Libero, 8 gennaio 2020
David Hockney dipinge con l’iPhone
Dalla finestra della sua casa a Bridlington, nell’Est Yorkshire, David Hockney assiste al cambio delle stagioni, all’alba che rischiara il cielo, alle tenebre che inghiottono tutto. Vede la pioggia che bagna i vetri, la neve che copre il paesaggio, il sole che acceca. Lui, 83 anni a luglio, è l’artista più pagato al mondo. Dipinge da oltre sessant’anni e dal 2009 lo fa anche quando sta sdraiato nel suo letto. Non vuole perdere l’ispirazione, non ha intenzione di rimandare quell’atto creativo che gli consente di trasferire su un foglio bianco quell’attimo in cui immagini, colori, luci colpiscono la sua anima oltre che l’occhio. Che si tratti di un foglio bianco “digitale” poco importa. David Hockney, infatti, dipinge dal suo letto grazie ad un tablet, anzi più specificatamente un iPad, sul quale usa le dita come fossero pennelli. «Anche a Picasso sarebbe piaciuto l’iPad. Perché era il migliore. E usava gli strumenti migliori», chiarisce l’artista britannico chiudendo ogni polemica sull’uso della tecnologia nell’arte. Del resto può permetterselo: i suoi lavori sono splendidi, impressionistici, carichi di energia che con i consueti impasti di colori difficilmente si potrebbero ottenere: il risultato sono dei “Van Gogh” all’Lsd che ti portano direttamente nella sua mente, là dove le immagini che vede vengono elaborate cogliendo la bellezza di uno scorcio mattutino, o i movimenti della luce esterna durante il corso della giornata, le singole immagini ritraggono le vedute cangianti al di fuori della sua abitazione. I dipinti si soffermano sui dettagli: una pianta grassa posta sul davanzale, il riflesso di un bicchiere, bottiglie e vasi con fiori. Sullo sfondo come sempre il paesaggio, ritratto sotto nuvole grigie o al cospetto di un cielo mattutino color lilla.
CAPOLAVORI STAMPATI
Centoventi di queste opere create davanti alla sua finestra, tra una sigaretta e l’altra (ne fuma 40 al giorno e solo Davidoff che si fa portare dalla Germania) tra il 2009 e il 2012 sono diventate un prezioso volume The Window che esce oggi per i tipi di Taschen (228 pagine). Nell’introduzione Hockney spiega di aver iniziato nel 2009 con l’iPhone. «È un mezzo che ha il grande vantaggio di essere retroilluminato, e perciò permette di lavorare al buio», puntualizza. «Non dovevo neppure alzarmi dal letto. Tutto quello che mi serviva era l’iPhone. Più o meno da aprile ad agosto, quando il sole è a nord, se non chiudo le tende e non tiro giù le veneziane, il sole mi sveglia verso le quattro e mezza del mattino. Non avrei potuto mai immaginare di lavorare all’alba senza l’iPhone». Poi continua: «Il mio amico John metteva fiori differenti ogni due o tre giorni. Li ho disegnati con il pollice sull’iPhone. Poi quando nel 2010 è uscito l’iPad me ne sono fatto mandare immediatamente uno dalla California, sarà stato il primo in tutta Bridlington. Da allora ho sempre usato l’iPad, perché posso disegnare con una penna digitale e inserire più dettagli».
RINNOVARSI SEMPRE
Il risultato sono opere che brillano per bellezza e forza espressiva, dimostrando tutta la grandezza di un autore ancora capace di rinnovarsi. Del resto lo ha sempre fatto: dagli studi sperimentali sull’uso degli specchi e lenti nella pittura antica, è passato alla Polaroid. Poi alla fotocopiatrice e al fax fino ai sofisticati prodotti Apple. All’inizio era un gioco: inviava le immagini realizzate con il cellulare agli amici e ai collaboratori per sapere cosa ne pensassero. Ma con il tempo, colpito dal gesto e dalla velocità delle reazioni dei destinatari, ci ha preso gusto a dipingere in “digitale” e ha iniziato a creare vere e proprie opere d’arte, molte delle quali fatte en plein air come gli impressionisti, che sono finite in musei e gallerie. Ed ora perfino in un libro d’artista. Stampate in altissima definizione e disposte in sequenza cronologica, le opere di My Window formano infatti un libro che è esso stesso un’opera d’arte: curato da Hans Werner Holzwarth del volume ne sono stati stampati soltanto duemila esemplari di cui mille autografati da Hokney. Ciascuno è in vendita a 1.750 euro. Una cifra da capogiro, ma per le quotazioni di un pittore che ha visto aggiudicare da un collezionista privato all’asta, da Christie’s a New York, un suo dipinto a oltre 90 milioni di dollari dopo numerosi rilanci, non è poi così caro. La speranza è che Taschen decida – una volta esaurita la prima preziosa edizione – per una seconda ristampa, a prezzi più popolari, così da consentire a tutti, davvero a tutti, di godere di tanta bellezza.