Il Sole 24 Ore, 5 gennaio 2020
Il problema della pasdoscienza
In Le origini del totalitarismo (1951), Hannah Arendt scrive che «il soggetto ideale del dominio totalitario non è il nazista o il comunista convinti, ma persone per le quali la distinzione tra realtà e finzione… e la distinzione tra vero e falso… non esistono più». La Arendt, nel 1971, pubblicava un saggio, Mentire in politica, dove sosteneva che la dissimulazione politica è molto antica, cioè che la menzogna nelle sue diverse forme era usata come mezzo legittimo per conseguire scopi politici fin dall’inizio della storia documentata. Dopo l’ubriacatura di relativismo postmoderno percolato a partire dagli anni Ottanta prima dalle università statunitensi e poi nel resto del mondo occidentali, diffuso da umanisti e scienziati sociali di sinistra, oggi il relativismo è cavalcato soprattutto dalla destra populista attraverso le uscite mirate di Trump (fatti alternativi, fake news spacciate per verità, e fatti veri tacciati come fake news) e dei suoi servitori (la «verità che non è verità» per Rudolph Giuliani). Quanto della confusione e disinformazione usata dai populisti si deve all’influenza del postmodernismo? Forse poco, ma quanto Giovanni Jervis scriveva in Contro il relativismo (2005) prefigurava quel che sta accadendo.
Il libro di Massimo Polidoro ricostruisce l’intricato delta di interessi, pregiudizi, controlli, ignoranza, manipolazioni, corsie preferenziali etc. che distribuisce il flusso di fatti e conoscenza all’ampio contesto socioculturale. Insieme a Piero Angela e Lorenzo Montali, Polidoro fondava nel 1988 il CICAP, che ha rappresentato per l’Italia un importante presidio culturale contro le credenze nel paranormale e nella pseudoscienza. Ripercorrendo le diverse forme che hanno assunto pseudo credenze e ideologia della post-verità, Polidoro analizza i contenuti improbabili, il ruolo dei bias cognitivi, la teoria del complotto, i negazionismi che ispirano le credenze in un mondo sottosopra, affrontando anche la questione se sia più efficace un approccio aggressivo o uno dialogante rispetto ai diffusori di bufale. Alla fine, consegna al lettore un elenco articolato di consigli per difendersi da false informazioni e che consistono nel controllare le fonti, imparare a leggere le notizie, chiedere le prove, saper ascoltare, evitare di parlare con interlocutori che non ascoltano, fare attenzione a cosa scrivono i divulgatori, essere creativi nella comunicazione e non demoralizzarsi. Idealmente si dovrebbe cerca di pensare come gli scienziati, cioè coltivare lo scetticismo, risalire a chi sostiene una particolare tesi, evitare di farsi influenzare da simpatie e antipatie, cercare le prove evitando di selezionate solo le conferme di quello che già pensiamo e riconoscere la differenza tra correlazione e causalità.
La battaglia è comunque improba. Un recente studio ha analizzato il contenuto di un campione randomizzato di 200 video su YouTube, relativi ai cambiamenti climatici, scoprendo che la maggioranza (107) negava che fossero causati dall’uomo o sosteneva trattarsi di una cospirazione. I video che difendono le teorie della cospirazione ricevono il maggior numero di visualizzazioni, inoltre usano termini tecnici, come «geo ingegneria», per far sembrare che il loro contenuto abbia una base scientifica. Anche nel caso dei vaccini, nonostante una grande quantità di informazioni online sulla sicurezza, le false affermazioni secondo cui ha effetti dannosi si sono diffuse ampiamente e hanno fatto precipitare i livelli di vaccinazione in molti paesi.
Ma non sono solo le teorie del complotto a causare problemi. Nel mese di maggio 2018 al culmine dell’epidemia del virus Nipah che ha causato 17 vittime nello stato del Kerala, nel sud dell’India, un mentecatto duplicò la carta intestata dell’ufficiale medico distrettuale e diffuse un messaggio in cui affermava che Nipah si stava diffondendo attraverso la carne di pollo. In realtà, il vettore del virus era noto, cioè il pipistrello della frutta, ma la voce infondata divenne virale su WhatsApp, in Kerala e stati vicini come il Tamil Nadu, con la conseguenza che i consumatori diventavano diffidenti nei confronti del pollo, con gravi danni per i redditi dei commercianti di polli.
Ci sono prove scientifiche solide che le informazioni false circolano più velocemente di quelle vere, e che nel contesto delle epidemie di malattie in infettive, come si è visto anche in Congo con Ebola, le false informazioni diffondono rapidamente attraverso i social, aumentando i rischi di trasmissioni e rendendo inefficaci le misure di prevenzione. Le disinformazioni virali saranno in futuro una minaccia nel causare le epidemie.
Il problema è aggravato dagli algoritmi di personalizzazione, che forniscono contenuti coerenti con le nostre convinzioni e preferenze di cliccaggio, contribuendo a rafforzare l’accettazione della disinformazione. Chi è scettico sul cambiamento climatico riceve un flusso crescente di contenuti che negano che sia causato dagli umani, rendendo meno propensi a intraprendere azioni personali o votare per affrontare il problema. Ulteriori progressi nelle tecnologie digitali assicureranno che la disinformazione arrivi in formati inattesi e con vari livelli di sofisticazione. La duplicazione della carta intestata di un funzionario o l’uso strategico delle parole chiave per manipolare i motori di ricerca online è solo la punta dell’iceberg. L’intelligenza artificiale applicata a DeepFakes - video altamente realistici – renderà molto più difficile individuare la disinformazione.
Le imprese di social media stanno provando a inventare strategie contenere la diffusione della disinformazione. Ma con pochi risultati. Alcuni ritengono che si debba affinare la capacità delle persone di pensare in modo critico così che sappiano distinguere tra informazioni scientifiche effettive e teorie cospirative. Nel distretto del Kerala ma anche in Nigeria sono state lanciate iniziative di alfabetizzazione per quanto riguarda l’uso dei dati, in centinaia scuole pubbliche, cercando di responsabilizzare i bambini nell’uso di competenze per distinguere tra informazioni autentiche e false. I risultati sono incoraggianti.