la Repubblica, 4 gennaio 2020
Il veganesimo è una religione. Per legge
Vegani di tutto il mondo, gioite. Con una sentenza storica, un tribunale britannico ha stabilito che le convinzioni “etiche” di chi si ciba soltanto di prodotti ricavati dalle piante equivalgono a «un credo filosofico» o a una religione e come tali sono protetti per legge da ogni discriminazione. Il verdetto è arrivato dalla corte del lavoro di Norwich per rispondere al ricorso di un vegano che afferma di essere stato licenziato per i suoi principi alimentari. Jordi Casamitjana, 55 anni, dipendente della League Against Cruel Sports, un’associazione per la difesa dei diritti degli animali, aveva scoperto che l’azienda investe il fondo pensione in una società che fa esperimenti sugli animali.
Ha fatto presente che ciò era in contraddizione con lo spirito della ditta, ma non gli hanno dato ascolto. Allora ha informato i colleghi e a questo punto ha perso il posto. «Sono felice per la decisione del magistrato», commenta, «spero che abbia benefici per tutti i vegani». La League Against Cruel Sports afferma che è stato allontanato per «comportamento inappropriato» e non per la sua scelta vegana. Casamitjana è un “vegano etico”, che cioè non si limita a nutrirsi con una dieta a base di vegetali ma non indossa capi di abbigliamento di lana, pelle o altri materiali ricavati da animali e si sposta a piedi poiché un autoveicolo rischia di schiacciare insetti e volatili sotto le ruote. Il giudice Robin Postle ha deliberato che il “veganesimo etico” rientra nell’ambito dei diritti garantiti dall’Equality Act del 2010 sull’eguaglianza di trattamento.
Le altre categorie protette sono età, razza, sesso, orientamento sessuale, religione, maternità, disabilità e matrimonio. Pur non avendo valore di precedentelegale perché emessa da un tribunale del lavoro, la sentenza potrebbe avere ampie conseguenze. «Ci sarebbe da sorprendersi», commenta la Bbc, «se ora qualcuno non citasse in giudizio la propria azienda sostenendo di venire discriminato a causa delle proprie convinzioni in materia di cambiamento climatico, per esempio perché rifiuta di viaggiare per lavoro in auto preferendo usare un’alternativa meno inquinante, come il treno».