Corriere della Sera, 7 gennaio 2020
Sgarbi vuole diventare il sultano di Fi. Intervista
Onorevole Sgarbi, ma non aveva di meglio da fare che rischiare un flop alla guida della lista di Forza Italia in quell’Emilia-Romagna in cui i sondaggi mettono paura?
«Veramente sono deputato, sindaco di Sutri, prosindaco di Urbino, presidente del Mart di Rovereto, della Fondazione Canova, di Ferrara Arte, di...».
Capito, ha molto da fare: dunque perché imbarcarsi in questa impresa?
«Perché è una campagna elettorale breve e intensa, per amicizia con Silvio Berlusconi e perché politicamente è una sfida importante».
E ardua.
«Il mio obiettivo è raddoppiare i voti che ad oggi sono attribuiti a FI, e contribuire alla vittoria: in quel caso, il governo avrebbe i giorni contati».
E quindi lei non si troverebbe ad optare tra la Camera o il Consiglio regionale perché si andrebbe al voto?
«Esatto, ma la battaglia oggi è altra».
Raddoppiare i voti?
«E non solo sul piano regionale, ma nazionale. Con una FI al 10%, sulla linea di FdI, la coalizione supererebbe il 50%. E a quel punto potrei candidarmi alla leadership».
Prego?
A 67 anni piaccio moltissimo perché mando a quel paese tutti, perché dico “capra, capra, capra!” Mi ricono-scono, mi seguono
«Perché no? Visto che non lo fanno le donne, che subiscono il ruolo del Sultano che è sempre stato Silvio e non colgono l’occasione...».
Che c’entrano le donne?
«Sono una delle ragioni del declino del partito: ossequiano il leader, non lo spronano, lo frenano, lo assediano. Avrebbero mille modi anche di combattere battaglie popolari, non lo fanno. Ne dico una: perché non prendono le parti di Rula Jebreal? Una donna che viene dal mondo islamico e ne denuncia la condizione: va sostenuta, ne va fatta una bandiera. Niente, silenzio».
E quindi si candida lei.
«Se si vuole un sultano, ci sono io. Voglio il voto delle donne, dei giovani – perché Silvio ha la sua età, il voto a lui è commemorativo —, dei tantissimi delusi del M5S, di chi mi ascolta e mi apprezza. A 67 anni piaccio moltissimo pure ai bambini: perché mando a quel paese tutti, perché dico “capra, capra, capra!”, mi riconoscono, mi seguono».
Sì, ma forse non basta per rilanciare FI, no?
«Ma io voglio farne il partito del bello, dell’arte, della cultura, della difesa della natura, della conoscenza, delle lotte libertarie, laiche: c’è tanto spazio per questi temi che né Salvini né la Meloni occupano. Voglio fare l’«Italia Nostra” della politica».
Fa campagna elettorale parlando di bellezza?
«Sì, molto: voglio andare dappertutto, indicare tutte le meraviglie nascoste di questa regione. Io sono di Ferrara, ho studiato a Bologna, conosco ogni gemma di qui. E di tutta Italia. Dobbiamo riscoprire il tesoro che c’è, valorizzarlo. Questo Paese ha bisogno che si parli di Michelangelo, di Leonardo, che ci si apra alla bellezza. E invece...».
Invece?
«Invece si battezzano i partiti con nomi orrendi, come le “Sardine”. O, come fa Bonaccini, si nascondono le proprie origini politiche creando una lista col proprio nome. E pensano davvero di vincere così le elezioni?».