la Repubblica, 8 gennaio 2020
Lo smog causa danni anche al cervello
Un anno e due mesi: è quanto si vivrebbe di più nel Nord Italia se un vento benigno spazzasse via tutto l’inquinamento. Invece quel vento è bloccato a nord dalle Alpi. E nella penisola l’81% degli abitanti si ritrova in un’area che sfora i limiti di inquinamento fissati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (in Pianura Padana si arriva quasi al 100%). A causa (o concausa) dello smog ogni anno in Italia muoiono così 34 mila persone: quasi cento al giorno. Lo ha calcolato l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel suo ultimo rapporto sulla qualità dell’aria. E l’Agenzia europea per l’ambiente conferma: siamo il primo paese per decessi da biossido di azoto, uno dei veleni che veicoli e caldaie mescolano silenziosamente ai 10 mila litri d’aria che inaliamo ogni giorno.
Dapprima irritano i polmoni. «Non abbiamo bisogno di consultare i bollettini dell’inquinamento. Quando lo smog sfora i limiti, ce ne accorgiamo dall’aumento degli accessi al pronto soccorso per asma e altri disturbi respiratori, dai bambini agli anziani» spiega Francesco Blasi, professore di malattie respiratorie all’università di Milano e direttore della pneumologia del Policlinico. Dai polmoni le particelle inquinanti più minute (i famigerati Pm2,5) passano nel sangue. Lo stato di infiammazione che causano ai vasi sanguigni fa aumentare arteriosclerosi e rischio di infarto. «Il particolato più fine riesce poi ad attraversare la barriera del cervello. E crea uno stato di infiammazione anche lì» spiega Massimiliano Buoli, psichiatra, ricercatore dell’università di Milano. L’aria sporca arriva così a intaccare il cervello: «È un’osservazione recente. Noi stiamo per avviare uno studio su Milano per capire quanto l’inquinamento faccia aumentare i casi di depressione. Un’associazione è stata già osservata altrove. Livelli alti di smog fanno crescere gli accessi al pronto soccorso per i disturbi del comportamento».
Due anni fa una ricerca su The Lancet dimostrò che chi abita a meno di 50 metri da una strada trafficata ha un rischio più alto del 7% di finire preda di una demenza. «Dati meno solidi- aggiunge Buoli – mostrano un legame tra smog e autismo o disturbo da deficit di attenzione e iperattività». Il meccanismo comune a tutte le malattie da smog (vi rientrano anche diabete e osteoporosi) è l’irritazione. «Quando un tessuto si infiamma troppo – spiega Blasi – le sue cellule vengono distrutte. L’organismo cerca di rimpiazzarle accelerandone la replicazione. Questo, insieme alle sostanze cancerogene dello smog, fa aumentare anche il rischio di tumori».