Libero, 4 gennaio 2020
Calcio, 2.100 italiani giocano all’estero
Negli ultimi due giorni, il dibattito calcistico italiano è stato monopolizzato da due svedesi: Ibrahimovic e Kulusevski. È un paradosso considerando che gli svedesi non sono nelle nostre grazie, e che loro, lassù, non riservano altrettante attenzioni per i nostri giocatori. Anche perché altrimenti dovrebbero approfondire le storie di Oliver Averstad e Luca Gerbino Polo, gli unici pionieri in Svezia. Il primo è un difensore dell’Alvsjo AIK, club di quarta divisione, mentre il secondo è una punta di 32 anni dell’IK Frej dai trascorsi italianissimi: stufo della C italiana e di rimbalzare dal Pinzano Veneto al Rimini e dal Ravenna al Giulianova, ha accettato l’offerta del Valsta nel 2013 e ha cambiato 4 squadre svedesi, fino al Frej. Gerbino Polo è un piccolo, grande esempio perché è riuscito a coniugare il calcio alla vita: in Svezia, con i gol (21 in 23 gare in terza divisione: record) è riuscito a pagarsi gli studi, a laurearsi e darsi un futuro oltre il calcio. Eccezione, forse, perché gli italiani all’estero non hanno mai avuto grande successo: i più partono per disperazione ma, in assenza di fortuna, tornano a casa. È il caso di Fabrizio Pratticò, portiere giramondo e vincitore del premio “calciatore italiano più lontano dall’Italia” fino a quando giocava nel Western United, squadra delle Isole Salomone. A luglio 2017 ha fatto marcia indietro, per amore del Gallico Catona, squadra di Eccellenza di Reggio Calabria, e della fidanzata.
IN GERMANIA SONO 928
In tutto sono 2.100 i calciatori italiani all’estero, di cui ben 928 in Germania: da Vincenzo Grifo, convocato più volte da Mancini, all’infaticabile Giuseppe Catizone, che a 42 anni si diverte ancora nei semiprofessionisti del Waiblingen. Non è però il più anziano in terra tedesca: vince Quagliarella, che con Fabio della Samp condivide il cognome e la passione, altrimenti non continuerebbe a giocare a 49 anni (nel Duisburg 08). Che la maggior parte cerchi fortuna oltre le Alpi è certificato dai 635 in Svizzera. Nel Basilea gioca il più “valoroso” (2 milioni secondo Transfermarkt), ovvero Petretta, nel Lucerna milita Margiotta, 26enne centravanti da un milione cresciuto nella Juve e prestato ovunque (Carrarese, Venezia, Monza e Vicenza). Si diceva che il calciatore italiano fa giri immensi e poi ritorna, al netto di qualche illustre eccezione, tipo Giovinco, emblema dell’italiano che lascia il segno oltreconfine: ha vinto Mls e Champions asiatica con l’Hilal, e si guadagna ottimi stipendi. I meno talentuosi non rientrano prima di aver dato sfogo alla fantasia geografica: è normale che siano 177 i nostri a San Marino, meno che ne resistano due a Cipro (fino all’anno scorso, anche l’ex Juve Marco Motta, ora svincolato) e ne esista uno a Taiwan. Chi avrebbe scommesso sull’esistenza di un torneo laggiù? Vi milita, tra le altre, il Royal Blues Taipei, che contava su Thomas Costa, poi i 39 anni si sono fatti sentire e hanno portato il nostro in panchina, nel ruolo di assistente. In Vietnam gioca invece Giovanni Speranza, il cui cognome dice tutto ed è il motivo per cui Gianmario Liburdo, 33 anni, è sbarcato a Vanuatu, nel Sud Pacifico, per giocare nell’Amicale FC. Il club partecipa alla Champions oceanica e avrebbe potuto incontrare il Liverpool nel Mondiale: era la speranza, appunto, del centrale italiano, due volte dottore (in Economia e Scienze Motorie), nato a Ferentino, cresciuto calcisticamente nell’Aquila realizzatosi a Sydney, prima di trasferirsi proprio lì dietro. A proposito, Vanuatu è proprio sotto le Salomone, allora abbiamo un nuovo detentore del trofeo: in Nuova Zelanda, infatti, non sono segnalati pionieri dell’italico pallone.