il Giornale, 8 gennaio 2020
Le influencer del libro
E poi dicono il sessismo. Prendiamo la cultura, prendiamo i libri, prendiamo una tizia che si chiama Carolina Capria, voi non saprete chi è ma su Instagram – l’account è @lhascrittounafemmina – ha quindicimila follower. Bret Easton Ellis, tanto per intenderci, ne ha solo tre volte di più. Questa Capria è una book influencer, una nuova meravigliosa professione del nulla, e parla solo di libri scritti da donne. Immaginatevi il contrario, se un critico, un giornalista, uno scrittore, dichiarasse di parlare solo di libri scritti da uomini. Come se quelli di Virginia Woolf fossero libri scritti per le donne e quelli di Proust o Joyce per gli uomini. (Non so, vorrei far vedere questo account al mio amico Vittorio Sgarbi e solo per fargli urlare: Capria, Capria, Capria!).
Ma il punto dei book influencer è un altro, o meglio è sempre lo stesso anche fuori dalla Capria. È che sono tutte donne. Tipo Petunia Ollister, vero nome Stefania Soma. Quarantamila follower, più di Bret Easton Ellis. Influenza molto perché fa delle foto carine, ma così carine che non so descrivere. Prende i libri con delle copertine carine e li mette su un tavolo carino con un caffè carino, un cappuccino carino, una tovaglia carina, delle collanine carine, una teiera carina, tutti oggettini carini. Tant’è che lei stessa dice: «Tutto è iniziato nel 2015, la copertina del libro era bella, la tazza del cappuccino aveva lo stesso colore. Gli editori hanno cominciato a propormi titoli e le aziende di food prodotti». Donna Moderna (chi altri sennò, mica Alberto Arbasino) spiega: «Ha successo perché cura le foto in ogni dettaglio e allestisce un vero e proprio set, ha acquistato sfondi in pvc, tovaglie, piatti e tazze di grande effetto che abbina ai colori delle copertina». Sfoglio il suo Instagram e alla decima foto mi viene la nausea, mi viene perfino voglia di andarmi a rivedere i film accattoni di Pier Paolo Pasolini, che ho sempre odiato.
Invece Giulia De Martini è conosciuta come Julie Demar. Ha sia un canale Youtube che un account Instagram. Molto carina, anche lei posta foto carine, anche lei quasi sempre libri con cappuccino o caffè accanto (ti viene il dubbio che i libri siano solo un pretesto e il vero sponsor sia la Lavazza), come se i libri fossero delle tovagliette, ultimo postato con didascalia: «scrittura tagliente, senza filtri e mai pesante», e tu senza vedere la foto pensi stia parlando di Céline, di Thomas Bernhard, di me, invece no, è l’ultimo di Elena Ferrante. Che però in effetti per appoggiarci la colazione va benissimo.
Veronica Giuffré invece su Instagram è Icalzinispaiati, lei prende Elsa Morante e te la fotografa in un cesto di noci (carinissimo), prende un libro di Anna Folli e te lo piazza in un cesto di peperoncini (credo perché parla dell’amore tra Moravia e Morante, tutto studiatissimo, tutto carinissimo), Emanuele Trevi, toh, vicino a uno specchio d’epoca con cornice dorata, però su Paul Auster cade anche lei sulla tazza di caffè, comunque con una tovaglia sotto carinissima, e di tovaglie Veronica ne ha migliaia, tutte carinissime e intonate non solo ai libri ma anche alle tazze. Sua autodescrizione su Instagram: «Creator digitale. Faccio incontrare libri e persone. Sono molto social». A me sembra faccia incontrare libri, tazze e tovaglie, come tutte, però la seguono in tredicimila.
Insomma, di queste book influencer di Instagram ne ho viste decine, poi mi sono rimesso a giocare con Gipi a Call of Duty. Prima però sono stato attratto da Libriamociblog, perché gli influencer sono due, Chiara Bonardi e Matteo Taino. Trentamila follower. Ho pensato: c’è un uomo, magari influenza l’influencer donna e viene fuori qualcosa di diverso. Dunque: fotina carina con libro di Marina Colacchi Simone (non so chi sia, sarà una loro amica) tra candele rosse e lucine di Natale, carinissima davvero. Ultimo post sull’ultimo libro di Donato Carrisi (Carrisi è presente ovunque in queste book influencer, è il loro preferito tra i pochi maschi), fotografato vicino a dei muffin, l’immancabile tazza di caffè, e perfino un quadro incorniciato con tazza di caffè gigante (il sospetto che tutto sia un’operazione di marketing della Lavazza o della Nescafè cresce sempre di più). Sul libro Le ricamatrici della regina comunque la Bonardi e la Taino (pardon, il Taino), hanno dato il massimo: tanti rocchetti colorati di filo da cucire, carinissimi, una rosa bianca, anch’essa carinissima, e una tazza, stavolta di the, colpo di scena. Morale della favola e consiglio rivolti a tutte le commesse e vetriniste d’Italia: se vi siete stancate del vostro lavoro, andate su Instagram e diventate delle book influencer.