la Repubblica, 8 gennaio 2020
Il romanzo di Marc-Uwe Kling sulla vita dominata dall’algoritmo
Nel futuro presente di QualityLand gli umani parlano con gli androidi, gli arredi, gli schermi, le macchine e sempre meno con altri umani. Scalano like, partecipano ai sondaggi. Ma fanno pochi figli perché non hanno tempo e se li fanno, li vogliono con dna migliorato. Assicurando loro un futuro standard, successo, salute, sicurezza, il tempo a venire impiegato a rimanere connessi, vendersi i profili, incassare attenzioni. Evviva.
Nel futuro presente di Quality-Land gli umani sono imprecisi, emotivi, distratti e con la memoria clemente. Le macchine no, sanno tutto e non dimenticano. E siccome l’economia e la politica sono troppo complesse per gli umani, tocca alle macchine governarle, cioè agli algoritmi. I quali per vincere le elezioni non usano argomenti, che la massa non ha il tempo di capire, ma emozioni che tutti sentono. Per esempio prefigurando progresso e crescita per tutti, senza mai crisi, promesso. E una fornitura preconfezionata di diritti, compreso quello del voto che è libero, ma non segreto: se non hai niente da nascondere al tuo Quality Pad e quindi alla Rete, a cosa ti serve il segreto? Evviva.
quando gli umani mangiano, la Rete calcola i grassi e le calorie immesse. E quando fanno sesso conteggia quelle consumate, prevedendo punti omaggio o penalità alle rispettive assicurazioni. Nel futuro presente di QualityLand il mondo è diviso tra la media massa di inutili a basso punteggio e a basso reddito, la media classe di specializzati a medio reddito e i superricchi padroni dell’universo, cioè di tutto gli oggetti e i desideri del mondo.
Divisioni che generano consumi, aspirazioni, invidiabili modelli sociali. E dunque differenze non marginali. Ma che scompaiono e si riunificano sotto al generale bombardamento della pubblicità personalizzata, pervasiva, perentoria, indispensabile al nuovo equilibrio planetario, quanto l’aria climatizzata. E a rendere tutti quanti felici di comprare i milioni di gadget disponibili online, ordinarli, sostituirli al primo inciampo, proibito ripararli, archiviando le mode vecchie per assecondare quelle nuove, masticare desideri, deglutirli, per desiderarne ancora e ancora.
Tutticercando di riempire ilvuoto che invece si allarga, generando le piccole inquietudini che la vita ingloba e l’algoritmo ammette, tra uno spot e l’altro. Evviva. Se tutto vi suona più o meno familiare è perché la prossima vita che ci aspetta Mark-Uwe Kling, scrittore e performer tedesco, 38 anni, autore di questo QualityLand, bestseller da 700 mila copie vendute in Germania, l’ha cartografata volando a bassa quota in quella di oggi. Immaginando che i prossimi nodi scorsoi con cui finiremo per imprigionarci, li stiamo già alacremente fabbricando grazie ai nuovissimi algoritmi e alla nostra antica, svagata noncuranza. Creando quella intelligenza artificiale che si è appena messa al nostro servizio, per capovolgerci artificialmente al suo, questione di tempo. Evviva.
Libro altamente istruttivo. E insieme allegramente spaventevole. Doveogni personaggio è lasua funzione e il protagonista, Peter Disoccupato, un inutile a basso reddito, si incarica di un gesto che può trasformarsi nell’antico sassolino che inceppa l’ingranaggio universale, rifiutare un pacco che gli ha appena consegnato il drone di The Shop, la fabbrica di tutte le fabbriche, che per definizione non può sbagliare una consegna, nemmeno quella comicamente eccentrica di un vibratore fatto a forma di delfino rosa.
«Non lo voglio. Avete sbagliato la consegna e il mio profilo» dice, dopo mille peripezie, al supercapo di The Shop. Che gli spiega: «Impossibile. Se le concedessimo di cambiare il suo profilo, questo susciterebbe un senso di insicurezza che provocherebbe danni economici a lungo termine. E non possiamo permetterlo. Quindi il sistema non ha commesso errori. È per il bene di tutta la società. Deve capirlo».
È risalendo la corrente di quella consegna sbagliata, ma non annullabile, che esploriamo il nuovo mondo che Kling si è inventato sedendosi in mezzo a quello vecchio. Per forzarlo in una leggerissima distopia, meno allarmante di quelle fabbricate a caposaldo di un genere che ha già cavalcato l’intero Novecento delle Macchine, dell’Ordine, delle Burocrazie, da Orwell a Philip K. Dick, passando per La strada post nucleare di Cormac McCarthy e alMondo Nuovo di Aldous Huxley. Tutti libri ad alto tasso di nerissima paranoia, che in QualityLand si scioglie in paradossi mai troppo straordinari, discostandosi così poco da nostro mondo reale, da diventare un gioco sempre ironico sul presente. Compresa la trovata di pubblicare due versioni dello stesso romanzo, una per pessimisti e una per ottimisti, segnalate da due copertine diverse, dove sono «le interruzioni pubblicitarie» tra i capitoli a fare la differenza.
Resta l’allarme di guardarci dentro questo specchio quasi contemporaneo. Che non per nulla ha preso spunto, tre anni fa, dallo specchio nerodi Black MIrror, la migliore serie televisiva sul nostro prossimo futuro. Nel quale anche questo nuovo mondo di Kling – con i suoi letti e frigoriferi parlanti, le sue automobili che vanno da sole a riposare nei garage, i suoi androidi capaci di ogni gentilezza artificiale – diventerà una serie, già acquistata dagli stregoni di Hbo. Con pronta consegna a domicilio, il prossimo anno, impossibile rifiutarlo. Per parlarci di un futuro che sarà appena passato, evviva.