Il Sole 24 Ore, 4 gennaio 2020
Altri due deputati lasciano il M5s. Sono già 19
Fuga dal Movimento 5 stelle. Il film politico del nuovo anno ha lo stesso titolo di quello di fine 2019, e il protagonista è sempre lo sfaldamento – sotto gli occhi preoccupati, per non dire attoniti, del premier Giuseppe Conte – del maggior gruppo parlamentare che sostiene il governo. Prima il clamoroso caso dei tre senatori – Grassi, Luci e Urraro – che hanno abbandonato il gruppo del M5s per essere accolti a braccia aperte dalla Lega. Poi le dimissioni da ministro dell’Istruzione e l’uscita dal movimento di Lorenzo Fioramonti, che in queste ore sta lavorando alla formazione di un nuovo gruppo alla Camera ecologista-contiano. Infine la rumorosa espulsione da parte dei probiviri di un nome da copertina come quello di Gianluigi Paragone per le sue posizioni di dissenso a cominciare dal voto contrario sulla legge di bilancio. Infine, ieri sera, l’uscita dal gruppo, questa volta alla Camera, di altri due eletti con il M5s: Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, che hanno fatto “ciao” puntando l’indice contro il «verticismo» e la «scarsa attenzione alla collegialità e ai parlamenatri». Se si aggiunge che i casi critici fra i morosi delle restituzioni nel mirino del capo politico Luigi Di Maio ammontano a una quarantina la fotografia del puzzle che sta andando in pezzi c’è tutta. A conti fatti, tra uscite volontarie ed espulsioni decise dai probiviri, sono diciannove i parlamentari Cinque Stelle che si sono persi per strada dall’inizio della legislatura.
Una smottamento alla spicciolata senza una direzione precisa, e per questo ancora più pericoloso per la tenuta del governo, se si pensa che Paragone è il più “sovranista” tra gli eletti pentastellati (anche se lui continua a escludere un passaggio alla Lega) nonché favorevole alle nazionalizzazioni mentre Angiola era ed è tra i più convinti sostenitori della necessità di introdurre uno scudo penale per mettere al sicuro l’Ilva. Dal Pd e da Palazzo Chigi, ad ogni modo, si cerca di non dare peso alle ultime uscite. «Rispetto e attenzione per la dinamica del M5s. Guardiamo con soddisfazione al fatto che sia stata smentita qualsiasi ipotesi di defezione dalla maggioranza. È quello che mi auguro», è il commento del segretario dem Nicola Zingaretti. E anche Conte fa sapere informalmente di non essere preoccupato per la tenuta della maggioranza anche se, certo, queste notizie «non fanno piacere». Ora gli occhi sono puntati soprattutto sul Senato, dove i numeri sono sempre più in bilico e Salvini lavora alacremente all’attrazione di altri pentastellati delusi: il timore è che l’addio di Paragone possa trascinarsi dietro altri filoleghisti. Al momento ci sono 3 voti sicuramente in meno per il governo e altri 7 in bilico.