La Stampa, 4 gennaio 2020
Intervista a Benedetta Parodi
Ama così tanto cucinare che sull’avambraccio destro si è fatta tatuare una forchetta enorme. «Lo so, è da marinaio, ma queste cose devono essere vistose altrimenti meglio non farle. Quelle macchiette che vedo su tanti corpi proprio non le capisco... E poi è l’unico tatuaggio che ho, ed è un omaggio alla mia passione».
Una passione, quella di Benedetta Parodi per i fornelli, scoperta dopo il matrimonio con Fabio Caressa, giornalista di Sky Sport con cui ha tre figli. «Fino all’università neanche ci pensavo» confessa. Poi? Poi, dovendo cucinare, ha scoperto che le piaceva. E che le piaceva al punto da lasciare nel 2008 la conduzione del telegiornale - la sua carriera era iniziata come giornalista di Studio Aperto - per curare la rubrica televisiva Cotto e mangiato. Sono anni di successi. La considerano la regina della cucina casalinga in tv e con il primo libro di ricette vende oltre un milione di copie. Numeri irripetibili oggi, che in libreria approdano decine e decine di titoli gastronomici e che i canali tv e web sono zeppi di concorrenti e foodblogger. Benedetta Parodi continua però in questo solco, tra Bake Off Italia (di cui ha condotto sette edizioni) e Le ricette salvacena, l’ultimo libro.
Come inventa le sue ricette? «Non ho la pretesa di inventare, non sono Marchesi con il raviolo aperto. Semplicemente ognuno ha il suo modo di cucinare e io racconto il mio. Poi io, Fabio e i figli assaggiamo».
Dicono che suo marito non sia sempre contento di fare l’assaggiatore...
«È che vorrebbe stare attento a quello che mangia e quindi vive questi test come un girone del purgatorio. Lo stesso vale per le mie due figlie, che sono adolescenti (ha un terzo figlio di 10 anni, ndr.)».
Ormai in tv, e sul web, la concorrenza in cucina è altissima. Come si difende?
«La mia forza sta nel non dover spiegare chi sono. Il pubblico può scegliermi o no ma resto quella che sono, ho una mia identità precisa».
Come si definirebbe?
«La cucina del buon senso e del buon gusto. Del buon senso perché non esagero con le raffinatezze da chef difficili da riprodurre a casa. E del buon gusto perché amo mangiare bene e invitare gente. D’altronde è per quello che 12 anni fa mi hanno affidato la mia prima rubrica di cucina».
Cucinava per i colleghi?
«In redazione parlavo sempre di cibo, e portavo cibo. La rubrica di cucina dentro al tg è stata una scommessa fatta col cuore. Non l’ho vissuta come un declassamento, non ho mai disdegnato la parte bassa della scaletta di un telegiornale».
A casa siete tutti giornalisti. Sua sorella Cristina, suo fratello Roberto, suo marito Fabio. C’è mai stata rivalità?
«Mai, anzi. Cristina è molto equilibrata e tranquilla. Mi ha sempre dato consigli utili».
Sua madre dice che lei è la ribelle della famiglia, è vero?
«Ribelle è una parola grossa… Sono sempre stata sincera e bravissima a scuola. È solo che sono la più piccola, ho viaggiato molto e sono cresciuta più in fretta. Diciamo che sono la più intraprendente».
Com’è la famiglia Parodi durante le feste?
«Ogni anno passiamo insieme il 23 dicembre, che chiamiamo il Natalino: le famiglie di noi tre fratelli e mia mamma. Di solito a Carpeneto, nel Monferrato, quest’anno da me a Milano. E stiamo insieme anche a Capodanno, in montagna».
Serve molta armonia per stare insieme in così tanti.
«Sì, siamo fortunati. I cognati sono meravigliosi e inseriti. I cugini si amano alla follia. Sembra finto, lo so, ma è sempre stato così. Arriviamo da famiglie che si vogliono bene».
Suo cognato Giorgio Gori è il sindaco di Bergamo. Si parla di politica in casa?
«Lui e mio marito sì. Io no, la politica mi annoia. Solo a sentirla nominare sbadiglio».
Difficile prescindere dalla politica nella vita...
«Io riesco a evitarla. Voto ma poi la ignoro».
Ha rinnovato la promessa di matrimonio con suo marito. Come si conservano armonia e intesa dopo 20 anni?
«Bisogna essere sinceri e affrontare i problemi, altrimenti marciscono. Lui è molto diretto e questo aiuta. E poi è importante avere uno spazio anche fisico per sé, il proprio regno: io ho la cucina, lui uno studiolo ricavato da un magazzino».
È vero che il primo appuntamento è finito giocando ai videogiochi?
«Sì. Appena sposati ci piacevano giochi di ruolo e polizieschi. Fabio li ama ancora, io sono cresciuta».
Cosa legge?
«Sono onnivora. La nostra casa è un incubo perché è piena di libri. Mi piace la lettura di evasione. Avevo due generi preferiti - il romanzo storico e il fantasy, Harry Potter lo adoro - ma negli ultimi dieci anni ho allargato il campo. Leggo i libri che hanno successo, perché se sono piaciuti a tanti un motivo ci sarà. E poi tanta letteratura indiana e africana».
Autori preferiti?
«Non ne ho, penso che per uno scrittore sia impossibile azzeccare ogni libro. Ad eccezione di King, che dovrebbe vincere il Nobel (It e L’ombra dello scorpione sono due capolavori) e invece viene snobbato».
Cosa ci sorprenderebbe sapere di lei?
«Della mia vita si conosce molto quindi... non saprei. Forse il fatto che il mio sogno è sempre stato quello di scrivere un romanzo. E che ora sto lavorando a qualcosa di narrativo».
Non possiamo salutarci senza una ricetta per la Befana.
«Fate sciogliere del cioccolato a bagnomaria e aggiungete marshmallow e wafer. Fate raffreddare il tutto creando una forma simile al pancake e tagliatela a lingotti. Nella calza io metterò questi dolcetti».