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 2020  gennaio 04 Sabato calendario

“NON MI SCUSERÒ CON LUXURIA” - CARLETTO FX DEI “GEM BOY” DICE LA SUA SUL CASINO IMBASTITO DALLA MAMMA DI UNA TRANS AL CONCERTO CON CRISTINA D’AVENA: “LA BATTUTA SULLA SPADA DI LADY OSCAR NON ERA GRATUITA. SE LUXURIA FOSSE STATA AL CONCERTO AVREBBE RISO ANCHE LEI” - “DI QUESTO PASSO NON SI PUÒ FARE IRONIA SU NULLA. A FINE SPETTACOLO È ARRIVATA QUESTA SIGNORA CHE SI È LANCIATA IN UN…” – VIDEO -

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-vladimir-luxuria-invidia-lady-oscar-perche-lei-aveva-spada-223122.htm CARLETTO DEI GEM BOY: NON MI SCUSO Francesca D' Angelo per “Libero Quotidiano”

«Finalmente posso dire la mia: su questa faccenda sono stati interpellati tutti, tranne i diretti interessati».

Rimediamo subito. Da dove vuole partire? «Dai fatti, quelli veri: la vicenda è stata romanzata. Non ci sto a passare come omofobo».

L' interessato in questione si chiama Carlo, detto Carletto: il frontman dei Gem Boy, una band nota per le sue canzoni politicamente scorrette, che da diversi anni si esibisce insieme a Cristina D' Avena. Il nostro è finito su tutti i giornali per la seguente battuta: «Vladimir ha invidia di Lady Oscar perché lei aveva la spada più lunga». Una freddura che avrebbe indignato una madre di una ragazza trans, presente al concerto, nonché la stessa Luxuria spingendo Cristina D' Avena a dissociarsi con quanto detto sul palco.

Lei però sostiene che sia andata diversamente. «Esatto. Tanto per incominciare la battuta era diversa e non certo gratuita. In uno dei tanti siparietti sul palco, fingevo di aver rubato il cellulare a Cristina. Leggevo i vari sms, partendo da Siffredi («Ciao sono Rocco, tuo papà Gambalunga») fino appunto a quello di chiusura su Vladimir, che serviva a lanciare la canzone di Lady Oscar. Il suo finto sms era: «Ciao Cri, sei una grande, potresti dedicarmi Lady Oscar? È un personaggio in cui mi identifico molto anche se io ho la spada più lunga».

Il pubblico come ha reagito? «Hanno riso tutti. Quando poi è finito lo spettacolo è arrivata questa signora: si è lanciata in un monologo acceso e critico monopolizzando tutto il fine serata e prendendo a male parole anche chi, tra la polizia municipale, la invitava a calmarsi. Alla fine mi ha dato un suo libro, dove racconta la storia di transizione di sua figlia. Se voleva farmi riflettere, poteva scegliere un modo più civile O forse cercava solo visibilità».

Il politicamente corretto sta tagliando le gambe alla comicità? «Di questo passo non si può fare ironia su nulla. Una battuta non può diventare un manifesto! L' omofobia esiste e va combattuta, ma la signora ha mirato al bersaglio sbagliato: lavoro anche per il canale YouTube Piccole magazine che segue il mondo Lgbt».

Si scuserà con Luxuria? «No. Scusarsi vorrebbe dire ammettere di aver sbagliato: sono stato semplicemente me stesso, ho fatto quello che faccio da anni. L' essenza dei Gem boy è la trasgressività. Tra l' altro sono sicuro che se Luxuria fosse stata al concerto avrebbe riso, rispondendo bonariamente pan per focaccia».

Vero è che siamo in un periodo dove i diritti gay non sono ancora assodati: un po' di tatto in più non guasterebbe? «Fare ironia sulle minoranze è un campo minato perché ci sarà sempre qualcuno che si sentirà offeso. Il punto è che non sai mai chi c' è dietro l' uomo che fa la battuta: se è rispettoso o meno. Per questo io mi permetto di prendere in giro solo le persone che conosco (come Cristina D' Avena o Vladimir, che è un personaggio pubblico) e solo durante i concerti. Una volta sceso dal palco, il gioco finisce».

Altri paletti? «Mai bestemmie e niente battute su fede, politica e calcio».

Come è nato il sodalizio con D' Avena, così diversa da voi? «Abbiamo giocato proprio su questo: il diavolo e l' acqua santa. Lei inizialmente era titubante. Il sodalizio però ha funzionato e i nostri concerti sono sempre sold out». Avete inciso l' album FIGA - Fans Italiani Gnocca Amica. A questo punto sarete dei grandi fan dei titoli di Libero «Perché cosa c' è di strano nei vostri titoli? (ride, ndr) Quando qualcuno vede lo scandalo, noi non riusciamo a vederlo mai».