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 2020  gennaio 05 Domenica calendario

In ambulanza con il 118 a Napoli

Cosimo, l’autista dell’ambulanza del 118 di postazione Ponticelli, conosce Napoli meglio di un tassista, ma via Comunale Ottaviano è un posto che solo chi ci abita sa dov’è. Interruzioni, numeri civici a casaccio, passanti che indicano ognuno una cosa diversa. Pure il navigatore pare non capirci niente. Cosimo spegne la sirena e tiene acceso il lampeggiante blu, va avanti lentamente alla ricerca ormai di un indizio, più che di una indicazione. Accanto a lui Aldo, il medico, ha già infilato i guanti di lattice e intanto armeggia inutilmente su Google Maps del suo cellulare. Dietro, nella cabina dove ci sono la lettiga, il defibrillatore e tutto il resto, l’infermiere Gerardo prova a contattare il numero dal quale è arrivata la richiesta di soccorso. C’è una donna che ha perso conoscenza, il codice è rosso, non si può girare a vuoto. Al telefono i parenti danno istruzioni finalmente risolutive. All’angolo della strada c’è un uomo anziano che appena vede l’ambulanza urla «Ma dove ve ne siete andati?», e poi mastica qualche altra parola, o parolaccia, e si avvia per indicare il portone di casa sua. 
«Questo ci ha trattati bene», dice Cosimo, mentre Aldo e Gerardo vanno su. Riscendono dopo poco. La signora si è ripresa, era soltanto un attacco di panico. Non c’è bisogno di correre al Pronto Soccorso, si può tornare verso la base all’Ospedale del Mare. 
Sulle ambulanze del 118 si lavora così. Ogni turno dura dodici ore. Si sta in postazione pronti a partire e dopo ogni intervento si rientra. Ma spesso lungo la strada del ritorno arriva un’altra chiamata e si ricomincia subito. A Napoli diciotto squadre di giorno e tredici di notte coprono l’intera città in una battaglia quotidianamente impari. Tutti i mezzi vanno dappertutto, se serve. Dal Vomero a Scampia, da Fuorigrotta a Pianura, da Ponticelli alla Ferrovia ma pure verso via Caracciolo. 
Dalle 8 di mattina alle 8 di sera Aldo, Gerardo e Cosimo sono riusciti solo a bere un caffè. Hanno soccorso due poliziotti andati a schiantarsi con la Volante; si sono precipitati verso via Vicaria Vecchia oltrepassando il traffico della Marina, e a metà strada gli hanno comunicato che non c’era più bisogno di loro. Hanno soccorso pure un addetto alle pulizie che ha avuto un malore all’interno dello stesso ospedale dove hanno la postazione. Non hanno corso rischi, nessuno li ha aggrediti né minacciati. Anche perché sono tre uomini e Paolo ha pure un fisico che induce alla prudenza. A fine turno si salutano. Cosimo presto saluterà gli altri definitivamente perché ha ottenuto il trasferimento. Intanto se ne va in ferie e parte per Milano dove sua figlia fa la velina a Striscia. 
Comincia il turno di notte, e alla postazione Aeroporto torna in servizio Alessandra, la dottoressa che giovedì sera è stata strattonata e buttata a terra da un paziente psichiatrico che aveva soccorso. In squadra con lei ci sono l’infermiere Luigi e l’autista-soccorritore Gennaro. Alessandra è tranquilla, ha vissuto di peggio. «A Capodanno di un anno fa avemmo una falsa chiamata e quando arrivammo fecero il tiro al bersaglio con i petardi verso l’ambulanza. E non erano mica ragazzini». 
Il primo intervento è a Calata Capodichino, vicino all’Aeroporto. La strada è libera, Gennaro va veloce e accende comunque la sirena. Ma all’improvviso si trova accanto una Multipla che si è infilata tra l’ambulanza e il marciapiede per sorpassare, e lo urta pure, ovviamente senza fermarsi. Succede anche questo. 
Il paziente non è grave, ma i figli vogliono comunque che vada in ospedale. La dottoressa prova a convincerli ma quelli non sentono ragioni. L’ambulanza riparte con l’uomo a bordo verso il Pronto Soccorso del Cto, dove lo terranno una notte in osservazione e poi lo dimetteranno. 
Si torna in aeroporto. Il tablet che lampeggia e suona ad ogni comunicazione della centrale operativa resta spento e silenzioso per qualche ora. È una notte tranquilla. E invece no: ecco che il display si illumina e scatta il beep dell’allarme. Si riparte: è soltanto una notte ancora lunga.