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 2020  gennaio 04 Sabato calendario

In Germania chi delinque è sempre apolide

All’inizio di dicembre, un vigile del fuoco a Augsburg, la nostra Augusta, è stato picchiato a morte da un gruppo di giovani, in un mercatino di Natale. Chi erano i presunti colpevoli? I due fermati, mi informa la tv, «sono nati in Germania». E capisco subito che i ragazzi devono essere di origine straniera. Poi, la solita politicamente scorretta Bild Zeitung ha precisato che uno ha tre nazionalità, siriana, libanese e tedesca. Il secondo è un italiano di 17 anni con passaporto tedesco. In nome del politically correct i media si rifugiano dietro formule fumose che non fanno altro che ottenere l’effetto contrario, rafforzando i pregiudizi.
Adesso il dibattito un questo tema ha diviso la Germania. La polizia è di competenza dei diversi Länder, e ogni regione si comporta in modo diverso. A Dresda viene sempre comunicata l’etnia di colpevoli e vittime, nella vicina Lipsia mai. A Berlino, il portavoce della polizia, Thilo Cablitz, 41 anni, è originario del Sudan, e non è bianco, e non comunica quasi mai da dove provengano gli autori di un reato. «Logico, è uno di loro», l’attacca l’estrema destra. Nella capitale, l’etnia viene precisata solo «se serve a comprendere il motivo di un reato», spiega Cablitz, se curdi e turchi si picchiano tra loro, va comunicata, se un turco o un curdo ruba un’auto si tace.

Non sempre è chiaro: esattamente due anni fa, il 27 dicembre del 2017, a Kandel, la quindicenne Mia fu uccisa da un profugo afgano di 17 anni (poi risultò che aveva qualche anno in più). Andava rivelato che si trattava di un profugo? La censura viene denunciata dall’AfD, il partito dell’estrema destra. «Rivelare l’etnia dei colpevoli mi sembra che dovrebbe essere una pratica scontata», dice uno dei leader, il giornalista in pensione Alexander Gauland.

«L’etnia non è un particolare essenziale per la completezza dell’informazione», gli risponde il senatore degli interni di Berlino (è una città Stato), il socialdemocratico Andreas Geisel. Ma ad Amburgo, città governata sempre dall’Spd, la pensano in maniera opposta. «Noi comunichiamo tutti i dati», dice il portavoce della polizia, Timo Zill, «e da sempre, fin da quando l’AfD non esisteva. Non è nostro compito censurare, saranno caso mai i giornalisti a decidere se tacere un dato oppure no».

In Germania non esiste un ordine dei giornalisti, ma ci si è dati un codice di comportamento. Rivelare l’etnia è passibile di sanzioni. Negli ultimi tempi i direttori violano sempre più di frequente la regola.

Il punto di svolta, è stata la notte di Capodanno 2015 a Colonia, quando 2 mila giovani arabi hanno aggredito circa 900 donne. Come riferire quel che era accaduto senza rivelare l’etnia degli aggressori? E per cinque giorni i media, giornali, radio, tv, hanno semplicemente ignorato l’accaduto, per non mettere in difficoltà Frau Merkel che appena quattro mesi prima, a partire dal 5 settembre, aveva lasciato entrare un milione e 100 mila profughi. Dopo, fu troppo tardi: la credibilità dei media subì un durissimo colpo. I tedeschi non hanno ancora riacquistato la fiducia. Un bel regalo ai populisti della destra.

Al recente vertice dei ministri degli interni delle 16 regioni si è chiesto di giungere a una linea comune da rispettare in tutto il Paese. Non sarà facile: undici regioni sono contro la censura, altre cinque a favore. Lo Spiegel ha esaminato 9.591 rapporti delle varie polizie nella prima settimana di dicembre: in 323, oltre il 3%, viene riportata l’etnia. In 116 casi, i presunti colpevoli sono tedeschi, i polacchi 68, i rumeni 46, gli olandesi 38, i turchi 30. In un’analisi del sociologo Thomas Hesterman, in 4 settimane del 2019, solo il 3% delle violenze fu compiuto da tedeschi. Secondo altri dati riferiti a tutto il 2018, i colpevoli sono al 69% tedeschi, e solo per il 31% sono stranieri. Cifre contraddittorie. Gli stranieri sono meno violenti? Ma, ribatte l’AfD, sono meno del 15% della popolazione, quindi delinquono il doppio. Sarebbe meglio comportarsi come ad Amburgo, altrimenti per l’opinione pubblica ogni reato di cui non si spiega chi sia il presunto colpevole, crederà che si tratti di uno straniero. Dovrebbe essere evidente, ma non lo è.