Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  gennaio 03 Venerdì calendario

Periscopio

Antidetto di Peppo Pontiggia: «A mali estremi piccoli rimedi». Dino Basili. Uffa news.

Le Sardine rappresentano una volontà di partecipazione e di contrapposizione al sovranismo. Ma non sappiamo ancora se sono un semplice format della mobilitazione di una certa parte, come lo furono in passato i girotondi, o se invece sono qualcosa che sposta il perimetro. È presto per dirlo. Enrico Mentana, direttore del Tg La7. (Federico Novella), la Verità.

L’opera di Jaques Bergier fu un fiammifero dell’immaginazione gettato nel bidone di benzina dell’accademismo tradizionale. Luigi Mascheroni. Il Giornale.

A 15 anni ero molto preso dai miei impegni. Ma ho avuto fortuna, c’è chi ha indovinato in me un qualche talento. Sennò sarei oggi un mediocre avvocato, chissà. Riccardo Muti (Pietro Visconti). la Libertà.

Antonio Spadaro - Il direttore della Civiltà Cattolica, ventriloquo di papa Francesco, fa il politologo: «Entro il Pd si agitano anime differenti: da rosso tende ora al bianco ora al fucsia. Dentro i 5 stelle pure: i toni di giallo sono variegati. Il Movimento ha vissuto una stagione di smarrimento». Usi il Super-Iride, quello con il diavolo nel simbolo: infallibile per i colori sbiaditi. Stefano Lorenzetto. Arbiter.

Le signore, sedute volenterosamente davanti alle tribune elettorali, dopo un po’ chiedono al marito, ma perché tutti parlano di tematica da portare avanti, cosa vuol dire? E finiscono per distrarsi con osservazioni poco impegnate, hai visto di attaccatura di orecchie che ha? Luca Goldoni, Esclusi i presenti. Mondadori, 1973.

Mentre nel caso del pericolo fascista relativo a Salvini non c’è nulla, nel 1948 il pericolo del comunismo c’era davvero: si era visto a Praga sei mesi prima. I rapporti del Pci con Mosca erano così forti che sarebbe stato obbligato a seguirne gli ordini. In tutte le epoche e in tutti i Paesi uno degli strumenti di propaganda è stato sostenere la tesi che «la vittoria del mio nemico è molto pericolosa». La delegittimazione invece significa dire che «la vittoria del mio nemico è un pericolo per le istituzioni». Quando c’è un accanimento di tutti contro uno, gli italiani iniziano a simpatizzare per il demonizzato. Ernesto Galli della Loggia (Alessia Gozzi). Quotidiano Nazionale. QN.

In sinergia con i miti del comunismo internazionale di cui il Pci era il rappresentante autorizzato in Italia, la presunzione di superiorità non soltanto attraeva gli intellettuali ed esercitava un grande fascino sui giovani. Era persino in grado di intimidire e imbarazzare molti anticomunisti. La regolare sottorappresentazione nei sondaggi del partito di maggioranza (la Dc) dimostrava che certi elettori di quel partito si vergognavano di dichiararsi tali: persino molti suoi nemici erano condizionati dalla diffusa credenza nella superiorità morale del partito comunista. Angelo Panebianco, Corsera.

A scuola, all’inizio, sembravo un bambino promettente. Saltai perfino un paio di classi alle elementari e andai direttamente in prima media. Mi iscrissero alla Giosuè Carducci, una scuola per ragazzini ricchi e viziati. Lì cominciarono le umiliazioni e io cominciai a non andarci. Giravo per Firenze aspettando che si facesse l’ora dell’uscita. C’erano insegnanti orribili. Classisti. Mi vivevano come un corpo estraneo. Fui buttato fuori. I miei mi indirizzarono a un istituto per giovani apprendisti. I corsi li aveva istituiti Giacomo Devoto, il lessicografo e italianista. C’erano professori socialisti che insieme al lavoro nei laboratori ci insegnavano la Costituzione. Cominciavo ad aprirmi al mondo della cultura. Mi fecero conoscere i romanzi di Pratolini e Moravia. Ridivenni bravo al punto che, in seguito, mi iscrissi ad architettura e mi laureai con Giuseppe Samonà. Sergio Staino, disegnatore satirico, creatore di Bobo. (Antonio Gnoli), la Repubblica.

La creatività è un miracolo condiviso. Di solito c’è un padre, una madre, nel mio caso è stato un fratello maggiore, che ti incoraggia. Creare, diceva Marguerite Yourcenar, è come guardare nel buio: all’inizio non vedi niente. Dopo un primo periodo, con un po’ di ostinazione e resistenza, cominci a distinguere sagome e contorni. Renzo Piano, architetto. (Anais Ginori). la Repubblica.

Mi allettano le sfide, ammiro quei conduttori che fanno per 20 anni lo stesso programma, ma non fa per me. Mi piace cambiare. Non mi sono mai arenato sullo stesso tipo di progetto: sono stato il primo a fare uno show su Sky, sono stato il solo a fare il varietà più breve della storia. Fiorello, presentatore. (Renato Franco). Corsera.

Oggi a Milano dopo le due di notte non c’è più un ristorante aperto. C’è solo l’eccezione delle Capannelle, credo fuorilegge, non a caso sta a fianco del carcere di San Vittore, che tiene aperto fino alle sette del mattino. Bisogna andarci verso le tre di notte per trovarvi i resti dell’antica mala e l’inesausta fauna degli inquieti. Massimo Fini, Una vita. Marsilio, 2015.

A Bartali, Coppi aveva chiesto di combinargli un incontro con il cardinal Montini, futuro papa Paolo VI, a Milano, per questioni di famiglia. Fissato per il 30 dicembre, ma non ci potrà andare. Il 1960 è appena cominciato e Coppi si spegne. Il suo funerale, in salita sulla neve, ha lo stesso silenzio ferito che accompagnò il Grande Torino. Come se in casa di tutti fosse morto qualcuno. Gianni Mura, la Repubblica.

Le signore dei Parioli sono ingorde e golose, continuano a mangiare marrons glacés e a bere doppio kümmel, molto vivaci e chiacchierone, con i loro necessaires pieni di boeri e le anfore di cherry-brandy e i cofanetti di cigarillos. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1969.

Era sul selciato: un mucchietto miserevole, come una giacca caduta da una bicicletta in corsa. Il questore, di lì a un quarto d’ora, era sul luogo per rimuover in fretta il cadavere. Per quanto possibile, il suicidio dell’ebreo doveva restare ignorato. Ma era come pretendere di chiudere il vento in una scatola: e alla sera non v’era caffè dove non si bisbigliassero commenti. Luigi Preti, Giovinezza, giovinezza. Mondadori, 1964.

Il mio negozio milanese preferito era la libreria di Corso Buenos Aires. Al suo posto ci hanno messo un negozio di mutande. Sveva Casati Modignani, scrittrice. (Ida Bozzi). Corsera.

Spesso, sopra ogni altro, continuava a levarsi in lei il pensiero perché gli uomini pensassero a scannarsi tra loro, quando erano già destinati alla morte dalla natura. Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti. Mondadori, 1985.

Vittoria mi dice quello che devo fare. Ma, non fidandosi di me, poi lo fa lei. Roberto Gervaso. Il Messaggero.