la Repubblica, 9 gennaio 2020
L’iraniano che comanda la portaerei americana
Kavon Hakimzadeh, il comandante iraniano; Nawres Waleed, l’interprete iracheno; entrambi americani. La storia della sfida militare con l’Iran passa anche per le vite di questi due soldati, nell’America del muslim ban, il veto d’ingresso sul suolo Usa di cittadini di sei Paesi musulmani.
Hakimzadeh, il capitano “Hak”, nato in Texas da padre iraniano e madre americana, ha vissuto in Iran fino a 11 anni. Quando nel ’78 la Rivoluzione ha consegnato il Paese a un regime teocratico, la sua famiglia è scappata e si è rifugiata nel Mississippi. Kavon ha fatto una brillante carriera in marina, missioni in Iraq e Afghanistan, riconoscimenti e medaglie, e ora guida la Harry S. Truman, una portaerei a propulsione nucleare tra le più potenti del pianeta e la più importante dell’esercito americano ora schierata nel Nord del mare Arabico, al confine con il Golfo Persico, con la V flotta. Se l’Iran o uno dei suoi alleati nella regione attaccassero obiettivi Usa, la risposta potrebbe venire da qui.
In agosto, quando si è insediato al comando della Truman, il capitano ha raccontato al The Virginian-Pilot cosa significasse la sua carriera nella marina americana, una storia simile a quella di tanti iraniani arruolati nell’esercito Usa: «È certamente una testimonianza degli Stati Uniti d’America che un ragazzo di nome Kavon Hakimzadeh possa farlo». La Rivoluzione che aveva vissuto da bambino, disse, «ha molto a che fare con il motivo per cui ho deciso che volevo servire e fare questo lavoro».
Nawres Hamid, invece, 33 anni, era arrivato per altre strade a «servire l’America». Faceva l’interprete dall’arabo per l’intelligence e le forze speciali, negli ultimi anni sempre in Iraq, uno dei quasi 50mila contractor che gli Stati Uniti impiegano tuttora in Medio Oriente, ingaggiato dalla Valiant Integrated Services, una società basata in Virginia. Era nato in Iraq, ma dal 2017 era diventato cittadino americano. Viveva a Sacramento con la moglie e i due bambini. La sera del 27 dicembre è stato ucciso da un razzo sparato dagli iraniani su una base militare irachena vicino Kirkuk, che ospita i contingenti militari della coalizione globale contro l’Isis. «L’Iran ha ucciso un contractor americano», scrisse su Twitter Donald Trump il 31 dicembre. La notizia che ha scatenato la reazione americana.