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 2020  gennaio 06 Lunedì calendario

Il business di Mussolini

C’è un mondo parallelo, una galassia nera, in cui il tempo si è fermato e il fascismo è l’unica legge in vigore. Legge che regola moda, cucina, sport, letteratura, turismo e stile di vita, in un’unica immensa agorà: il web. Mezzi busti di Benito Mussolini, iconografie del Führer, sciarpe da stadio con fasci littori, pasta artigianale, caffè e bustine di zucchero brandizzati dal ventennio, tutto a portata di click e per i più nostalgici disponibili anche negli store del luna park più nero d’Italia: Predappio. Un business milionario e una produzione così proficua da promuovere questo commercio su piattaforme di maggior respiro, come Amazon ed eBay, e verso mercati e culture distanti anni luce da quel ritaglio di storia, come ad esempio l’Australia.
Ma andiamo con ordine: è davvero legale vendere e comprare certi tipi di prodotti? In Italia ci sono due leggi, la Scelba e la Mancino, a regolare l’apologia del fascismo (il ddl proposto da Emanuele Fiano, del Pd, è naufragato nel 2017). La prima si occupa di punire soprattutto chi tenta di ricostruire il partito fascista, mentre la seconda è diventata ben presto la principale legge contro l’incitamento all’odio e alla discriminazione. Definizioni abbastanza ampie, soggette a interpretazione del giudice e, salvo il tentativo di fondare un movimento fascista, innocue per chi ritiene legittimo difendere Mussolini e il fascismo; o fare il saluto fascista e vendere memorabilia del regime. È così, pertanto, che in Italia è cresciuta un’economia sommersa non calcolabile, che coinvolge e dà lavoro a vari settori, muovendo capitali e consumatori in nome del Duce.
A tavola con Benito: pasta, di tutto e di più
Nel caso di Alessandro Lunardelli, produttore friulano di vino, le bottiglie con etichette ispirate ai dittatori, compresi Adolf Hitler e Benito Mussolini, hanno un valore di 9,90 euro l’una. Un prezzo modesto che motiva per giunta la loro desiderabilità: “Le bottiglie con Mussolini sono quelle che vanno per la maggiore, oltre 10 mila all’anno – spiega Lunardelli -. Mentre quelle con Hitler sono richieste soprattutto all’estero”. Insomma, un import-export con tutti i crismi, come per i migliori prodotti nostrani. Spesso considerato ciarpame vintage, horror o folcloristico, il made in Italy mussoliniano è un business e fonte di reddito per molti. Di sicuro, lo è per Luigi Pompignoli e Valeria Casadei, commercianti nel paese natìo del Duce.
Gestiscono due dei principali negozi di mercanzie “nere”: “Predappio Tricolore” è di Pompignoli, Ferlandia è la bottega di Casadei. Offrono di tutto: dalla pasta corta a forma di fascio littorio e testa del Duce (costo 5 euro), a bandiere e sciarpe da stadio con svastiche (15 e 7,5 euro), fino ad arrivare ai body per bambini con frasi come “boia chi molla” (10 euro); passando per accendini, cappellini, locandine e bustine di zucchero. Il tutto, come conferma Pompignoli, disponibile anche all’ingrosso, per soddisfare sia privati che aziende. Il muro di gomma eretto a difesa dei propri affari dai commercianti non permette infatti di stabilire con precisione l’entità dei movimenti. ma una stima si può dare, partendeo dai numeri di Confcommercio: solo i vini del duce più il turismo di Predappio, da soli valgono almeno 3 milioni e mezzo di euro l’anno.
Il turismo del Littorio non conosce mai crisi
Basandosi sulle cifre rilasciateci dal Comune di Predappio, il giro di affari in loco è tutt’altro che in crisi. Solo la casa natale di Benito Mussolini anche nel 2019 ha richiamato a Predappio circa 6 mila visitatori, con una media di 5 euro per ingresso. Poi ci sono Villa Carpena (nota come Villa Mussolini) visitata da centinaia di turisti. Infine, la Cripta della famiglia del Duce, prima della chiusura considerata senza dubbio la giostra principale. “Oggi abbiamo una stima: i visitatori che passano da Predappio si aggirano sugli 80-90 mila l’anno”, spiega Alberto Zattini, direttore Confcommercio Forlì. “C’è anche da fare una premessa: noi tutti abbiamo una storia, con dei risvolti drammatici, ma comunque è Storia. Questo vale anche per Predappio, con tutte le sue brutture del passato ma allo stesso tempo sito d’interesse per molti turisti da tutto il mondo. Per loro devono essere aperti i luoghi della memoria, non per i nostalgici del fascismo”. Una economia, quella paese natìo di Benito Mussolini, che di fatto non può fare a meno di un flusso costante di turisti, secondo fonti comunali, con un budget giornaliero di spesa di 40 euro a testa. Sono evidenti le storture di un commercio privo di limitazioni e censure, che sguazza nelle zone grigie del web – al limite tra la libertà di espressione e l’apologia del fascismo – e i cui dati sono off-limits.
Il grande bazaar digitale e i nostalgici del calcio
Su Amazon, aziende italiane come ITATI, impegnata da oltre 40 anni nella filiera di gadget e souvenir, propongono grembiuli, federe e boxer con il grugno dello “statista Benito Mussolini”; e poi mezzi busti, spille e suppellettili a iosa, messi in vendita da privati o imprese in possesso dello stampo del Duce (prodotto per gran parte da aziende del modenese). Il costo è basso e la qualità non eccelsa, se messe a confronto con lo smercio di Alfredo Agostini, collezionista e responsabile del sito www.cosevecchie.com: nel suo catalogo spicca l’effige di Mussolini con una base d’asta di 2.190,00 euro.
L’infiltrazione nera entra poi in contatto con lo sport, in particolare col calcio. L’ultimo episodio che ha visto coinvolto il giocatore dell’Inter Cristiano Biraghi: il 10 dicembre, durante il match con il Barcellona indossava parastinchi con l’elmo da legionario sopra allo scudo tricolore. Un simbolo dell’estrema destra, ma anche una citazione del film “Trecento”. La squadra e il calciatore hanno negato qualsiasi riferimento al fascismo. Ma l’episodio conduce ad uno dei satelliti più ricchi del commercio fascista: la personalizzazione di indumenti e “strumenti” del mestiere.
Le principali aziende che offrono il servizio sono 4: Gl Sport, Dromasport, Tackle Sport e Mithrasport. Per lo più, personalizzano parastinchi e fasce da capitano a piacimento. A loro abbiamo chiesto di scrivere “Vincere e vinceremo!” e “Boia chi molla” – rigorosamente in bianco su sfondo nero – su alcuni indumenti: tutte e 4 hanno accettato subito. I prezzi di listino partono dai 22 euro e arrivano fino ai 150 (in base al grado di personalizzazione e al materiale dei parastinchi).
Un macchina quasi perfetta che nasce dalla goliardia delle categorie inferiori, dove raramente si urla allo scandalo, e arriva fino ai campi e alle tifoserie della Serie A: il font littoriano sugli striscioni, le sciarpe con svastiche e slogan fascisti, adesivi, cappellini e magliette con Mussolini o Hitler (simili a quelle ritrovate nella case perquisite degli ultrà del Foggia e della Juve). Tutto in vendita sul libero mercato e nei gruppi privati di Facebook e Twitter.
Libri di estrema destra e l’ombra del Cremlino
Esiste infatti, se possibile, una dimensione più buia di questo fenomeno. La struttura a scatola cinese nasconde all’interno dei due principali social una fitta rete di pagine, account e collegamenti vicini all’estrema destra e al movimento fascista: secondo l’Anpi, sono in tutto 962 account su Twitter e 4600 pagine Facebook (ultimo dato prima della chiusura imposta dalla società statunitense). Come se non bastasse, il lento processo di espulsione di questi gruppi dalle due piattaforme, ha spinto realtà come Forza Nuova e CasaPound verso il social russo VKontakte, porto salvo dell’ultra destra mondiale e spazio difficilmente censurabile.
Ai margini di questi hub filofascisti, ci sono inoltre realtà universitarie, come Azione universitaria, Aliud, Azione studentesca e Fuan (i cui rappresentanti locali non fanno segreto sui social della loro ammirazione verso i vecchi Gruppi universitari fascisti), che aprono un nuovo ramo dell’industria fascista: quella della cultura e dei libri.
Sotto l’ala protettiva della casa editrice Altaforte, il cui responsabile Francesco Polacchi si è dichiarato pubblicamente fascista, cresce un carnet di piccoli editori con un’ampia proposta letteraria sul ventennio: fumetti d’autore, graphic novel, saggistica, e calendari. Di almanacchi con Mussolini, punta di diamante della società Gamma 3000 srl, ogni anno se ne stampa circa 10mila copie che, a prescindere dagli ordini, alloggiano nelle edicole del Paese al costo di 9,90 euro. A conclusione di un business, che nonostante l’inquietante retaggio, non scade mai, neanche nel 2020.