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 2020  gennaio 03 Venerdì calendario

OH MY GHOSN! – È ANCORA MISTERO SULLA SPETTACOLARE FUGA DELL’EX AD DI RENAULT-NISSAN DAL GIAPPONE, MA INIZIA A EMERGERE QUALCHE DETTAGLIO: DI SICURO C’È CHE UN JET PRIVATO È ARRIVATO A ISTANBUL IL 30 DICEMBRE ALLE 5 E 15, E UN ALTRO È PARTITO POCO DOPO – GHOSN AVEVA OTTENUTO IL PERMESSO DI ORGANIZZARE UN CONCERTO, POI SI È NASCOSTO NELLA CASSA DI UN CONTRABBASSO, CON L’AIUTO DI MILITARI LIBANESI E… – VIDEO -

No, Carole non c' entra. Carlos Ghosn, reduce da una fuga da film, al sicuro a Beirut ma silente o soprattutto sfuggente (chissà quanto gode che i media di mezzo mondo parlino di lui: da supermanager adorava parlare in pubblico e ai giornalisti giusti), si è espresso ieri in un breve comunicato : «Le ipotesi per cui mia moglie o altri membri della mia famiglia avrebbero giocato un ruolo nella mia partenza dal Giappone sono false. Sono io che ho organizzato tutto. Loro non c' entrano nulla». Credergli? Nessuno gli crede, vista l' intraprendenza della signora Ghosn.

Sulla fuga il mistero resta fitto (Ghosn parlerà in una conferenza stampa mercoledì prossimo) ma qualche elemento affiora. Sicuro è l' arrivo di un jet privato all' aeroporto Ataturk di Istanbul alle 5 e 15 della mattina del 30 dicembre, proveniente da Osaka e con la matricola Tc-Tsr.

Alle sei ne sarebbe partito da lì un altro, diretto a Beirut, modello Bombardier Challenger 300, matricola Tc-Rza. È praticamente sicuro che a bordo di quei voli ci fosse il nostro. Ieri in Turchia sono state fermate sette persone, che sarebbero coinvolte nella vicenda, tra cui quattro piloti. L' aeroporto Ataturk è utilizzato solo per il trasporto merci e da alcuni jet privati. E dove si può dare meno nell' occhio.

Ma perché partire da Osaka? Anche in quel caso, i controlli sono più blandi che a Tokyo. Varie fonti libanesi insistono sull' ipotesi della fuga in una cassa che conteneva il contrabbasso di un' orchestra specializzata in canti gregorani. L' ex padre padrone di Renault-Nissan, che viveva in libertà vigilata in un appartamento vicino all' ambasciata francese, a Tokyo, aveva ottenuto il permesso di organizzare un concertino a casa sua il 29. L' abitazione era controllata dai poliziotti e da una società privata di Nissan.

Quella della cassa sarebbe stata l' unica possibilità per andarsene senza essere visto. Poi la corsa in autostrada verso Osaka, a più di 500 km dalla capitale. I giorni che precedono l' Oshogatsu, il capodanno nipponico, sono gli unici in cui i giapponesi staccano davvero, festeggiando con la famiglia. Ghosn ha approfittato di un calo generale dell' attenzione. Per passare i controlli a Osaka ha fatto probabilmente ricorso a un travestimento e a una falsa identità.

L' orchestra (ma erano veri musicisti?) sarebbe stata accompagnata da ex militari di Beirut e nel volo da Osaka sarebbe stato presente «personale diplomatico», presumibilmente libanese. Ghosn si sarebbe confuso tra di loro. Ieri l' appartamento che occupava a Tokyo è stato perquisito dalla polizia. E Interpol ha spiccato un mandato di cattura contro Ghosn, notificato alle autorità libanesi. Lui avrebbe passato i controlli al suo arrivo a Beirut con un passaporto francese, che aveva in più a quello che gli era stato sequestrato in Giappone. Ora, se anche Tokyo chiederà l' estradizione di Ghosn, il Libano la negherà. Ha rigettato per anni pure quella di un terrorista nipponico, Kozo Okamoto, tra gli autori di un attentato all' aeroporto israeliano Ben Gurion nel 1972, che fece 26 morti. Okamoto vive ancora oggi indisturbato a Beirut.

Ieri anche Agnès Pannier-Runacher, sottosegretario francese all' Economia, ha detto che, se Ghosn si spostasse in Francia, «non procederemmo all' estradizione, perché il nostro Paese così fa con tutti i suoi cittadini». L' ex supermanager si trova asserragliato in una delle sue dimore libanesi, nel quartiere cristiano-maronita di Achrafieh, nell' est di Beirut. È una villa rosa dalle persiane verdi. L' acquistò nel 2016 per 9,5 milioni di dollari. Ma il suo restauro sarebbe costato 7,2 milioni e, secondo le accuse di Nissan, sarebbe stato fatto pagare dalla casa automobilistica.

Nissan ha fatto causa anche in Libano ma il tribunale di Beirut ha dato la villa in concessione ai Ghosn, almeno temporaneamente. Carole, seconda moglie di Carlos, ci vive dall' aprile scorso, quando lasciò Tokyo. E lì, negli ultimi mesi, ha imbandito cene con i migliori scampoli del Libano bene e avrebbe organizzato la fuga di Carlos, anche se lui ora nega. È la sua seconda moglie, classe 1966, libanese come lui, ma ha vissuto gran parte della sua vita a New York, dove commercializza caftani di lusso disegnati dalla stilista Alison Levasseur. Fu la prima moglie di Ghosn, Rita Khordahi, a scoprire la tresca a Tokyo nel 2013. Subito dopo Carlos e Carole, con il suo brushing sempre impeccabile, iniziarono una sfrenata esistenza mondana, compresa la comparsa fissa dal 2015 al 2018 sulle scalinata del festival di Cannes. Trionfanti e vincenti. Hanno vinto anche stavolta.