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 2020  gennaio 04 Sabato calendario

Downing Street offre lavoro a «disadattati»

Se poteva esserci qualche dubbio su quale fosse l’arma più potente dell’arsenale di Boris Johnson, il blog di Dominic Cummings – consigliere del premier – non può che fare luce sull’organizzazione di Downing Street. Dietro la porta nera è Cummings, de facto, a comandare. Ex stratega della campagna per il Leave del referendum, Cummings è l’uomo di cui Johnson non può fare a meno. E a lui, ideatore di slogan come «Take back control», riprendiamoci il controllo, e «Get Brexit done», facciamo la Brexit, passa ora il compito di ristrutturare la macchina del governo con una serie di nuove assunzioni. Le qualità essenziali? Non tanto i titoli di studio quanto la genialità, la velocità di pensiero, le conoscenze approfondite di alcuni settori. «Siete gente strana e disadattata – in inglese, «weirdos and misfits», ha detto lui – di grande talento? Mandatemi il curriculum». 
Ci sono – ha scritto Cummings sul suo sito web dominiccummings.com – «problemi profondi» nel modo in cui opera l’esecutivo. Mancano esperti veri, in grado di capire situazioni complicate e trovare soluzioni a 360 gradi. Lui stesso, ammette con una nota di semimodestia, si trova spesso a dover trattare di argomenti di cui sa poco o nulla. 
Il momento, «per una confluenza di fattori», è propizio: «1) la Brexit rende necessari grossi cambiamenti nell’agenda politica e nella struttura decisionale, 2) c’è gente al governo che è disposta a rischiare per cambiare lo status quo, 3) il nuovo governo ha una maggioranza notevole, non ha bisogno di preoccuparsi a breve termine della sua popolarità mentre insegue miglioramenti rapidi per problemi importanti». A Downing Street, in pratica, Cummings vuole gente nuova. 
Basta laureati di Oxford e Cambridge in grado di citare scrittori dell’antichità (un velato riferimento allo stesso Johson, immortalato mentre recitava Omero?). Servono matematici, fisici, esperti di data, di web, di comunicazione, di programmazione informatica, «economisti insoliti»: sei categorie tra cui quella degli «strani e disadattati con doti speciali» e di giovani ricercatori. 
Uno di questi diventerà il suo assistente, precisa Cummings, un factotum dalle mansioni variegate che «se scoperto a giocare a fare politica verrà cestinato nel giro di due settimane». «Non dite che non siete stati avvertiti». Il governo, sottolinea, ha «bisogno di carte jolly, di artisti, di gente che non ha frequentato l’università ma si è tirata fuori da buchi infernali con le sue forze». 
L’obiettivo, tiene a precisare Cummings, è quello di «appoggiare il premier e i ministri e servire meglio il Paese». Con le nuove assunzioni spera di «diventare praticamente obsoleto nel giro di un anno». 
Nel blog non lo dice, ma Cummings non sta bene. Il mese prossimo dovrà sottoporsi a un intervento che i medici gli avevano imposto con urgenza già sei mesi fa. Per via delle elezioni aveva posticipato.Ora non può più aspettare. Snocciola invece i nomi di studiosi ed esperti che lo guidano nel sogno di una macchina governativa più snella e veloce, al passo con i tempi, in grado di mettere l’accento sulla scienza e le nuove tecnologie: il fisico Michael Nielsen, il matematico Alexander Grothendieck, il manager Andrew Grove (il suo libro, High Output Management, è una lettura obbligata, precisa), il consulente militare del Pentagono John Boyd, ex pilota, il cui motto era: «La gente, le idee, le macchine, in questo ordine». 
La voglia di rivoluzione di Cummings suscita comprensibili preoccupazioni. Westminster ha i suoi ingranaggi: il civil service è una forza della pubblica amministrazione pensata per essere apolitica e lavorare per il premier di turno in modo imparziale. 
Dave Penman, segretario generale del sindacato, si chiede «chi selezionerà i nuovi dipendenti e come». «I civil servants», aggiunge, «sono generalmente scelti sul merito. Sarebbe ironico se nel tentativo di portare a Downing Street un modo nuovo di pensare Cummings si circondasse di gente che ha le sue stesse idee, scelta per ciò che crede, non ciò che sa fare».