la Repubblica, 8 gennaio 2020
Il nuovo profilo della Destra
Dal declino di Berlusconi all’ascesa di Meloni di Piero Ignazi I l panorama della destra si sta riconfigurando. Al declino, irreversibile, di Forza Italia corrisponde non solo la crescita della Lega ma anche il rafforzamento di Fratelli d’Italia, ormai proiettata sopra il 10%. Per un certo periodo, culminato con le elezioni europee dell’anno scorso, sembrava che la Lega egemonizzasse tutto lo spazio di destra. Ora, il momento di grazia sembra passato, e l’affanno di Salvini in Emilia Romagna lo evidenzia. Ma se il leader leghista rallenta, Giorgia Meloni accelera. Si profilano all’orizzonte due destre, destinate a competere perché si contendono lo stesso elettorato. La Lega parte in vantaggio per tre ragioni. Innanzitutto, è un partito storico, strutturato territorialmente e organizzato secondo il vecchio modello da partito di massa, con tratti leninisti; al suo interno vige il führerprinzip: il capo si segue sempre, anche se sbaglia, e chi dissente fa la fine di Bobo Maroni, emarginato prima delle elezioni del 2018. In secondo luogo, è un partito con una tradizione amministrativa di lungo periodo, con un potere locale capillare. Terzo, ha una leadership esperta, abile e spregiudicata, assistita da un apparato comunicativo altrettanto spregiudicato. Il punto debole riguarda, non sembri un paradosso, la politica: al di là del tema dell’immigrazione che, una volta tolta dall’apertura dei telegiornali, perde rilievo, non si sa cosa voglia la Lega: flat tax o aumento della spesa pubblica (quota 100); difesa dei posti di lavoro o taglio dei rami secchi; Euro Sì (Giorgetti) o No (Borghi). Inoltre la discesa al Sud della Lega innesca un potenziale contrasto tra il leader e i governatori leghisti del Nord, legati alle domande del loro territorio, e a una resiliente identità padana. Non a caso sul tema dell’autonomia regionale Salvini non ha praticamente speso una parola. Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, ha una identità precisa che deriva dalla tradizione missina poi filtrata in Alleanza Nazionale. I suoi punti fermi vengono da quella storia: orgoglio nazionale con punte di vero e proprio nazionalismo, ruolo attivo dello Stato in economia, sensibilità per i problemi del Mezzogiorno, una certa attenzione ai diritti sociali. Anche Fratelli d’Italia dispone di una classe politica sperimentata, e di una leadership indiscussa e fortemente caratterizzata. Tuttavia manca di esperienza e credibilità amministrativa. La vittoria di due presidenti di Regione targati FdI, in Sicilia e in Abruzzo, è recente e non così significativa. Il passaggio di livello potrebbe avvenire se Giorgia Meloni conquistasse la poltrona di sindaco di Roma. Una impresa non impossibile visto che già nel 2016 la leader di FdI avrebbe avuto buone chance se Berlusconi non le avesse sbarrato la strada del ballottaggio presentando un proprio candidato. Lega e Fratelli d’Italia sono guidati da leader giovani e di forte presa, hanno una tradizione, non rinnegata, di vita partitica tout court, e classi dirigenti “in ascesa” desiderose di affermarsi. La (naturale) competizione che si accenderà nel prossimo futuro per spartirsi le spoglie dell’elettorato di destra e quello di derivazione berlusconiana, si giocherà su chi offrirà il profilo e l’identità politica più netti e più in sintonia con i sentimenti profondi del loro bacino di riferimento, e non solo di quello. E non è detto che la Lega sia la favorita.