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 2020  gennaio 03 Venerdì calendario

La Regione Sicilia in default aumenta gli stipendi

Sotto Natale, il sospiro di sollievo: il governo ha dato il via libera alla norma “Salva Sicilia” che consentirà alla Regione di spalmare in dieci anni parte del “buco” miliardario denunciato dalla Corte dei Conti. Pochi giorni fa, invece, in Regione, i brindisi: lo stipendio di 1.300 dirigenti crescerà mediamente di 209 euro lordi.
Nella Sicilia del mega disavanzo è stato firmato il rinnovo dei contratti dei dipendenti apicali. Lungamente atteso, poiché le retribuzioni erano bloccate da circa 14 anni. Eppure, il via libera arriva proprio nei giorni in cui si teme per la salute dei conti siciliani. A metà dicembre la Corte dei Conti ha sollevato il caso con un giudizio durissimo: il disavanzo ha superato la soglia dei 7 miliardi. Una situazione da “quasi fallimento” a cui avevano accennato organismi di controllo come la stessa Corte – è il caso dell’ex procuratore generale Pino Zingale – ed esponenti istituzionali come l’assessore siciliano all’Economia Gaetano Armao che ha recentemente parlato di “default scongiurato”, in una lettera al Mef.
Da Palazzo Chigi il 23 dicembre è arrivata la norma attesa: circa un miliardo di disavanzo, relativo agli anni precedenti al 2018, potrà essere ripianato in dieci “comode rate” annuali e non recuperato in un unico esercizio finanziario, così come avevano chiesto i magistrati contabili.
Nell’accordo, però, approvato in Cdm, c’è più di una clausola. Il via libera “è funzionalmente collegato – si legge nel comunicato di Palazzo Chigi – ad un accordo Stato-Regione contenente specifici impegni di riequilibrio strutturale della parte corrente del bilancio, in particolare attraverso la riduzione della spesa corrente”. Il rinnovo dei contratti, al contrario, comporterà però un aumento della spesa corrente.
Tutto legittimo, gli aumenti, secondo i sindacati, sarebbero anche inferiori a quelli ottenuti dagli statali. Ma sempre i magistrati contabili avevano segnalato alcune “storture” del sistema siciliano, ribadendo “le osservazioni critiche reiteratamente mosse da questa Corte – si legge nel giudizio – al numero considerevole di unità dirigenziali operanti in seno all’Ente regione, sia in termini assoluti, sia in relazione al rapporto tra numero dei dirigenti e quello degli altri dipendenti (che supera di poco il rapporto di uno a dieci)”.
Adesso gli stipendi base dei dirigenti siciliani oscilleranno tra i 45 mila e gli oltre 60 mila euro lordi annui, a seconda della fascia. A queste somme vanno aggiunte le retribuzioni di posizione: dai 7 mila a oltre 36 mila euro annui. Infine vanno considerate anche le retribuzioni di risultato: somme che dovrebbero essere, appunto, calibrate sulla base delle performance, ma che sono state erogate finora, nella quasi totalità dei casi, nella quota massima per tutti. Un’altra delle anomalie segnalate dalla Corte dei conti.
Del resto, questo meccanismo aveva prodotto pochi mesi fa una situazione al limite del paradosso. Non incentivati da un punto di vista economico, in pochi vogliono ricoprire gli incarichi più delicati. La Regione aveva deciso di assumere dall’esterno, senza un concorso. Da aggiungere ai 1.300 già in servizio. L’idea, al momento, è stata accantonata.