9 gennaio 2020
Quanto costerà a Harry & Meghan il divorzio dalla casa reale
I fan di The Crown, la serie tv sulla che spopola su Netflix e che sta facendo degli inglesi (e non solo) tutti esperti pseudo-storici di Elisabetta II, sono informati fin dalla seconda stagione che nel Natale del 1958, per la prima volta, la Regina allora fresca di corona, fece gli auguri Natale alla nazione in diretta tv dalle austere stanze del castello di Balmoral, edificio che pare uscito dalle fiabe di Walt Disney.
Da sempre, ogni anno, la casa degli Windsor si ritrova nel castello in Scozia, dove trascorre le festività. È più di una reunion familiare, è un rito regale che appunto per la prima volta 60 anni fa aprì le porte al mondo esterno. Ma il Natale del 2019 ha subìto un vulnus: i duchi di Sussex, il principe Harry e la moglie Meghan Markle, hanno dato forfait. La coppia reale ha preferito passare il Natale da soli negli Stati Uniti, il paese di lei: una decisione che aveva causato più di un mal di pancia a corte.
Ma era solo l’inizio. La sera dell’8 gennaio il mal di pancia è esploso in un’infezione. Con uno strappo clamoroso e senza precedenti al cerimoniale, non il primo, e a secoli di prassi costituzionale, la coppia reale
più paparazzata al mondo, anche per il physique du role di Meghan, ex attrice di origini afroamericane, ma anche quella più anti-conformista di Buckingham Palace, si sono fatti la loro Brexit. Non hanno aspettato il 31 gennaio, ma hanno deciso di divorziare dal casato degli Windsor. La cosa non stupisce i più attenti osservatori della real casa: dal primo strappo con la decisione di non vivere a Londra, a Kensington Palace; fino alla fuga negli Stati Uniti, Harry&Meghan si sono allontanati dalla tradizione. Ora si consuma la rottura definitiva.
Non è solo materia da esperti di diritto monarchico inglese e di cronaca rosa delle vicende di Buckingham Palace, la famiglia reale più seguita al mondo. Ma il “divorzio”, peraltro unilaterale stando alla risposta velenosa arrivata dai portavoce del palazzo reale, ha anche delle pesanti conseguenze economiche sul nipote di Elisabetta II. E pare un tema, mai successo prima, del conflitto di interessi di un reale della corona britannica.
Il Sovereing Grant
Gli Windsor sono una delle famigli reali più ricche al mondo: il loro patrimonio è stato stimato da Forbes in 88 miliardi di dollari. Questi sono i beni di loro proprietà. Da sempre però la Corona beneficia anche di un assegno pagato dal Governo: sono fondi che servono per spesare le spese di rappresentanza e ufficiali che i reali sostengono nel loro ruolo istituzionale. Il fondo prende il nome di Sovereign Grant (e nella sua forma giuridica attuale ò stato istituito di recente, nel 2012, con il Sovereign Act del 2011).
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Uccisione di Soleimani, i sette autogol di Trump in Medio OrienteCome funziona? La Regina è la proprietaria del Crown Estate, il fondo che è titolare di tutte i possedimenti della Corona. Ogni anno questo fondo genera dei proventi (da affitti di immobili, rendite agricole e terriere, ecc…): la Regina raccoglie l’incasso ma non lo trattiene per sé; lo gira al HR Treasury, il ministero del Tesoro. In cambio del gesto di generosità, il Governo a sua volta re-distribuisce una parte di questa somma alla real casa, sottoforma di stanziamento per il funzionamento della monarchia. Il Sovereign Grant ogni anno destina una percentuale fissa, che va dal 15 al 25%, delle entrate del Crown Estate. Nel 2018-2019 il fondo ha redistribuito ai reali 82 milioni di sterline, il 245 dei 329 milioni prodotti dal Crown Estate. Per l’anno fiscale 2020-2021 (i bilanci inglesi chiudono al 31 marzo, di qui la sfasatura temporale del doppio anno), la somma sarà di 86 milioni di sterline. Il tesoretto viene spartito tra i membri della famiglia reale per coprire i costi legati al ruolo istituzionale (la Regina è anche capo di Stato): dai banchetti ufficiali coi capi di governo (come quello appena offerto in occasione della Nato a Londra); ai viaggi di Stato, ai costi dello staff. Una parte del Grant spetta dunque anche a Harry e Meghan.
40 milioni di buoni motivi
Nella coppia reale, è Harry ovviamente il benestante: secondo il sito celebritynetworth.com che traccia i patrimoni dei vip, il Duca di Sussex ha un patrimonio di 40 milioni di dollari. Di questi, 10 milioni di sterline (circa 13 milioni di dollari) vengono dal lascito della madre: Lady Diana era depositaria di un trust che aveva intestato ai suoi due figli in parti uguali.
Al fondo della madre, Harry ha poi aggiunto l’eredità della bisnonna, Elizabeth Bowes-Lyon: la Regina Madre, morta nel 2002, avrebbe lasciato i suoi gioielli al bisnipote. Harry e il fratello WiIliam, inoltre, in quanto figli di Carlo, beneficiano anche di un’elargizione annuale da parte del Ducato di Cornovaglia. Il ducato è una grande tenuta agricolo-terriera: le sue rendite, da secoli, spettano al Principe di Galles e ai suoi discendenti. Attualmente il titolo appartiene al Principe Carlo e dunque, indirettamente, Harry riceve dal padre una somma del ducato, anch’essa destinata a coprire le sue spese. In più si aggiunge lo stipendio che Harry ha ricevuto negli anni da cadetto militare come capitano del British Army: circa 50mila sterline all’anno. Il patrimonio di Meghan è valutato invece circa 5 milioni di dollari.
Tagliando il cordone ombelicale con la corona, Harry e Meghan non avranno più diritto al Grant: secondo le fonti ufficiali il contributo del Grant copre appena il 5% delle spese della “ditta” Harry&Meghan. Dunque sembrerebbe una cifra marginale. Ma in realtà non è così. Dati ufficiali spacchettati per singolo membro della famiglia non esistono, ma è verosimile stimare che i due dovranno rinunciare a una cifra tra gli 1-2 milioni. Non solo: non godranno più dei benefit indiretti che spettano alla real casa. Per esempio, quando i due giovani sposini si sono trasferiti a Frogmore Cottage, il Grant si fece carico dei costi di ristrutturazione della dimora di Windsor: 2 milioni di sterline. In futuro, Harry e Meghan non beneficeranno di aiuti simili, ma dovranno vivere del solo loro patrimonio; e di eventuali attività professionali.