il Giornale, 9 gennaio 2020
Messi, Jordan, Borg: la carica degli omonimi
«Ma davvero la Pulce ha lasciato Barcellona?» È questa la domanda che ha invaso i social network quando l’IK Junkeren, club norvegese di terza divisione, il 23 agosto scorso annunciava urbi et orbi di aver messo sotto contratto Lionel Messi. Suvvia, siamo seri. È ovvio che si è trattato di una semplice boutade, dovuto ad un banale caso di omonimia che ha coinvolto l’adolescente Daniel Are Knutsen, la cui iniziativa di cambiare il proprio nome in quello del suo più grande idolo ha scatenato ironia tra i media e gli utenti social del mondo.
Quello che molti non sanno, è che Lionel Messi è solo l’ultimo dei celebri casi di omonimia. Da Borg a Pelè, da Muhammad Alì a Michael Jordan, sono infatti molti i nomi di coloro che hanno un nome identico a quello dei famosissimi. Del resto, le pagine sportive raccontano storie di eroi e antieroi. E dunque può anche capitare che si intreccino storie di miti e leggende con quelle di personaggi meno noti.
Uno dei casi di omonimia più singolari nello sport, è quello di non due, ma addirittura tre Roberto Ferrari: da una parte, il ginnasta che vinse l’oro nel concorso a squadre ai Giochi del 1920; dall’altra, lo sciabolatore che mise al collo, tra il ’50 e il ’60, otto medaglie tra olimpiadi e mondiali; ed infine, l’ex ciclista di Lampre e UAE Team Emirates che vanta un successo di tappa al Giro d’Italia e che da un paio di mesi ha appeso la bici al chiodo. Più eclatante è, invece, il caso dei tre Giovanni Invernizzi: primo fra tutti, c’è stato un canottiere oro olimpico nel 4 senza a Londra ’48; dopodiché ci sono stati due calciatori accomunati non soltanto dal medesimo nome e cognome, ma pure dal medesimo ruolo (entrambi ex centrocampisti di Samp e Inter) e dal medesimo numero di scudetti vinti (uno). Non ha conquistato scudetti come il suo omonimo, ma il maestro Antonio Conte, agli albori del ventesimo secolo, è entrato nella storia per essere stato il primo italiano a conquistare una medaglia d’oro nella scherma azzurra (la prima di una lunga serie...), nonché il secondo oro olimpico dello sport italiano, dopo quello di Trissino nell’equitazione. Finita qui con il gioco delle omonimie? Macché. Ci riferiamo, in particolare, al curioso caso dei Borg. Sappiamo tutti chi è Bjorn Borg, uno dei più grandi tennisti di sempre. Ma quanti possono dire di conoscere il Bjorn Borg delle piscine, svedese anche lui, capace di vincere due medaglie d’oro nei 400 e 1500 stile libero agli Europei di Londra del 1938? E fa specie sapere che una campionessa figlia di un’altra epoca come Marion Jones, due bronzi olimpici e due trionfi allo Us Open, ma soprattutto la prima donna non britannica a partecipare al torneo di Wimbledon, condivida lo stesso nome e lo stesso cognome di una delle sportive più discusse di sempre, quella Marion Jones dell’atletica leggera rea confessa di doping.
Altro caso di omonimia meno nota è quello dei due Alexander Volkov: uno è l’icona russa del tennis che nel 1991 ha vinto il suo primo titolo atp a Milano; l’altro è un cestista, con un passato a Reggio Calabria, che ha messo al collo l’oro olimpico a Seul per poi ricoprire l’incarico di ministro dello sport in Ucraina. Ma nessuno è mai riuscito a fare meglio delle due cinesi Li Na: l’una, tennista, trionfò nel 2011 al Roland Garros (in finale ahinoi contro la nostra Schiavone); l’altra, spadista, vinse nello stesso anno un oro iridato nella scherma ai mondiali disputati a Catania.
Ma la lista di nomi altisonanti è lunga e non finisce qui: per esempio, alcuni si ricorderanno del Michael Jordan della Brianza, quell’MJ omonimo di Air Jordan che giocò sui parquet del Belpaese e fu protagonista di una rimonta vincente in un Cantù-Treviso del 9 giugno 2006. Onde evitare di generare confusione e pasticci con il suo omonimo più famoso, l’ex campione del mondo di biliardo Eddy Merckx chiamato così dai genitori perché nato proprio nell’anno del primo trionfo al Giro d’Italia del Cannibale – adotta spesso il nome da nubile di sua moglie. Si sono invece perse le tracce dei calciatori brasiliani omonimi di Roberto Baggio, Michel Platini, Eusebio, Patrick Vieira, Diego Maradona Da Silva do Nascimiento (un nome a metà tra el Diez e O’Rei), del portoghese Pelè (visto all’Inter) o del boliviano Roberto Carlos. Per non parlare del nuovo Muhammad Alì, il pugile britannico omonimo di The Greatest sconfitto al primo turno ai Giochi di Rio 2016 e poi trovato positivo agli steroidi (peggio di così...). Nomen omen, il nome è un presagio, dicevano i latini. Lasciamo perdere.