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 2020  gennaio 06 Lunedì calendario

Il conto segreto nascosto ai parlamentari 5s

In tre sono in possesso di password e credenziali per accedere al conto corrente privato sul quale finiscono i soldi (restituiti) degli stipendi dei 315 parlamentari del M5s. I tre «fortunati» sono il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e gli ex capigruppo di Camera e Senato, Francesco D’Uva (oggi Questore della Camera) e Stefano Patuanelli (ministro dello Sviluppo economico). Da mesi una pattuglia di deputati e senatori ha messo nero su bianco, chiedendo formalmente (senza alcun riscontro) una copia degli estratti del conto corrente sul quale transitano parte delle indennità dei parlamentari grillini. L’ultima richiesta ufficiale porta la firma dell’ex senatrice Elena Fattori, espulsa dal Movimento. 
Di Maio, fino ad oggi, si è sempre rifiutato di fornire una copia della documentazione bancaria. L’unica concessione riservata ai parlamentari è la pubblicazione, per linee generali, dei progetti finanziati con i soldi restituiti dai gruppi parlamentari dei Cinque stelle. Ma nel dettaglio, nessuno, tra i 315 parlamentari del Movimento, conosce quali operazioni bancarie siano state effettuate dal 4 marzo 2018 ad oggi. Spese, bonifici e fatture: tutto in gran segreto. 
Eppure, Di Maio, Patuanelli e D’Uva gestiscono un tesoretto che si aggira sui 4 milioni e mezzo di euro: ogni parlamentare restituisce (dovrebbe restituire) mensilmente circa 2mila euro. Con il nuovo regolamento dei Cinque stelle è cambiato anche il meccanismo delle restituzioni. Nella passata legislatura, i parlamentari restituivano direttamente allo Stato (il fondo per il Microcredito) parte dell’indennità. Nella versione nuova, i soldi vengono depositati su un conto corrente privato, attivo alla Banca Profilo in Via Cerva 28, a Milano. L’istituto è controllato dal fondo Sator presieduto da Matteo Arpe, ex enfant prodige della finanza italiana ed ex amministratore delegato di Capitalia, protagonista nel 2007 di un duro scontro con l’allora presidente Cesare Geronzi. Il conto è intestato al comitato per le rendicontazioni nel quale figurano tre esponenti del Movimento: Di Maio, D’Uva e Patuanelli.
Come vengono spesi i soldi? Da un lato, il Movimento finanzia alcuni interventi di pubblica utilità: dalla ricostruzione di scuole ai fondi per i paesi colpiti dal sisma. Ma rientrano anche altre spese? Vengono dirottati fondi per iniziative politiche? Nessuno è in grado di sapere. Perché fino ad oggi alla richiesta di trasparenza, Di Maio ha opposto un muro di silenzio. E c’è un altro punto contestato nel nuovo meccanismo: al momento dello scioglimento del comitato (a fine legislatura) i soldi rimasti sul conto finiranno nelle casse dell’associazione Rousseau di Davide Casaleggio. Ora con la coda di polemiche che sta accompagnando addii ed espulsioni nel Movimento, il tema delle restituzioni ritorna centrale. E anche la richiesta di trasparenza a Di Maio è stata riproposta.
Giovedì è in programma una assemblea congiunta tra deputati e senatori: all’ordine del giorno ci sarà la questione delle rendicontazioni. E Di Maio dovrà fornire copia degli estratti conto, prima di adottare decisioni contro i parlamentari non in regola con le restituzioni. I morosi sarebbero 40. Di Maio vorrebbe adottare il pugno duro, mettendo alla porta i furbetti. C’è chi però suggerisce una sanatoria, una restituzione forfettaria per rimettersi in carreggiata. Si teme un esodo di massa dai gruppi parlamentari. E un altro smottamento avrebbe conseguenze pesanti per la tenuta del Movimento.