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 2020  gennaio 30 Giovedì calendario

Biografia di Manuela Di Centa


Manuela Di Centa, nata a Paluzza, in provincia di Udine, il 31 gennaio 1963 (57 anni). Campionessa di fondo. Politico. Presentatrice televisiva • «La primadonna del nostro fondo negli Anni Novanta» (Stefano Semerarro) • Medaglia d’oro nei 15 e 30 km, argento nei 5 km e nell’inseguimento, bronzo nella staffetta 4x5 km alle Olimpiadi di Lillehammer (1994), bronzo nella staffetta 4x5 km anche ad Albertville (1992) e Nagano (1998) • «Ha sempre salutato vittorie e sconfitte con uno splendido sorriso. Ha conquistato sette medaglie alle Olimpiadi, sette ai Mondiali e due coppe del mondo con la grinta di una “regina di ferro” (questo era il suo soprannome) e la leggerezza di un elfo» (Valeria Gandus) • «Una delle prime dive azzurre» (Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport, 31/1/2019) • Già deputato della Repubblica per due mandati (dal 2006 al 2013, con Forza Italia, poi con il Pdl). «Mi ha chiamata direttamente Berlusconi» (Alessandro Trocino, Corriere della Sera, 10/11/2012) • Già vicepresidente vicario del Comitato olimpico nazionale italiano (dal 2005 al 2006) • Ha presentato un’edizione di Cominciamo Bene (assieme a Toni Garrani, Rai 3, 1999-2000), una di Linea Bianca – Storie di Montagna (assieme a Daniele Piombi, Rai 1, 2000-2001), e la serie Le mie montagne (Marcopolo, 2004). Ha partecipato come concorrente a Notti sul ghiaccio (Ra1, 2015), versione italiana del programma inglese Dancing on Ice • È stata la prima donna italiana a raggiungere la cima dell’Everest • Scrisse Gianni Mura nel 1994: «Mi sono innamorato di Manuela Di Centa, che mi rifiuto di chiamare Manu. Mi sono innamorato per un paio di frasi. “Mi sento giovane, dunque sono giovane” e “Ho dentro tutta la forza della mia terra”. La sua terra la conosco bene da quando Luigi Veronelli mi disse che il suo sogno era quello di essere seppellito a Pradumbli, vicino Prato Carnico, paese d’anarchici. Il suo sogno valeva il mio viaggio. Veronelli s’è innamorato pure lui di Manuela. La seconda volta che Manuela ha vinto ho pensato ai cjarsons. Sono dei grossi ravioli con un ripieno che può arrivare a 20 ingredienti, la ricetta varia da paese a paese, è forse l’unico piatto ricco di una cucina povera, e infatti nel Friuli benestante si parla di “cjargnel cence Diu”, senza Dio perché negli ultimi secoli la storia e il cielo sono stati avari. Ho pensato che Manuela aveva dentro un sacco di cose, era una gran donna-cjarson».
Titoli di testa Sua nonna, Irma Englaro, cavaliere di Vittorio Veneto, da ragazza fu una delle duemila donne della Carnia tra i 12 e i 60 anni, reclutate per portare sulla linea del fronte nelle loro gerle fino a 40 chili di rifornimento lungo chilometri di sentieri dove nemmeno i muli riuscivano ad arrivare. Affondavano con gli zoccoli nella neve, la pelle segnata dalle cinghie, esposte per lunghi tratti al tiro dei cecchini. Erano pagate una lira e mezza a viaggio (4 euro di oggi). Le diceva: «Non cambierei mai le mie medaglie con le tue» (da Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni, Mondadori, 2014).
Vita «Io sono una montanara» (a Marco Bonet, Corriere della Sera, 4/4/2018) • «Il rigore, la tradizione a casa Di Centa li conoscono bene. Sono all’antica, papà Gaetano (il fornaio “Tane” per gli amici) e mamma Maria Luisa» (a Mattia Chiusano) • Papà Gaetano, ora maestro di sci, è stato infatti campione di fondo e di corsa in montagna. È lui il primo insegnante di Manuela, che inforca il primo paio di sci a quattro anni • Con i fratelli, Giorgio e Andrea, gioca alle Olimpiadi invernali • Manuela è vivacissima, le piace andare a funghi e a far legna nel bosco. Il suo divertimento preferito è mettere nella carrozzina delle bambole la sua micia tigrata Bettina • Dice la mamma: «Le piaceva tanto recitare nel teatrino dell’Azione cattolica, preferiva il palcoscenico alle bambole» • Comincia a gareggiare a nove anni. Nel frattempo prende, senza entusiasmo, il diploma di «addetta alla segretaria di amministrazione». Prima di dedicarsi allo sport a tempo pieno lavora come aiuto tipografo. Vorrebbe fare l’insegnante di educazione fisica, ma all’Isef viene bocciata • «La sua carriera inizia precocemente: ha esordito in nazionale nel 1980 dopo essersi messa in mostra nelle categorie giovanili e due anni dopo è stata la rivelazione dei Mondiali assoluti di Oslo con un ottavo posto, mentre in quelli juniores ha conquistato un argento. Tuttavia, per incomprensioni con il presidente della Federazione italiana sport invernali (FISI) Arrigo Gattai, ha rinunciato alla nazionale, ritornando sulla propria decisione solo nel 1986, quando è rientrata nella Federazione» (Treccani, Enciclopedia dello Sport, 2005) • Nel 1988 è sesta alle olimpiadi di Calgary. Tre anni dopo, ai mondiali della Val di Fiemme vince un argento e tre bronzi • Non veste la divisa della nazionale, indossa completi che si è disegnata lei stessa «per esaltare la mia  femminilità» • «La mia storia è stata da esempio, vincere non mi bastava mai, io non cercavo il divismo, mi disegnavo le tute con le gonne, facevo ciò che mi piaceva» • Diventa famosa la sua rivalità con Stefania Belmondo, sei anni più giovane di lei • «È davvero femmina, questa Italia delle nevi tanto da sgomitare nelle sue gelosie. Perché in un fondo così piccolo non c’è posto per due. La gioia dell’una è il lamento dell’altra […] È un “Eva contro Eva” casereccio, valligiano. Ogni Paese ha i dualismi che si merita: gli Usa si tengano Kerrigan-Harding. Molto più affascinanti questi orgogli feriti da un piazzamento. Non girano miliardi dietro una medaglia d’oro della fatica, qui nessuno si sogna di sprangare la nemichetta: Di Centa e Belmondo, appena affettate nei complimenti reciproci, si affettano solo a colpi di silenzi, messaggi taglienti, recriminazioni e scuse. Tutto lecito. Tutto previsto» (Cesare Fiumi, Corriere della Sera, 14/2/1994) • «“Noi due siamo diverse in tutto, ma non esiste fra noi invidia o gelosia. Diverse nella personalità, lei piuttosto introversa, io estroversa forse perché mi piace godermi la vita, apprezzare ciò che la vita mi dà”. Anche se quella di una fondista comporta pesanti sacrifici? “Sì, tanto non mi pesano, anche perché ora so di poter essere competitiva”. Ma proprio non c’è nessuna invidia nei confronti della Belmondo, dei suoi successi, della popolarità che ha conquistato? “Ripeto di no, perché io resto la prima. O forse sì: invidio a lei e alle altre ragazze che fanno parte della squadra di Coppa del mondo di avere trovato un mondo maturo, organizzato, che gestisce noi atlete in maniera ben diversa rispetto al passato. Io ho dovuto lottare, bisticciare, minacciare per avere ciò. Loro se lo sono trovate bello pronto”» (Gianfranco Josti, Corriere della Sera, 11/2/1991) • «La sua è una carriera il cui diagramma assomiglia al tracciato di una tappa alpina del Giro d’Italia. La gloria e le "punizioni" corporali. Influenze, infezioni (all’ alluce), la disfunzione tiroidea hanno scandito i suoi campionati mondiali, ma lei ha sempre tenuto duro. Un giorno […] Manu Di Centa confessò: “Il dolore fa parte della mia vita”. Le venne fuori una risata storta, amara. Si spense subito» (la Repubblica, 13/12/1995) • Nonostante tutto, arriva alle olimpiadi di Lillehammer. In cinque gare vince cinque medaglie • «“Ero in forma, avrei vinto anche la sesta medaglia se ci fosse stata la sesta gara, ma alla vigilia della 30 km ero stanca morta, c’era tanto freddo. ‘Non ce la farò’ dissi. Tito Romani, lo skiman, mi disse: ‘Ma come, ci siamo allenati tantissimo allo Stelvio, ci siamo ammazzati di lavoro, abbiamo sofferto insieme e una regina come te si tira indietro? Assolutamente no’”. Manuela fu così oro nella 30 km così come 15 km tl, argento nella 5 km tc e combinata, bronzo in staffetta. E fece sua una delle due Coppe del Mondo (finendo 15 volte prima)» (Arcobelli) • «Non posso dimenticare la marea di 100.000 persone intorno a me a condividere quelle medaglie» • «Mi sentivo una colomba bianca» • Alla conferenza stampa dopo la gara, usa le parole di Modugno, «Mi sono detta: devi volare, volare, volare», e i giornalisti americani impazziscono • «La Belmondo stizzita dietro quei modi da maestrina gentile. “Cosa volete che dica? Non mi frega niente. Il mal di schiena mi ha distrutto”» (Arcobelli) • Manuela diventa famosa tra gli italiani: «Pippo Baudo mi volle al Festival di Sanremo, furono tutti emozionanti, quei giorni. Li porto nel cuore» • A Paluzza il parroco fa suonare le campane a festa • Manuela però continua ad avere infortuni e problemi di salute •  «Disse: “È troppo facile vivere una vita di sole gioie […] ho avuto tanto, tantissimo, anche io evidentemente devo qualcosa al destino”. Il destino è stato baro, per la Di Centa, dopo i trionfi di Lillehammer, dopo le cinque medaglie olimpiche, dopo la conquista della Coppa del Mondo due stagioni fa. Le sta riprendendo tutto con gli interessi. Sono due anni che Manuela tira avanti tra un malanno e un altro, un incidente e una malattia. […] i postumi della famosa operazione di Ferrara all’intestino (una mancata assimilazione del ferro), i dolori alla prima vertebra cervicale che l’avevano costretta a farsi visitare dal chiropratico belga Meerseman, persino uno stupido incidente in piazza del Duomo, a Milano […] durante una gara di ski-roll (per beffarda cronaca, vinta dalla Stefania Belmondo), una racchettata ricevuta che le aveva perforato il piede destro poco sopra l’attaccatura delle dita. Ora soffre di una perfida e profonda contrattura alla coscia destra. “Ogni tanto mi vien voglia di mollare tutto, però è solo un attimo, poi sono già pronta a riprendere, l’importante è non piangersi addosso”» (la Repubblica 1995) • «Ai giochi di Nagano del 1998 decisi che non avrei mai più indossato gli sci se non per divertimento: ho detto basta e ho promesso» (Fulmini, 27/10/2011) • «Mi ricordo quando a 35 anni ho smesso lo sport agonistico. Mi son guardata intorno e ho detto: oddio, e ora? Ma poi ho fatto la dirigente sportiva e la conduttrice tv» (Alessandra Trocino, Corriere della Sera, 10/11/12) • La mamma Maria Luisa, memore dei teatrini dell’Azione cattolica, se lo aspettava: «Però avrei voluto che lavorasse a Milano. Lì a Roma è troppo lontana» • In trasmissione, lei scura di capelli, sfoggia colpi di sole chiarissimi. Toni Garranti, suo conduttore, la ribattezza «yorkshire». Lei ribatte: «E non mi ha conosciuta quando, dopo aver lasciato lo sport agonistico, mettevo lunghe unghie finte dai colori sgargianti».
Vita privata «Quando prima di una gara le chiesero se si sentisse in forma, rispose: “L’importante è che lo sia il mio fidanzato”. Quel giorno vinse» (Vincenzo Cito, la Gazzetta dello Sport, 9/4/2014) • Due matrimoni. Il primo, a 18 anni, con un giornalista sportivo: quattro anni dopo erano già separati, finì con l’annullamento della Sacra Rota • Il secondo, nel 2004, nella chiesa di san Lorenzo di Rivo di Paluzza, con Fabio Meraldi, due anni più giovane di lei, valtellinese di Valfurva, guida alpina, campione di sci alpinismo • «Il loro primo legame è stata la montagna che li ha portati a progettare e poi a tentare l’impresa che sognavano da una vita: salire in cima all’Everest. Lei, in scalata classica, ci è riuscita raggiungendo la vetta il 23 maggio [2003, ndr]. Lui ci ha provato alla sua maniera tentando di salirci di corsa. Il tutto in meno di 24 ore, senza ausilio di bombole di ossigeno e di campi intermedi. Purtroppo ha dovuto interrompere l’impresa a causa del forte freddo e di un pericolo di congelamento (ma ha giurato che ci riproverà)» (Il Messaggero Veneto, 18/11/2004).
Vita pubblica «Per me la politica non è una passione, ma un impegno» (a Trocino) • Candidata la prima volta con Forza Italia alle europee 2004, non fu eletta • «“L’esperienza politica è dura, ma come diceva un mio allenatore quando mi lamentavo per la fatica, tutto torna sempre indietro e ogni cosa è tanto dura quanto bella” Chi è la sua Belmondo ora? “Non ho più una rivale come Stefania e mi manca, ma in realtà di rivali ora ce ne sono troppe, in politica è un tutti contro tutti senza esclusione di colpi” […] Berlusconi l’ha definita più vincente della Vezzali. “Lui parla sempre di getto, di cuore, la battuta ci sta, uno può aver vinto una sola medaglia ma essere più importante di uno che ne ha vinte dieci, nella vita non sono i numeri a contare ma in ogni caso paragoni non si possono fare”» (Maria Rosa Quario, Il Giornale, 1/2/2013) • Durante il suo mandato fece passare una legge per riconoscere le medaglie olimpiche come crediti formativi, un modo di aiutare gli atleti che frequentano l’università • Ricandidata anche nel 2013, ma Berlusconi prese troppi pochi voti perché fosse eletta anche lei.
Parenti Anche suo fratello, Giorgio Di Centa, è un famoso fondista. È stato portabandiera della nazionale olimpica italiana a Vancouver nel 2010 • L’altro fratello, Andrea, ha fatto carriera in banca • Suo cugino è Venanzio Ortis, mezzofondista medaglia d’oro agli europei di Praga dl 1978.
Curiosità «Quando entro in un taxi mi riconoscono e mi ringraziano, sono fiera della mia concretezza» • È alta 1 metro e 64, pesa 55 chili • Parla il dialetto friulano, l’inglese e un po’ di tedesco • Giornalista pubblicista • Ha preso una laurea triennale in scienze politiche nel 2014 e una magistrale nel 2017, e le hanno dato due master honoris causa in management dello sport (alla European business school nel 1999, a Ca’ Foscari nel 2014) • «Ha investito su un settore decisamente alternativo, comprando boschi e prati in provincia di Udine» (Alberto D’Argenio, la Repubblica, 16/3/2010) • È andata in pellegrinaggio a Medjugorje: «Io non vengo qui per ascoltare i veggenti, ma perché in questo posto ogni gesto, ogni incontro ti parla e ti invita a riflettere sulla tua vita» (Ignazio Ingrao, Panorama 18/6/2015) • Prende il sole nuda in alta montagna: «Mi piace tantissimo abbronzarmi così» • È convinta che il massimo della seduzione sia indossare un’aderente tuta da sci: «Alla faccia di scollature vertiginose e tacchi a spillo» • Non le piacciono gli uomini con barba e baffi • Odia il fumo e i fumatori • Dice di essere un disastro ai fornelli • Vegetariana quasi integrale, «mangio soltanto un pochino di pollo» • Il suo piatto preferito è la pasta in bianco, condita solo con olio e grana. La prendeva anche alla buvette della Camera, anche quando va fuori a cena: «Al ristorante mi faccio leggere tutto il menù, ascolto, poi ordino la mia pasta al grana» (a Giovanna Cavalli, Corriere della Sera, 12/2/2009) • Le sue uniche trasgressioni alimentari sono qualche bicchiere di Merlot e dolci secchi fatti in casa.
Titoli di coda Nella sua casa di Milano non tiene foto sul podio, né trofei. Però conserva gelosamente in parecchie casse i pettorali utilizzati in un trentennio di gare.