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 2020  gennaio 08 Mercoledì calendario

Intervista a Rita Pavone

«Mi hanno chiamata per cantare e non per rappresentare una parte politica nella quale non mi riconosco perché non mi riconosco in nessuna parte politica». Lei, signora Pavone, è una memoria italiana, un’artista che somiglia a una poetica, quella del fanciullino di Giovanni Pascoli in versione, però, femminile. Ed è anche la ragazza-maschietto che negli anni sessanta smontava la donna tutta curve e tutta permanente. Come può accettare che quel Gian Burrasca sia oggi sospettato di razzismo e che "Viva la pappa col pomodoro" sia diventato un inno sovranista?
«E difatti non lo accetto e penso, in grande schiettezza, che tutti gli italiani sanno che non è vero, anche quelli che mi attaccano per motivi che con me non hanno nulla a che fare. Le aggiungo che io sono spaventata dalla politica, che non so usare bene i social e dunque cado nelle trappole più stupide.
Vedo una cosa che mi piace e lo dico in modo avventato. Ne vedo un’altra che non mi piace, e allora seguo il mio umore e mi butto senza pensare troppo alle conseguenze che in Italia diventano marchi d’infamia. Ma davvero qualcuno pensa che io possa coltivare simpatie razziste?
Non scherziamo. E persino mi dispiace parlare di queste cose. Del resto mi spieghi lei come si fa a parlarne, come si può mostrare il proprio cuore senza esporlo agli sciacalli? Per esempio, io faccio beneficenza ma mi vergogno a dirlo».
Cosa invece è sicura di poter dire?
«Che sono felice di tornare a Sanremo. E credo nella mia canzone e nella mia voce che a 74 anni è ancora limpida … Perché devo stare qui a difendermi da accuse che non merito?».
Però qualcosa l’ha detta sui social. Di Greta scrisse che…
«…scrissi una cosa orribile. Scrissi: "Quella "bimba" con le treccine che lotta per il cambio climatico, non so perché ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror". Lo scrissi quando non sapevo che aveva la sindrome di Asperger, e lo scrissi come a volte capita sui social, così, senza riflettere, usando il twitter come lo usano i peggiori. E chiesi scusa. Ho ripetuto tante volte che fu una gaffe enorme, un errore del quale mi sono pentita, ma del quale ora non riesco a liberarmi. Continuano a dipingermi come una carogna, come quella che odia Greta, e come se davvero mi piacesse chiinquina l’aria e sporca il nostro Pianeta».
Da allora ha deciso di non rispondere a domande sul clima e, più in generale, sulla politica?
«Si. Perché le domande sono sempre tendenziose. Basta un dettaglio per inchiodarmi a un pensiero non mio. E io voglio invece continuare a essere giudicata per le canzoni che ho cantato e per quelle che canterò.
Risponda lei a me: un’artista in Italia ha il diritto di non schierarsi, di tenere per sé le sue idee, e di temere di essere travisata, usata e deformata?».
Ce l’ha. Lei non ha torto e io non le tendo alcuna trappola.
Forse però, se vuole, può dire agli italiani cosa pensa di Rula Jebreal.
«Tutto il bene del mondo».
E sa che era stata esclusa per motivi politici.
«Ho letto tante cose. Io non escluderei mai nessuno. Di me lei deve scrivere, per favore, che sono liberale. Questo almeno è chiaro: liberale vuol dire che credo nella libertà».
Cosa dice agli italiani che pensano che lei sia stata chiamata all’ultimo momento per riequilibrare? Rula Jebreal e Rita Pavone come par condicio destra-sinistra. E magari senza che lei neppure lo sapesse.
«Credo che lo pensino solo i più tendenziosi. O forse nemmeno loro lo pensano. Lo dicono, ma sanno che non è vero».
E perché lo dicono?
«Credo perché Salvini espresse un giudizio positivo su di me. E vuole che me ne dispiaccia? Anche Togliatti era un mio fan e veniva ai miei concerti. Avrei dovuto rifiutare le lodi di Togliatti? E ora dovrei rifiutare quelle di Salvini?
State sicuri che io non ho santi protettori. Se li avessi non sarei rimasta fuori da Sanremo per tutti questi anni. E non sto dicendo che sono stata discriminata e che i santi protettori li hanno tutti quelli che invece cantavano. Credo che le mie canzoni non siano piaciute ma sono convinta che si sbagliavano, che io non meritassi l’esclusione per tutto questo tempo: 48 anni.
Come se fossi morta. Eppure il mio nome è importante nella musica italiana».
C’è un esercito di artisti, anche grandi artisti, che entrano nell’ombra magari perché il mondo è cambiato, perché il tempo è polveroso. Non c’è ragione di offendersi. Gli spagnoli dicono: "agua pasada no mueve molino". Magari per paradosso lei è stata danneggiata proprio da quella sua enorme popolarità. È possibile che Gian Burrasca le si sia rivoltato contro. Poi però capita a tutti che l’occasione si ripresenti. E dunque adesso torna a Sanremo. Merita gli auguri di tutta l’Italia. Ma rimane vero che l’hanno ripescata all’ultimo momento e durante una tempesta politica.
«Non è quello che mi hanno detto.
Mi hanno detto che il mio nome era rimasto coperto, che ero stata scelta ma che non stavo nell’elenco che qualcuno ha passato ai giornalisti. Del resto com’è vero che per 48 anni io non sono stata discriminata, è altrettanto vero che ora non sono stata favorita. E vedremo quanto vale la mia canzone e quanto valgo io.
Artisticamente mi sento in una forma smagliante. E in quanto alla tempesta politica c’è qualcosa di ridicolo e anche di meschino nel pensare che questa tempesta si spenga o si accenda coinvolgendo Rita Pavone».
Non voglio inquisirla, mi creda.
Ma qualcosa sui porti che Salvini chiudeva agli immigrati, lei l’ha detta. Il giudizio di Salvini fu artistico o politico?
«Io ho criticato, di cuore e d’istinto, un gruppo che era venuto a cantare in Italia e parlava male dell’Italia. Se questa è politica, allora la rivendico, rivendico quel mio umore. Ho cantato in tutto il mondo e ho sempre avuto rispetto e pudore. Non ho mai insultato chi mi ospitava, qualunque cosa ne pensassi».
Ricordiamolo: i Pearl Jam durante il concerto all’Olimpico dedicarono "Imagine" di John Lennon ai migranti: Vedder cantava e il maxischermo rilanciava l’hashtag #apriteiporti. La sua reazione - li invitò a farsi gli affari loro - fu patriottica o sovranista?
«Faccia lei, scelga lei la parola giusta, ma non mi imprigioni nelle parole. E si ricordi che io sono Rita Pavone, una cantante, una memoria come dice lei, con le mie passioni che cambiano di volta in volta ma hanno alcuni punti fermi: sono una brava persona, non faccio mai male a nessuno anche quando – qualche volta - penso male di qualcuno. Perciò io la direi così: ogni tanto perdo la pazienza perché amo il mio Paese, anche se vivo in Svizzera. E forse lo amo di più proprio perché vivo in Svizzera».
E perché vive in Svizzera?
«Perché in Italia non potevo sposarmi. Non c’era il divorzio, allora. E sono grata agli svizzeri di avermi permesso di sposarmi, di avermi accolto. Ora ho il doppio passaporto. La Svizzera è la mia casa, lì c’è la mia famiglia, i miei figli, mio marito. È politica vivere in Svizzera? Ci vive Mina, ci vive De Benedetti. Forse anche loro amano di più questo nostro Paese perché vivono fuori».