ItaliaOggi, 3 gennaio 2020
Sui conti dei 500 uomini più ricchi
Come di consueto, negli ultimi giorni dell’anno, Bloomberg pubblica il dato consuntivo di quanto siano aumentati i patrimoni dei 500 uomini (ci sono anche donne, ma nessuna nella primissima fascia) più ricchi del mondo. E io, nel mio piccolo, ci scrivo ogni anno un Cameo. Scopriamo così che, in un anno, i patrimoni di costoro sono cresciuti del 25%, avendo guadagnato 1.900 miliardi $, poco meno del debito di 60 milioni di sciamannati italiani. Ecco i numeri dei big five: Jeff Bezos 116, Bill Gates 113, Bernard Arnault 105, Warren Buffet 89, Mark Zuckerberg 79. Chi stila la classifica, pensa te, Michael Bloomberg, ne ha 56, quindi è affidabile. Il pericolo per costoro? Da ricchi diventare riccastri. Come evitarlo? Facendo carità seppur «pelosa» (chi vuole approfondire digiti «carità pelosa», ci trova un mondo affascinante).Invito quel manipolo di economisti esaltati che mi scrivono ogni anno per polemizzare con me sul merito di quei patrimoni, di non farlo, tanto io non rispondo. E poi, sono abbastanza vecchio e scafato per non cadere nelle loro fanciullesche trappole comunicative. Mai mi permetterei di fare alcun commento sui patrimoni di sociopatici di successo, tengo nipoti. Costoro sono talmente lontani dal mio mondo che provo pena per loro. Non per i quattrini che posseggono, non per come li hanno fatti, ma di come dev’essere triste la loro vita di benefattori. Penso ad esempio al povero George Soros, al quale va tutta la mia simpatia umana per gli insulti che riceve in ogni parte del mondo. In fondo, la sua «carità pelosa» auspica solo una società «aperta», mica «chiusa».
Penso al povero Bill Gates costretto a passare la vita alla disperata ricerca di dare in beneficenza parte di questi soldi. Nel mondo magico del Ceo capitalism, il modello economico, politico, culturale che vi è sotteso è talmente geniale che ha preso il sopravvento sui gestori. Ecco come funziona il modello «Il tuo patrimonio aumenta a tua insaputa, e senza che tu faccia assolutamente nulla perché ciò avvenga». Sarebbe come se un operaio a 67 anni, il 1° gennaio, andasse in pensione e il 31 dicembre si trovasse la pensione aumentata del 25%. Questo è il dramma di costoro, l’arricchimento automatico, a loro insaputa. Ovvio che sia l’orgoglio, sia la loro sensibilità umana ne siano colpiti.
Torniamo a Bill. Per lui fu imbarazzante quando volle regalare 100 milioni di galline ai boliviani poveri, ricevendo l’immediato disprezzo del Presidente Evo Morales che lo considerò un affronto a un Paese che è ai vertici mondiali del rapporto polli/umani. A gioco lungo, mal gliene incolse (a Morales, of course), tre anni dopo sarà deposto e ora è esule in Messico.
O, per esempio, al povero Jeff Bezos. Dopo una vita esaltante, focalizzata sul creare valore, come dicono loro, una vita esemplare come marito (lavoro-casa-lavoro), ha avuto un attimo di debolezza con un’altra donna (modo elegante per dire: si è fatto una banale «sveltina») e scoppia il dramma. La moglie, per perdonarlo (si fa per dire), ha preteso e ottenuto una trentina di miliardi di dollari, diventando così, d’emblée, mito dei social e 30° in classifica. Classifica che, come si può evincere da questo episodio, premia il merito e la velocità di execution, qualunque sia la modalità con cui il patrimonio sia stato costruito. Prosit!