La Stampa, 7 gennaio 2020
Vinci un Picasso. Ma la lotteria diventa un flop
Cento euro a biglietto, una possibilità su 200 mila di vincere la lotteria. In fondo non tante se si pensano alle infinite combinazioni per fare 6 al Superenalotto (più di 620 milioni). Eppure in pochi hanno comprato il biglietto per provare a diventare proprietari della "Natura morta" dipinta nel 1921 da Pablo Picasso. Talmente pochi che l’iniziativa, a sfondo benefico, si è rivelata un flop e, per non restituire quanto fin qui raccolto, gli organizzatori hanno deciso di posticipare l’estrazione (prevista per ieri) alla fine di marzo. Succede in Francia, a Parigi. L’iniziativa 1Picasso100euros è partita nel 2013, raccogliendo fondi per la salvaguardia di Tiro, antica città del sud del Libano, patrimonio mondiale dell’Unesco. Quest’anno l’organizzazione aveva deciso di devolvere i milioni raccolti in progetti curati in Africa dall’organizzazione no-profit "Care", che costruisce pozzi d’acqua potabile in Camerun, Madagascar e Marocco: per loro ci sarebbero 19 milioni a disposizione. Il ventesimo andrebbe al proprietario del Picasso, il noto collezionista monegasco David Nahmad.
Destino bizzarro
Quindi: non piace l’idea di avere un Picasso e si preferisce vincere denaro o non c’è grande sensibilità per il progetto? Difficile dirlo. Anche perché c’è una filosofia, spiegata bene dal promotore dell’iniziativa, Péri Cochin, che ora vacilla: «Di solito aste simili avvengono all’interno di cene di gala, quindi rivolte esclusivamente a persone facoltose presenti a questi eventi. Così invece tutti possono provare, con una cifra abbordabile, ad avere un Picasso».
E infatti per avere un’opera di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, che oltretutto visse a lungo a Parigi, a partire dal 1900, dopo il periodo bohemienne all’osteria Els Quatre Gats di Barcellona, era lecito aspettarsi un’autentica corsa. Anche perché il dipinto in questione, "Natura morta", esposto al Museo Picasso a Parigi, è considerato un quadro assai interessante nell’opera dell’artista. Si tratta di una composizione geometrica con un ritaglio di giornale e un bicchiere di assenzio. Secondo Laurent Le Bon, direttore del museo, che si trova nel quartiere del Marais, il quadro appartiene a un periodo nel quale l’artista «ha sintetizzato le correnti realiste e quelle cubiste». Un’opera, secondo Le Bon, che «induce a pensare e a sognare. Non tutti, evidentemente».