ItaliaOggi, 8 gennaio 2020
Emigrano anche i tedeschi
Anche i tedeschi emigrano. Dal 2010, se ne sono andati 1 milione e 800 mila, pari agli abitanti di una città come Amburgo o Monaco. La cifra reale è superiore perché vengono registrati solo coloro che comunicano all’anagrafe di vivere stabilmente altrove. Ma i motivi sono in gran parte diversi da quelli che spingono a partire i giovani italiani. Il mio, ovviamente, non è un sondaggio di opinione, ma ne continuo a incontrare parecchi a Berlino, e tutti confidano di essere venuti per frustrazione e disperazione: a casa non avevano prospettive per il futuro, e in molti si sono illusi di trovarle in Germania. Sono ben diversi dagli emigranti degli anni sessanta, che partivano con un contratto in tasca, oppure contando sulle raccomandazioni di parenti e amici che li avevano preceduti.Oggi partono quasi alla ventura, e molti hanno un titolo di studio in tasca. Purtroppo quasi sempre quello sbagliato. Che chance può avere un diplomato (laurea breve) in scienze politiche, in lettere, o in legge, e spesso senza conoscere bene la lingua locale? E tutti finiscono per cadere vittime della nostalgia, leggo le loro richieste sul web: dove trovare i tipici dolci natalizi calabresi o siciliani a Berlino? Della città che li ospita piace ben poco, e finiscono per accusare i tedeschi del loro fallimento. Laureati, a volte, che si esprimono male persino in italiano. Sono le vittime di un sistema scolastico sbagliato.
I tedeschi che espatriano hanno in tasca un titolo di studio, sono il 57% contro una media del 24. Si arriva alla laurea a un’età superiore a quella italiana, e gli emigrati con diploma hanno dunque in media 37 anni, sono in maggioranza sposati e con figli. La loro è una decisione ponderata e condivisa dal partner. Secondo un sondaggio di opinione, solo il 18% parte perché deluso dalla Germania. Come è scontato, al primo posto troviamo le migliori condizioni economiche (il 58%), o la prospettiva di far carriera una volta tornati in patria. Un giovane uscito da un’università tedesca è richiesto all’estero, e gli stipendi sono spesso superiori, come in Svizzera, che è al primo posto tra le mete preferite, scrive Die Welt, e dove negli ultimi dieci anni sono andati a vivere in 200 mila, contro 127 mila in Usa, 108 mila in Austria, e 82 mila in Gran Bretagna. In media, chi emigra guadagna circa 1.200 euro al mese in più, 14 mila all’anno. Partono per motivi familiari o legami sentimentali, condividendo le scelte del partner (un buon terzo). I motivi addotti possono essere più di uno.
Molti emigrano attratti proprio dallo stile di vita diverso, per non dire esotico. Per rispettare i luoghi comuni, anche per il clima: i paesi del Mediterraneo li attraggono per il sole, e per il cibo, e per le usanze locali meno rigide di quelle tedesche. E quasi mai ne rimangono delusi, disposti ad accettare anche i difetti. In qualche caso perfino le condizioni economiche sfavorevoli. Conosco un giovane medico che ha preferito lavorare in un ospedale in Sardegna, superando immani difficoltà burocratiche, parla un ottimo italiano, riuscendo perfino a capire e a farsi capire dai pazienti che parlano in dialetto. Guadagna di meno, e non si lamenta. Si sente più realizzato che a Berlino.
Lui non intende ritornare, ma la grande maggioranza di chi emigra non lo fa per sempre. I tre quarti hanno pianificato un’esperienza all’estero per qualche anno, e non tornano a casa delusi.