Il Sole 24 Ore, 9 gennaio 2020
Due ministri nel palazzo di Trastevere
Dopo un matrimonio di quasi 12 anni, per la verità caratterizzato da tanti bassi e pochi alti, Scuola e Università stanno per lasciarsi. A sancire il divorzio sarà il Consiglio dei ministri in programma oggi pomeriggio con un decreto legge che, da un lato, porterà da 13 a 14 il numero di ministri con portafoglio del governo Conte-bis e, dall’altro, darà il “la” alla nomina dei due titolari in pectore: la sottosegretaria pentastellata Lucia Azzolina e il rettore Gaetano Manfredi. I quali – ed è la prima volta che accade – saranno chiamati a condividere lo stesso stabile. Entrambi avranno un ufficio nella sede del Miur di viale Trastevere.
È questo il primo risultato delle riunioni tecniche che si sono svolte nei giorni scorsi e che hanno posto le basi per la riorganizzazione del Miur. Azzolina, a cui andrà l’Istruzione, subentrerà a Fioramonti nell’ufficio al secondo piano che in tempi passati è stato di Benedetto Croce e Giovanni Gentile mentre Manfredi (Università e Ricerca) occuperà il terzo. Dove saranno ubicati gli uffici del suo staff.
A definire il costo dell’operazione “spacchettamento” sarà il testo definitivo del Dl odierno. Il testo di entrata al pre consiglio di ieri sera lasciava ancora in bianco la cifra. Per cercare di limitare al minimo l’impatto finanziario dell’operazione verranno ridotti i dipartimenti rispetto a oggi. Da tre si passerebbe a due, entrambi in carico al ministero dell’Istruzione. Che potrà avere, sempre per effetto della stessa bozza, fino a 23 direttori generali (capi dipartimento inclusi). Per università e ricerca non ci sarebbero invece dg ma un segretario generale e fino a un massimo di sei uffici dirigenziali generali. Ogni dicastero a quanto pare avrebbe poi un proprio capo di gabinetto. Con Luigi Fiorentino in predicato di restare al suo posto e continuare a occuparsi della parte Scuola.
Il provvedimento tratteggia poi una prima divisione di competenze tra le due amministrazioni. La “macchina” guidata da Azzolina si occuperà dei temi collegati alle scuole di ogni ordine e grado: dal personale, agli studenti ai programmi di studio eccetera. Con una novità non di poco conto: dovrebbe gestire anche gli Istituti tecnici superiori, nonostante si tratti di un ramo della formazione post diploma. Con una delega ad hoc che potrebbe essere affidata alla viceministra Pd, Anna Ascani. Manfredi invece, coadiuvato dal sottosegretario Peppe De Cristofaro (Leu), si concentrerà invece su università e alta formazione coreutica e musicale. Oltre alla Ricerca.
La strada che porta allo spacchettamento del Miur non si esaurisce con il decreto legge di oggi, e con la sua successiva pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Per far decollare le nuove strutture sono infatti necessari i regolamenti di organizzazione dei due dicasteri che vanno adottati entro il 30 giugno 2020. Nelle more, nel decreto legge è scritto che il personale degli uffici di diretta collaborazione è stabilito, transitoriamente, in 130 unità per il ministero dell’Istruzione e in 60 unità per quello dell’Università e ricerca.
Se tutto filerà liscio, Azzolina e Manfredi, completati tutti gli adempimenti procedurali-amministrativi, potrebbero giurare nelle mani del Capo dello Stato a inizi della prossima settimana.
L’insediamento ufficiale dei nuovi ministri farà ripartire i dossier sulle scrivanie. I due più urgenti riguardano la scuola, e sono l’indizione dei due nuovi concorsi per stabilizzare oltre 48mila cattedre e la partita del rinnovo del contratto del maxi comparto Istruzione e ricerca. Che, a dispetto del dicastero, al momento non sembra destinato a subire spacchettamenti.