Il Sole 24 Ore, 5 gennaio 2020
Le città incassano solo il 37% delle multe
Tra decreto fiscale, legge di bilancio e Milleproroghe omnibus ora in attesa dell’esame parlamentare il capitolo antievasione che nelle intenzioni del governo rappresenta una delle anime della manovra prova a bussare alla porta anche di chi ignora gli obblighi di pagamento ai Comuni. Lo fa con la «nuova Imu», la cui semplificazione si dovrebbe prima o poi tradurre nel bollettino precompilato per tutti. E soprattutto con la riforma della riscossione. Che offre nuovi poteri ai Comuni, e soprattutto taglia i tempi e le procedure necessarie ad arrivare a confische e ipoteche importando anche nel fisco locale il contestato ma efficace meccanismo dell’«accertamento esecutivo». Ma c’è un problema.
Questa riforma della riscossione, snodo vero della lotta all’evasione locale, si applica anche alle multe? La questione, come capita spesso nel complicato mondo del fisco locale, è aperta. E promette scintille.
Il problema non è da poco e a dirlo sono i numeri. Perché stando ai bilanci le multe, prima di tutto quelle stradali, valgono oltre 1,6 miliardi all’anno solo per i capoluoghi di Provincia. Ma molti di questi soldi, nelle casse delle città non arrivano mai.
Anche su questo aspetto sono i bilanci a parlare chiaro. E a misurare quanti di quegli «accertamenti», cioè delle sanzioni presentate dai Comuni ai loro cittadini, si traducono in «riscossioni», vale a dire in incassi effettivi, nello stesso anno. Pochino: 605 milioni nel 2018, ultimi consuntivi resi disponibili dalle banche dati del ministero dell’Interno (quelli del 2019 devono essere approvati da ogni Comune entro il 30 aprile prossimo, e pubblicati dal Viminale nei mesi successivi). Con la media del pollo, significa che ogni residente (neonati compresi) avrebbe dovuto pagare al proprio Comune 94 euro, ma in cassa ne sono arrivati solo 35.
Ovviamente la realtà è più complessa. E a schiacciare la media sono prima di tutto le condizioni di molte città, con una netta prevalenza del Centro-Sud, in cui le capacità di incassare le proprie entrate zoppicano vistosamente e alimentano spesso una disabitudine al pagamento spontaneo. Nella convinzione, spesso non priva di fondamento, che nessuno verrà mai a pretendere il pagamento mancato.
A Catania, che dai buchi della sua riscossione è appena stata trascinata al default, gli incassi si fermano al 5,3% delle sanzioni firmate da vigili e ispettori nell’anno. A Brindisi si arriva al 9,7%, a Rieti al 10,1% e a Taranto ci si affanna fino al 14,4%. Non va meglio in molte grandi città. Il rapporto fra accertamenti e incassi nell’anno si ferma al 16,4% a Napoli, tocca il 21% a Palermo e arranca fino al 27,5% a Roma. Tra le grandi, le migliori sono Bologna e Milano, dove si balla intorno al 50%.
E il resto? Il resto entra appunto nelle competenze della «riscossione coattiva», quella che si occupa dei tributi e delle altre entrate quando i cittadini non pagano spontaneamente. Quella, appunto, riformata dalla manovra per darle armi nuove al posto di quelle spuntate utilizzate finora.
Ma soprattutto nel fisco il diavolo sta nei dettagli. E questa volta promette di salvare i collezionisti di multe dalle grinfie dell’accertamento esecutivo. Perché le multe sono sì «entrate patrimoniali», e come tali teoricamente aggredibili da questo meccanismo, ma sono anche disciplinate dal Codice della Strada. E nel complicato gioco dei rimandi normativi il Codice della Strada, quando parla di come ci si oppone alle richieste comunali, fa riferimento a un articolo diverso da quello citato dalla legge di bilancio (per gli appassionati, all’articolo 6 del Dlgs 150/2011 e non all’articolo 32 citato dal comma 792 della legge di bilancio). Tanto basta, secondo la stessa relazione tecnica che accompagna la manovra, a escludere le multe stradali dal nuovo sistema. Risultato? Facile prevedere che al dotto dibattito giuridico che già si sta accendendo seguirà l’ondata di ricorsi e sentenze in cui si daranno letture diverse.
Nell’attesa che qualcuno metta ordine. E che, soprattutto, si provi davvero a incassare il miliardo abbondante di multe che ogni anno si perde per strada.