Marco Molendini per Dagospia, 6 gennaio 2020
RULA OF ENGAGEMENT - MARCO MOLENDINI: ''IL CASO RULA JEBREAL È UNA PACCHIA PER SANREMO. LA FRASE PIÙ COMICA È QUELLA CON CUI LA RAI HA BOCCIATO L'OSPITATA. SAREBBE 'FONTE DI POLEMICHE, DI CUI LA MANIFESTAZIONE NON HA CERTO BISOGNO'. MA IL FESTIVAL VIVE E HA VISSUTO DI QUESTO! NON C'È EDIZIONE SENZA SCENEGGIATE VERE, PRESUNTE, MONTATE. E ALLORA MI FACCIO QUALCHE DOMANDA: PERCHÉ LA RAI HA BISOGNO DELLA MEDIAZIONE DELLA JEBREAL PER INVITARE MICHELLE OBAMA O OPRAH? E COME MAI LA VIGILANZA…'' -
La frase più comica è quella con cui la Rai ha bocciato l’ospitata di Rula Jebreal a Sanremo: sarebbe «fonte di polemiche, di cui la manifestazione non ha certo bisogno». Tutti sanno che il Festival vive e ha vissuto di questo, la polemica è l’alimento che lo sostiene, il vento in poppa che lo fa lievitare. Non c’è edizione che non sia stata caratterizzata da sceneggiate vere, presunte, montate ad arte su cui tutti, Rai, organizzatori, direttori artistici, cantanti, giornali, giornalisti, televisioni, radio, social network, non montano felici rilanciandosi la palla.
Questo non vuole dire che la storia di Rula Jebreal, mai tanti titoli in vita sua, sia paradossale, comica non solo per il contenuto ma per lo sproposito delle reazioni. Se Amadeus le aveva calcolate, vuol dire che lo avevamo sottovalutato. Ormai, comunque, il gioco si è innestato e tutti ci si attaccano. Ma la vicenda resta un mistero con molti interrogativi.
Il primo: perché la Rai ha bisogno di Rula Jebreal per invitare Michelle Obama o Oprah Winfrey? Sono due personaggi pubblici che hanno i loro agenti, basta telefonare, fare l’offerta e attendere la risposta. A cosa serve la mediazione di Rula Jebreal che, racconta, avrebbe in animo anche di lanciarsi in un monologo?
Il secondo: ma c’è bisogno che di una cosa del genere se ne occupi la Vigilanza Rai? Non è più semplice che direttrice di Rai 1, direttore artistico del Festival e altri responsabili si siedano attorno a un tavolo e decidano cosa fare? Altrimenti a che serve l’incarico che hanno?
Il terzo: siamo sicuri che l’Ariston sia il luogo adatto per discutere del tema delicato della violenza sulle donne? Un palco dove la carnevalata è sempre in agguato fra una canzone e l’altra?
Il quarto: leggiamo che il senatore Faraone ritiene l’esclusione di Rula Jebreal «una discriminazione di stato». Non ha esagerato leggermente?
Il quinto: si legge sui giornali che in casa Rai ci sarebbe un ripensamento sul niet alla giornalista. Uno stop and go classico.
Il sesto: non è un mistero ma una certezza: nel caso in cui ci si ripensasse, su Rula Jebreal si scatenerebbe un can can da qui al Festival con pro e contro, prese di posizioni, richieste di conoscere il cachet, il costo dei voli, se viaggia in prima o in economica, se viene ospitata in hotel e a quante stelle (cinque no perché sarebbe una scelta politica), se è da sola o accompagnata, se il suo monologo sarà letto prima dai funzionari Rai, eccetera, eccetera. Per il Festival una pacchia.