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 2020  gennaio 08 Mercoledì calendario

Viadotti a rischio, il dirigente Mit: «Segnalo, nessuno fa nulla»

“La legge non dà potere a noi tecnici del ministero di interdire la circolazione quando un viadotto ci sembra pericoloso. Possiamo solo segnalarlo al concessionario. E più di una volta i nostri rilievi non sono stati ritenuti fondati. Allora… ci siamo sentiti in dovere di trasmettere i nostri rilievi alla Procura. Come è successo tra l’altro a Ivrea”. Nel panorama allarmante emerso dalle inchieste sulle autostrade italiane, l’ingegner Placido Migliorino è “l’eroe buono”. Il tecnico del ministero delle Infrastrutture che, pur con le armi spuntate, faceva le pulci alla sicurezza dei viadotti. Lo dimostra l’ormai famosa intercettazione sul viadotto Paolillo (Puglia): “Dobbiamo tenere a bada il mastino”. Ecco, era Migliorino. Nei mesi scorsi, l’ingegnere è stato incaricato dall’allora ministro Danilo Toninelli di compiere verifiche anche sui viadotti di Liguria e Piemonte (già si occupava del centro-sud). Uno dei primi grattacapi, racconta Migliorino, è stato il viadotto Bessolo, alle porte di Ivrea: “Abbiamo chiesto di interdire il traffico perché secondo le nostre verifiche era molto pericoloso. Una carreggiata era ‘crollata’, come si dice in gergo tecnico. Che non significa fosse venuta giù, ma che le travi erano incurvate, non avevano più elasticità. E alla fine abbiamo passato le carte alla Procura”. Chi gestisce quel tratto di A5? “La Ativa (Gavio)”.
Il Bessolo – dove adesso si realizzano interventi importanti con un impatto sul traffico – è uno dei tanti viadotti su cui ‘il mastino’ e la sua squadra hanno puntato il dito. Migliorino, che chiama per nome i viadotti di mezza Italia, aiuta il Fatto a stilare una mappa delle situazioni più problematiche (ne aveva scritto anche Maurizio Caprino sul Sole). Viadotti e tunnel interessati da controlli e limitazioni richieste soprattutto dalle Procure di Genova e Avellino e dal Ministero.
Partiamo dal Piemonte, dove gli interventi non sono stati richiesti dai pm: “Sulla A6, la Torino-Savona controllata dal gruppo Gavio, abbiamo parecchie situazioni delicate. Ci sono viadotti dove ritenevamo necessarie limitazioni del traffico e una distanza minima di cento metri tra mezzi pesanti. Avevamo ipotizzato la chiusura dello svincolo di Altare. Le misure prese dal concessionario a noi inizialmente sono parse insufficienti”. È la stessa autostrada dove a novembre è crollato il viadotto della Madonna del Monte (Savona). È soltanto l’inizio del calvario delle autostrade liguri: “Sulla A10 (Autostrade-Gavio) soprattutto nel tratto tra Genova e Savona i viadotti hanno problemi, ma c’è un discreto margine di sicurezza. Ci sono criticità sull’adeguamento antisismico”. La situazione della A26 (Genova-Gravellona, Autostrade) è nota: la Procura di Genova ha intimato ad Autostrade di chiudere per alcuni giorni la tratta e realizzare immediati controlli. Da mesi è un rosario di cantieri. Non va meglio sulla A7 (Autostrade) dove si sta intervenendo a tamburo battente. Ma il malato più grave, a sentire Migliorino, sarebbe la A12 (Genova-La Spezia, Autostrade e gruppo Gavio): “Qui la situazione è molto delicata. L’autostrada ha carenze di manutenzione e richiede riduzioni del traffico. Diverse strutture presentano degrado avanzato e il margine di sicurezza è minimo”. Come ricorda Migliorino in tante autostrade italiane i problemi strutturali si intrecciano con altri: “C’è la questione delle barriere antirumore (oggetto di un’inchiesta della Procura di Genova, ndr). Ora le barriere sono state smontate”, ricorda l’ingegnere, anche perché “non erano stati fatti i calcoli sull’azione del vento”. Non un dettaglio in una regione come la Liguria con tramontana a cento all’ora.
Spostandosi verso sud ecco il viadotto Montramito sulla bretella dell’A12 per Lucca, gestito da Salt (Gavio, vedi articolo a lato). Ci sono poi i provvedimenti della Procura di Avellino su una trentina di viadotti tra Napoli-Canosa (A16), Adriatica (A14) e Milano-Napoli (A1). Il problema sono le barriere di sicurezza non a norma. La procura di Avellino guidata da Rosario Cantelmo ne ha ottenuto il sequestro – e la chiusura della corsia bordo ponte, con conseguente restringimento della carreggiata – nell’ambito di una ‘costola’ del processo per la strage di Acqualonga (40 morti nel pullman dai freni rotti precipitato dal viadotto irpino). Una perizia, accolta dalla sentenza che ha condannato in primo grado anche i responsabili di tronco di Aspi, ha stabilito che i new jersey avrebbero retto all’impatto, se i sistemi di ancoraggio fossero stati correttamente manutenuti. Invece i tirafondi Liebig risultarono fradici dopo anni di incuria. Dopo l’incidente, Aspi ha sostituito i sistemi di ancoraggio delle barriere in mezza Italia con un metodo censurato dai consulenti dei pm e dai tecnici del ministero. Quei lavori, secondo i pm, avrebbero aggravato i problemi invece di risolverli. Di qui i sequestri contro cui Aspi ha presentato ricorsi. Nelle scorse settimane Aspi si è ‘arresa’ e si è adeguata, dichiarandosi disponibile alla sostituzione delle barriere. È arrivato così il dissequestro temporaneo per dieci viadotti tra la A14 e la A16. Il provvedimento è funzionale alla cantierizzazione dei lavori di sostituzione delle barriere, gestiti da Pavimental. Dunque, i disagi per la viabilità proseguiranno. Inoltre, in uno dei viadotti della A14, il Cerrano (alto quasi 90 metri), a dicembre il Gip aveva ‘rinforzato’ il decreto di sequestro aggiungendo il divieto assoluto di transito per i mezzi oltre i 35 quintali.
I tecnici del ministero hanno disposto limitazioni anche sulla A24 (Strada dei Parchi, gruppo Toto): per i mezzi pesanti sono previsti divieto di sorpasso e distanza minima di 50 metri. Non basta: “Si stanno compiendo interventi anche sulla tangenziale di Napoli e sulla A3 (Napoli-Salerno, gestita da Sam controllata da Autostrade)”, conclude Migliorino, “con limitazioni per i mezzi pesanti. Il ministero ha chiesto che fossero utilizzate delle “pese dinamiche”. In pratica delle bilance che in tempo reale calcolano il carico dei camion. Quelli troppo pesanti devono essere subito deviati su altri percorsi”. La sicurezza viene prima del traffico.