Corriere della Sera, 5 gennaio 2020
Sulla rivalità tra le due Coree
Dopo avere letto l’articolo sulla crisi coreana apparso sul Corriere del 29 dicembre 2019, un lettore mi ha rimproverato il modo con cui ho descritto la rivalità fra la repubblica comunista del Nord e la repubblica pseudo-democratica del Sud. Avrei dovuto sottolineare che i coreani del Nord erano gli aggressori e quelli del Sud gli aggrediti. È certamente vero che negli anni della Guerra fredda la conquista nordcoreana del Sud avrebbe modificato gli equilibri della regione e che gli americani avevano qualche buon motivo per evitare una tale prospettiva. Ma sul piano morale non vedo fra il Nord e il Sud una grande differenza. La guerra fra le due Coree (ciascuna delle quali poteva contare su un appoggio esterno) è soltanto l’esempio asiatico di una vicenda che ha coinvolto nel corso dei secoli parecchi Stati occidentali. La rivalità fra due regioni che hanno lungamente vissuto all’interno di una stessa area geografica, condividendo vicende comuni e nutrendo le stesse ambizioni, appartiene alla storia umana. È stata necessaria una lunga fase di bisticci, guerre e matrimoni, perché la rivalità fra il Regno d’Inghilterra e il Regno di Scozia terminasse con una sorta di partenariato (il Regno Unito) in cui Londra, grazie ai poteri della sua Camera dei Comuni e del suo primo ministro, siede uno scalino più alto di quello di Edinburgo. È stata necessaria la guerra del 1860-1861 perché i Savoia riuscissero a cacciare i Borboni dalla Penisola italiana. Sono state necessarie una rivoluzione e una guerra civile perché i cantoni cattolici e i cantoni protestanti creassero insieme una nuova Confederazione elvetica. Sono state necessarie due guerre – quella austro-prussiana del 1866 e la Grande guerra – perché la Baviera, pur definendosi ancora «Libero Stato», rinunciasse alla propria sovranità. È stata necessaria una lunga guerra di attrito fra la Spagna castigliana e la Catalogna repubblicana prima della conclusione di un modus vivendi che presenta ancora, malauguratamente, qualche fragilità. Il caso degli Stati Uniti è particolarmente interessante. La guerra fra le due Coree e la guerra civile americana hanno un tratto comune: sono entrambe, oltre che caratteriali, ideologiche. Se il Nord avesse vinto, l’intera penisola sarebbe stata comunista. Se il Sud fosse uscito vincitore dalla Guerra di Secessione, nel continente nord-americano avrebbe prevalso la tesi della superiorità dell’uomo bianco sugli schiavi di colore, oggi definiti afro-americani. Ha prevalso quindi la tesi secondo cui tutti gli uomini sono nati eguali? Per giudicare quel momento mi limiterei a constatare che il Nord premeva per creare un mercato in cui tutti giocano la partita con le stesse carte. La convivenza economica non sarebbe stata equa se il Sud avesse potuto disporre di una forza lavoro molto meno costosa del Nord. Anche gli interessi p0ss0no contribuire a rendere il mondo più giusto.