Non si sa ancora con precisione, come spiega Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Dalle prime analisi è molto simile a quello che ha circolato in Toscana nel 2015-2016, dove ci fu un’epidemia da 60 casi, ma anche in Liguria e a Milano.
Tutti coloro che vengono contagiati sviluppano la malattia?
No, ci sono anche tanti portatori sani che non si ammalano. Per questo non si può parlare di un singolo “untore”.
Come si trasmette il meningococco?
Attraverso la saliva, e per contatto molto ravvicinato, in locali chiusi e affollati. Può portare al contagio, ad esempio, baciarsi o bere dallo stesso bicchiere. Il batterio comunque sopravvive per poco tempo nell’ambiente.
Il batterio può essere trasmesso da un portatore sano all’altro?
Si, le persone possono essere infettate ma non sviluppare la malattia.
Ci sono casi di contagio da malato conclamato?
Ormai i cosiddetti “casi secondari” sono molto rari, perché si interviene subito con la profilassi antibiotica su chi è stato a contatto con i malati.
Ogni quanti portatori sani si sviluppa una meningite?
Dipende dal tipo di ceppo, se è iper virulento è più facile che la malattia si presenti con più frequenza. Ma dati precisi non ce ne sono perché non si riescono a fare studi quando sono in corso le epidemie.
Perché si usa la vaccinazione per bloccare il batterio?
La profilassi con gli antibiotici uccide subito i batteri nei portatori sani ma chi la fa dopo 15-30 giorni diventa di nuovo suscettibile di essere infettato.
Per questo si consiglia il vaccino. Ci vogliono però 10-15 giorni perché dia protezione.
I bambini italiani sono vaccinati contro il meningococco?
La vaccinazione contro il C si fa da metà degli anni Duemila, quella contro il B dal 2018.