Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  gennaio 08 Mercoledì calendario

Mai dire contropiede

E alla fine, offeso a morte, Antonio Conte tuonò in tv contro Fabio Capello: «Ma la mia Inter non gioca solo in contropiede!». E si capì che il nobile sostantivo mutuato da Gianni Brera dalla tragedia greca (trattasi della seconda fase della danza del coro) è ormai una volgarità, un vilipendio lessicale all’estetica del bel gioco, forse addirittura all’etica del medesimo. Non è questione di lana caprina ma sostanza di un mondo in mutazione anche linguistica. Le parole per dirlo stanno cambiando forse illudendosi che, insieme, possano cambiare automaticamente le cose. Il Novissimo Vocabolario dal calcese all’italiano
va aggiornato. Se riusciremo poi a capirci è un’altra questione.
Ampiezza
Spalanca orizzonti ma di più il campo. È l’occupazione orizzontale dello spazio, naturalmente da attaccare. Per certi versi, è in opposizione alla verticalità. Anche nelle partitelle tra amici ormai si grida "ampiezza, ampiezza!".
Catene
Di destra e di sinistra a dispetto della fine della vecchia politica, indicano i blocchi di giocatori collocati in senso orizzontale o verticale su una fascia. Molto utili nelle partite da disputarsi sotto la neve, sono obbligatorie a bordo dal 15 novembre al 15 aprile.
Densità
Un abisso, volendo, anche filosofico, che tuttavia nel nuovo calcio di Guardiola, Klopp e Coverciano sta a indicare la presenza di più giocatori sul pallone in attacco per catturarlo (d. offensiva), o all’indietro per recuperarlo (d. difensiva). Sorella gemella della transizione, nelle aule dove s’insegna il nuovo calcio e ai microfoni che questo nuovo calcio vorrebbero divulgare, non può sfuggire la sublime eppure angosciante "densità offensiva in fase di transizione positiva". Per capire di cosa si tratti si consiglia di consultare il tardo Kierkegaard o sostare sul Grande Raccordo Anulare verso le cinque del pomeriggio.
Inerzia
Senza scomodare la tendenza di un corpo a conservare il suo stato di quiete, massima approssimazione della felicità sulla terra, qui ci si riferisce alla stagnazione del gioco che dev’essere spezzata da un’idea, un’abile giocata, un gol. Nell’antichità classica si raggiungeva l’inerzia attraverso la melina, che non era un piccolo frutto ma il frutto di una grande e noiosa scaltrezza. Oggi non c’è telecronista che non chieda di interrompere l’inerzia della partita: al che, immediatamente si vorrebbe agire sull’inerzia del telecomando.
Lato debole
Non è quell’area della psiche che porta il calciatore a superare i problemi d’identità tatuandosi dalla testa ai piedi, oppure pettinandosi come una ballerina del Bolshoi fidanzata con l’ultimo dei Mohicani, bensì la zona del campo dove non c’è il pallone, e di conseguenza (ma non è automatico) un minor numero di giocatori. Per evitare che questo procuri danni fatali, occorrono "calciatori d’equlibrio". Il più equilibrato di tutti era Andrea Pirlo.
Piedi invertiti
Figura non retorica e non priva di connotazioni gotiche o addirittura drammatiche (si va da Frankenstein alla bottega del canaro), nel calcio senza più freni semantici sta a significare un giocatore, destro o sinistro naturale, impiegato però sull’opposta corsia del campo non per sadica tendenza degli allenatori (sia chiaro che sono proprio costoro ad avere sdoganato il nuovo linguaggio, prim’ancora dei commentatori), ma perché il destro che gioca a sinistra o il sinistro che scorrazza a destra sapranno "tagliare" meglio il campo e, nel caso, rientrare e andare al tiro col piede giusto e in modo più imprevedibile. Effetti collaterali: con i piedi invertiti non si va sul fondo per crossare.
Possesso palla
Nella nuova religione "giochista" pare essere il Graal. Se hai la palla tu, non ce l’hanno gli altri. Che poi quella palla occorra infilarla in qualche modo nella porta avversaria, è secondario. Possesso non è sinonimo di successo, ma di ossesso. La sublimazione del possesso palla è stato il Barcellona di Guardiola, che ha prodotto però un esercito di epigoni senza le qualità tecniche di quegli interpreti, a volte essi stessi (lo diciamo? diciamolo!) non poco stucchevoli. Figurarsi gli imitatori. La religione del possesso palla produce, per mitosi o partenogenesi, la diffusione a spore delle statistiche, vera infezione di molte telecronache. Per una statistica interessante e forse persino utile, ne piovono decine di insopportabili.
Prospetto
Ormai sinonimo di calciatore, specialmente parlando di mercato, è allo stesso tempo il segno di una pericolosa involuzione psicologica: un prospetto senza prospettiva.
Quinti
Non si tratta, come si potrebbe pensare, del famoso proverbio ludico
"articolo quinto, chi tène ’mmano à vinto" , ma dei calciatori che si muovono sull’esterno del campo nella difesa a cinque, poi, di conseguenza e nello sviluppo del gioco, del centrocampo ancora a cinque. Se esistesse un padrino di battesimo dei quinti, costui sarebbe certamente Lele Adani. Si sappia, tuttavia, che se un laterale esterno (basso? alto?) viene ceduto sul mercato a gennaio oppure in estate, non si può parlare di cessione del quinto.
Ripartenza
In fondo è solo un contropiede che ha studiato al Cepu. Ma a differenza del suo ripudiato fratello, vorrebbe dare all’azione di contrattacco un senso più collettivo e meno occasionale. Se il contropiede poteva scattare anche in modo grezzo e fortuito, la ripartenza è scienza. Compresa la ripartenza intelligente, consigliata al rientro dalle vacanze per evitare i giorni di bollino rosso.
Transizione
Dà il senso dinamico di un’evoluzione, e discende direttamente dai cieli del basket (pallacanestro). Esistendo quella positiva e quella negativa, nel momento cioè in cui si avanza in attacco o si ripiega in difesa, equivarrebbe alla ripartenza: l’assassina del contropiede.