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 2020  gennaio 03 Venerdì calendario

Biografia di Pino Gentile

Signore e signori, ecco la Calabria sempre uguale. Irriformabile, irredimibile, il regno di “Compà Pinuzzo”. All’anagrafe Giuseppe Gentile, detto Pino. Il quale Pino, da oggi a buon diritto definibile a scelta “Sempiterno” o “Inamovibile”, si appresta a essere eletto per l’ottava volta consigliere regionale. Le insegne sotto le quali il cavaliere 76enne conquisterà l’eterno scranno sono quelle di Jole Santelli, pupilla di Previti e Berlusconi.
Annoiata da un ventennio di presenze in Parlamento, l’ex sottosegretaria alla Giustizia è pronta a “rinnovare” la Calabria con un’armata di riciclati, vecchi e potenti capi-elettori e inossidabili trasformisti.
La storia di Pinuzzo il Sempiterno è straordinaria. I suoi 50 anni di presenza nelle istituzioni valgono da soli un manuale di sociologia politica da tradurre anche in lingua “khmer” e far studiare in tutte le università del pianeta. La vicenda della sua sterminata famiglia potrebbe scomodare gli studiosi eredi di Edward G. Banfield e delle sue teorie sull’amoral familism. Se non fosse che anche i sociologi della politica e gli eredi di mister Banfield si sono rotti pesantemente le scatole di questo pezzo d’Italia fermo alla primavera del 1970.
Avvolgiamo il nastro. Al governo del Paese c’è il democristiano Mariano Rumor, suo vice è il socialista galantuomo Francesco De Martino, ai Rapporti col Parlamento il dc Mario Ferrari Aggradi, e agli Esteri Aldo Moro.
Italia in bianco e nero, con Lucio Battisti che si strugge nei juke box cantando la sua Anna e la censura che tarpa le ali al capolavoro erotico Tarzana sesso selvaggio. A Cosenza, punta nordica della Calabria, dominano due cavalli di razza, Giacomo Mancini segretario nazionale del Psi, e Riccardo Misasi, democristiano e a 38 anni ministro della Pubblica Istruzione. Intanto da un quartiere di case popolari della città sette fra fratelli e sorelle, partono alla conquista del potere: i Gentile. Con Pino in prima fila, che a soli 26 anni diventa consigliere comunale.
Una promozione sociale significativa per il giovane geometra delle case popolari, che però non placa la sua ambizione. Pino vuole andare avanti. E così comincia a conservare in speciali elenchi, che custodisce come diamanti preziosi, i nominativi e gli stati di famiglia dei suoi elettori. Li conosce uno per uno. Di tutti annota esigenze, bisogni, piccole e miserabili richieste di avanzamento di carriera. Non si perde un funerale che sia uno, una specialità che conserverà negli anni. Commosso e sempre partecipe al dolore, stringe mani da Rende alla Sila. Nel 1975 viene rieletto consigliere comunale e promosso assessore.
Così cinque anni dopo, quando finalmente indosserà la fascia tricolore di sindaco di Cosenza. Applausi e brindisi, strette di mano e promesse, altri funerali e altri nomi da aggiungere alla lista dei fedelissimi. Perché l’obiettivo è sbarcare a Reggio Calabria, sede del Consiglio regionale. Dove Pino il Sempiterno arriva nel 1985 sotto l’ombra del garofano socialista. Riconfermato cinque anni dopo. Ora i calabresi che mettono la croce sul suo nome superano le decine di migliaia. Indifferenti ai cambi di casacca di compà Pinuzzo. Che nel 1995 si fa rieleggere ma diventa repubblicano, in attesa che Berlusconi scenda in campo e lo folgori.
Così, con l’avvento del nuovo secolo, ridiventa onorevole alla Regione, ma di Forza Italia, come avverrà nel 2005, e poi nel 2010, quando le preferenze supereranno le 20mila. Un record che merita un premio, l’equivalente del Nobel: una cena ad Arcore con Re Silvio. L’idillio dura fino al 2014, quando “l’Inamovibile” verrà abbracciato e benedetto da Angelino Alfano.

Una carriera folgorante, fatta di vicepresidenze e di assessorati di peso, e soprattutto senza intoppi. Le cronache giudiziarie registrano una richiesta di rinvio a giudizio della procura di Vibo Valentia per una storia di fondi destinati all’edilizia popolare e utilizzati per l’acquisto della sede dell’ente, e una”citazione” nell’ultima maxi-inchiesta della Procura di Catanzaro. A farla è il pentito Cosimo Virgilio quando parla di massoneria e politica e di un avvocato considerato “il Licio Gelli calabrese, vicino al quale c’era Pino Gentile di Cosenza, caratterizzato dal fatto che aveva i denti larghi”.
Poca roba, che non scalfisce di un millimetro Pino e i Gentile. Una famiglia che ha un rapporto speciale, intimo col potere. Accanto a Pino c’è Antonio, detto Tonino, alle origini socialista pure lui, e più volte parlamentare di Forza Italia e sottosegretario in vari governi, e poi Raffaele, per anni sindacalista della Uil. Ma a scorrere la lista del potere e del sottopotere calabrese, la presenza dei Gentile è impressionante.
Un lungo elenco di figli, nipoti, parenti acquisiti, piazzati nei posti che contano. La più nota è la rampantissima figlia di Pino, Katya. È stata vicesindaco di Cosenza con Mario Occhiuto, poi lo ha abbandonato. Non esclude di correre come sindaco alle prossime elezioni, e nel frattempo si è scoperta sovranista e salviniana.
I maligni dicono che sarebbe toccato a lei candidarsi alla Regione e occupare il posto lasciato libero dal padre. Solo voci, chiacchiere da bar. Perché un Gentile è per sempre. Ma solo se si chiama Pino. Il Sempiterno.