ItaliaOggi, 8 gennaio 2020
Periscopio
Invece dei battacchi certe campane scuotono mattocchi. Dino Basili. Uffa News.
Sono alto 1,90, ma Pannella era più alto. Massimo Bordin, già curatore della rassegna stampa di radio radicale (Francesco Merlo). il Venerdì.
L’appellativo di Pierfurby non mi offende. Lo coniò Cossiga. Ma direi che furbo non lo sono mai stato. Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera. (Concetto Vecchio). il Venerdì.
Vidi la folla passare come una mandria felice da una parte all’altra del Muro di Berlino appena sbrecciato. Mi spostai nella zona britannica. I soldati inglesi avevano montato delle tende e offrivano tazze di tè e mappe della città ai tedeschi dell’Est. Restai una settimana a scattare foto. Lorenzo Capellini, fotografo (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Marco Travaglio fornisce una rubrica che esce sul Fatto quotidiano di lunedì. Si intitola «Ma mi faccia il piacere». Ritaglia titoli e frasi utili per essere infilzate nel suo spiedo. Fare le pulci agli altri è un mestiere che richiede faccia tosta. Esigerebbe anche un minimo di onestà intellettuale. Trinciando qua e là si può riuscire a ridicolizzare chiunque. Renato Farina, Libero.
Mai manovra economica fu più ondivaga dell’attuale. Tasse annunciate, cancellate, rimesse, sospese. Nessuna direzione specifica per l’Italia 2020 e Giuseppe Conte, più asino in mezzo ai suoni che capo del governo. Per sentirsi guidato, un Paese ha bisogno di un leader e di un programma. Meglio insieme, ma o l’uno o l’altro sono indispensabili. In una sola circostanza, la Repubblica ha assaporato il felice abbinamento: con Alcide De Gasperi, l’8 volte presidente del consiglio (1945-1953). Ci agganciò all’Occidente e alle libertà economiche, escluse i socialcomunisti dal governo e risollevò l’Italia dalle macerie. Giancarlo Perna. la Verità.
I paradisi fiscali contro i quali lottiamo non sono a Panama, alle Cayman o nelle isole Vergini, ma in Europa e adottano l’euro. Ecco perché sollecito a far pagare le tasse alle multinazionali come Apple nei Paesi in cui lavorano. Simili politiche incidono sulle possibilità di crescita dei Paesi. Basti ricordare che negli ultimi cinque anni il prodotto interno lordo italiano è cresciuto solo del 5%, mentre il Pil dell’Irlanda del 65%, del Lussemburgo del 16% e dell’Olanda del 12%. L’Europa deve ritrovare un autentico spirito di solidarietà, anche attraverso politiche di sostegno ai singoli Paesi che però non si traducano in distorsioni del mercato del lavoro». Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust. (Alessandra Puato). Corsera.
Fare figli, in qualche modo, vuol dire scordarsi di se stessi, ma noi non abbiamo più questa capacità, questa propensione: la ragione non sta in una dimensione economica, si tratta innanzitutto di un fatto emotivo. Siamo dediti a noi stessi, siamo ricolmi di narcisismo egoistico e in definitiva siamo incapaci di un rapporto con l’altro. Siamo così soli dentro, che preferiamo investire nel breve periodo. E siamo single anche per questo. Ecco perché il problema della denatalità non lo si affronta con bonus bebè o sostegni materiali alle famiglie. Giuseppe De Rita, presidente del Censis. (Alessandro Fulloni), Corsera.
La parola che mi inquadra meglio con Craxi è compagna. Compagna in un pezzo difficilissimo e crepuscolare della sua vita, che però proprio per questo è stato pieno di momenti autentici. Craxi ha reagito alla perdita del potere in modo sorprendente: spogliato del ruolo, della iper-responsabilità, ha ritrovato il gusto delle cose semplici. Tutti lo immaginavano abbarbicato al fax, a difendersi dagli attacchi, a rintuzzare la valanga d’accuse che gli cadeva addosso, ma è un’immagine sfuocata. Me lo diceva spesso anche lui. Patrizia Caselli, compagna di Bettino Craxi (Alessandro Penna). Oggi.
A che cosa serve la danza? (Si ripete la domanda e ci pensa). «A essere dentro il proprio corpo. La maggior parte delle persone è limitata, perché non sa esternare i sentimenti con il movimento. I ballerini sono gli unici esseri umani interi: per esprimerci usiamo fisico, mente e spirito. Aver reso felice il pubblico mi dà la certezza di non aver vissuto inutilmente». Susanna Egri, ballerina, 93 anni. (Stefano Lorenzetto). Corsera.
«Per licenziare un giornalista», spiegò la segretaria di redazione, «bisogna che venga sorpreso con un coltello in mano mentre tenta di sgozzare il direttore! Il nuovo direttore spostò Scoopy alla cronaca giudiziaria, finché il matto confuse l’imputato, un rapinatore recidivo, col difensore d’ufficio: immagina, era l’avvocato Cavazzoni, ricco e famoso, una potenza, e scrisse anche che il Cavazzoni era stato condannato a tre mesi per aver rubato una trapunta da letto a una vedova. Me li ricordo ancora gli occhi dell’avvocato quando arrivò qui al giornale pretendendo una barca di milioni...». «E neanche allora ci fu il licenziamento?». «Il direttore ci provò. Convocò il Comitato di redazione, Cdr, (che è il sindacato dei giornalisti della testata) e invocò la giusta causa per licenziare Scoopy. Il Cdr accettò a patto però che i livelli occupazionali fossero immediatamente restaurati con l’assunzione di due redattori, uno socialista e uno democristiano e la promozione a caposervizio di un comunista... Non se ne fece niente». Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia, 1991.
Di notte, rincasando a Madrid dai bagordi in lupanari , Francisco de Quevedo, passando per calle del Codo, del Gomito, ci faceva regolarmente sosta per alleggerirsi la vescica. Orinava sempre contro lo stesso edificio. Snervato per le recidive minzioni, chi viveva lì dentro decise di piazzare su muro una santa croce. Ma il giorno dopo scoprì che, come dissuasore, non aveva funzionato. Inviperito, l’abitante aggiunse la scritta: «Non si piscia dove ci sono croci». E l’indomani, oltre al solito rivolo, trovò la replica: «Non si mettono croci dove si piscia». Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza, 2017.
Tutta la lettiga è carica di bottiglie e bicchieri, e flaconi, e anche di molti giocattoli tipicamente romani: fasci littori di panno lenci, quadrighe con le rotelle e la chiavetta per la carica, un Giove che fa le scintille, un Colosseo della bambola, una Didone che mostra la lingua di gomma sotto una mascherina decorata a lacrime di brillantini, un Vittoriano di marzapane, un Duce di cioccolato, una lupa che muove la testa su e giù e (schiacciata) fa il latte sopra un Romolo e un Remo che spremuti, fanno, l’uno cri tì e l’altro pipì. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1969.
I fanatici vivono di dogmi, come gli avvoltoi di carogne. Roberto Gervaso. Il Giornale.