da disperderti?” /“Sì, sai, morti, feriti e dispersi” / “Ah” / “Sì, credo che potrei volerti bene da disperdermi” / “Sei strano tu” / “Da morire”» • «Una volta, quando mi dicevano che sta roba non è poesia, rispondevo che anche Montale andava un sacco a capo» • «Uno dei suoi format è la Poesia di fine rapporto, scritta per lasciarsi meglio di come ci si è presi. La sigla è Pfr» (Mastrantonio) • «“Mi piace che le poesie possano essere utilizzate in maniera pratica: per corteggiare, o quelle tristi, per lasciarsi”. Quali vanno per la maggiore? “Di questo libro Ci lasciavamo ogni quarto d’ora, una poesia d’amore felice, poi ci sono poesie storiche, come Teniamoci stretti che c’è vento forte: so che è stata letta più volte durante i matrimoni”» (Parlangeli) • «Sei affusolata / sei morbida / appuntita / mangi poco / non piangi / mi dici che io e te / non potremmo mai / far sesso frettoloso / di notte nei portoni / con le autoreggenti e i tacchi / perché/ non arriverei/ dove dovrei/ arrivare. / E c’hai ragione / se non che / quella piccola scala/ portatile che mi porto / sempre dietro / serve all’uopo. / Gli uomini ti vogliono / le donne ti amano / i gatti ti s’acciambellano / i bimbi ti saltellano attorno in girotondo / i caporali ti sussurrano / gli impiegati postali ti sorridono. / Ci lasciavamo ogni quarto d’ora / e poi ci venivamo a ritrovare dentro i sogni. / Sei prelibata / sei affettuosa / sei la mia allegria/ e la mia tristezza / sei una bellezza» (Ci lasciavamo ogni quarto d’ora) • Lo accusano di essere «la deriva della poesia italiana contemporanea», di fare «un cattivo servizio alla poesia e alla nazione» • «Il Jerry Calà della poesia italiana» (Davide Brullo, Linkiesta, 29/8/2017) • «Ognuno ha il suo stile: io non uso rime o metrica, la mia poesia somiglia quasi alla prosa e di questo spesso vengo anche accusato. Ho un registro ironico che spesso non viene accettato in ambienti più seriosi» (Alvise Losi, Libero, 15/3/2017) • «Per anni, è arrivato ai suoi reading con un trolley pieno di libri. Nel corso degli spettacoli informava il pubblico che avrebbero potuto gentilmente alleggerirgli il carico del rientro comprando i suoi volumi. Guido Catalano, ora, riempie i teatri» (Diletta Parlangeli, Il Fatto Quotidiano, 16/2/2017) • «Le contestano di avere un pubblico femminile. “Le statistiche dei social network confermano. Quando guardo quelle di Facebook, viene fuori che il mio pubblico è per il 70% di donne tra i 25 e i 35 anni. Per certi contenuti, il rapporto è anche maggiore”. Perché? “Scrivo poesie, e le donne ne leggono di più rispetto agli uomini. Come non bastasse, sono poesie d’amore”. Come avrebbe fatto senza internet? “Come facevo prima che ci fosse. Faticavo molto di più. Mi ricordo che andavo ad attaccare i manifesti delle serate, e poi cercavo di avvisare più persone possibile. Sms? No! Si poteva solo telefonare. Se usciva un articolo di giornale, bottiglie di champagne. Adesso, appena scrivo, mi leggono migliaia di persone”» (Parlangeli) • «Dopo averli snobbati, adesso i grandi editori li coccolano come star, fanno a gara per pubblicarli, fiutano i potenziali best-seller, scandagliano il mondo digitale per pescare i migliori o quelli che hanno maggior seguito. Del resto, una community mondiale da 700 milioni di utenti attivi al mese, 14 milioni solo in Italia, è una platea di lettori (potenziale) di tutto rispetto. Dunque Instagram, la piattaforma nata e pensata per diffondere immagini, oggi paradossalmente è il veicolo più efficace per propagare versi» (Emanuele Coen, L’Espresso, 20/8/2017) • Oggi è in tour permanente in giro per l’Italia. Riempie locali importanti, anche fuori da Torino, come il Monk Club di Roma, La salumeria della musica e il centro sociale Macao a Milano • «Amo il contatto con il pubblico e si creano situazioni simili a quelle del rock, per esempio quando ti chiedono un bis o di leggere la tua hit. E poi a me piace molto collaborare con musicisti. Ho potuto farlo con Dente, Brunori e Levante» (a Losi) • Sul suo sito vende gadget: ciabatte infradito con la scritta «Sai volare?» «No ma faccio salti altissimi», spille «Cintura nera di solitudine», magliette che recitano «Criminale poetico seriale» o «Ogni volta che mi baci, muore un nazista» • «Va bene il rock, ma la poesia non era il luogo della quiete? “Il silenzio, il silenzio teatrale, con un po’ di mestiere si può ottenere anche davanti a 1.200 persone”, assicura Catalano, che di sera calca i palchi e di giorno (e di notte) frequenta i social» (Coen) • «Non volevo diventare ricco e famoso da morto come accade a molti poeti. In realtà non sono ancora diventato ricco e famoso ma riesco a vivere di ciò che scrivo» (Ivic) • «I carmina a me danno panem, affitto, e taxi» • «Son poeta, ma non fesso» • «Ovvio che se prendi una poesia e metti online uno screenshot il risultato non è sempre di alto livello. A volte fa l’effetto baci Perugina. Mi hanno già dato del “poeta da cioccolatino”, ma se la Perugina mi contatta sono pronto a scrivere dei brevi testi per loro» (a Coen).
Consigli agli aspiranti poeti «Essere sinceri. Leggere molta poesia. Baciare molto e molto fare all’amore. Leggere ancora molta poesia. Usare i social in modo intelligente, divertendosi. Trovare una casa editrice seria non a pagamento. Andare in giro a leggere le tue poesie in pubblico. Farsi il mazzo» (a Mastrantonio).
Vita privata «Il primo bacio? “A un’età che non ci si crede. Io la dico, fate voi: 27 anni! Sul divano a casa dei miei; per fortuna non c’erano”. La prima volta? “Non lo dico neanche se mi pagate” […]. Qual è oggi la situazione sentimentale di Catalano? “Sono innamorato di una ragazza il cui nome finisce per ‘A’ e dentro il cui cognome c’è una ‘T’”. L’amore multiplo? “Mi fa orrore anche solo la parola poli-amore”. Il sexting? “Chiederò al mio elettrauto”. Una follia fatta per amore? “Andai a vivere per tutta la vita in Svizzera, per amore: son tornato due settimane dopo”. Proposte indecenti dalle fan? “Via Facebook, ma non le posso dire, tranne questa: una ragazza mi ha scritto che al suo ragazzo fanno schifo le mie poesie e lei continua a leggergliele”. La cosa più hot? “L’autografo su un seno”» (Mastrantonio).
Curiosità È alto un metro e 65 • «Ho perso 16 chili, ma anche perché stavo diventando ciccione» (Parlangeli) • «Non mi sento piemontese, e non capisco il dialetto. Ma non vivrei da nessun’altra parte. A Milano o Roma morirei di stress. Torino è a misura di me. Tranquilla, ma anche dura. Se ce la fai qui, fuori sarà una passeggiata» • Legge Prévert, Bukowski, Salinger, Stephen King, i fumetti di Charlie Brown e i racconti umoristici di Woody Allen • Ascolta De André, Battisti, De Gregori, la musica country e gli AC/DC. Tra Beatles e Rolling Stones preferisce i secondi • Non gli piace la letteratura erotica • Era teledipendente, da qualche anno non ha più la tivù • Ipocondriaco. «Mai cercare sul web una spiegazione a presunti sintomi di qualche malattia, ti viene subito!» • «Mi sento in confusione politica da sempre» • «Da piccolo i miei genitori mi portavano in piazza a vedere i comizi di Pannella. Mi portavo dietro una piccola seggiola di legno, così stavo comodo» (a Mastrantonio). Diciottenne, votò per il partito liberale. Ora non saprebbe chi scegliere. Non gli piacciono né Trump né Salvini: «Aborro gli estremisti che usano la paura per ottenere consenso» • Nel 2019 quelli di Google gli hanno chiesto di scrivere delle poesie inedite da far declamare a Google Home, il loro assistente vocale • Vorrebbe fare il paroliere. «Mi piacerebbe molto fare il Mogol della situazione, anche se non è cosa facile» (a Losi) • «Lo farebbe il giudice a X Factor? “Magari! Speriamo di arrivarci”» (Parlangeli) • «Mi sono innamorato quasi sempre / di ragazze con gli occhi chiari / tranne l’ultima che il colore non si capisce. / Venezia è bella / e io ci vivrei» (da Curriculum vitae).
Titoli di coda «Oggidì viene a essere peggiore la condizione dei libri perfetti, che dei mediocri. L’affaticarsi di scrivere perfettamente è quasi inutile alla fama» (Giacomo Leopardi).