1 – ROMA, RAGGI SENZA NUMERI. CAMBIA ANCORA IDEA E FRENA SU “MALAGROTTA 2”, 3 gennaio 2020
SINDACHE IN BILICO – VIRGINIA RAGGI NON HA LA MAGGIORANZA IN CAMPIDOGLIO SULLA NUOVA DISCARICA E FA L’ENNESIMA GIRAVOLTA SULLA NUOVA MALAGROTTA – NEL FRATTEMPO LA APPENDINO CONTINUA A PERDERE PEZZI: IL CONSIGLIERE ALDO CURATELLA È USCITO DAL GRUPPO E ORA LA MAGGIORANZA DI TORINO È APPESA A UN VOTO… -
Lorenzo De Cicco per “il Messaggero” Senza maggioranza in Campidoglio sulla nuova discarica, sotto attacco di un pezzo di M5S nazionale, minacciata di dimissioni a raffica dai municipi a trazione stellata, Virginia Raggi schiaccia ancora una volta sul freno. E il sito dove dovrebbe nascere la nuova discarica di Roma, impianto fondamentale, secondo la Regione Lazio, per evitare la crisi ciclica dell'immondizia nell'Urbe, torna a essere un rebus.
L'ennesima giravolta della grillina matura a tarda sera, dentro le stanze di Palazzo Senatorio dove sciamano per tutto il giorno esponenti stellati di ogni ordine e grado. Rappresentanti dei territori, qualche parlamentare (vedi il capo della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli, visibilmente irritato), soprattutto i consiglieri comunali di maggioranza: 7-8 sono ormai in rotta per la scelta fatta a Capodanno, quando la giunta M5S ha indicato a sorpresa, per la discarica, l'area di Monte Carnevale, nel cuore della Valle Galeria.
La stessa zona dove, per quarant'anni, è stata attiva la grande cloaca, Malagrotta, smantellata solo a ottobre del 2013. Qui davanti, sei anni fa, Beppe Grillo arringava i residenti parlando dei rischi di «tumori e rifiuti», al seguito Di Maio e Dibba. La scelta di Raggi, il progetto Malagrotta 2 come lo hanno bollato i comitati locali già sul piede di guerra, ha spiazzato un pezzo di Movimento.
Il leader, Di Maio, non l'ha difesa: «Scelta sua, in piena autonomia», tagliavano corto dall'entourage del leader. Ma di questo a Raggi importa il giusto. Sono soprattutto gli equilibri interni, la tenuta della sua sempre più fragile maggioranza a crucciarla. Ieri, per dire, è dovuta arrivare in Aula lei, la sindaca, per acciuffare i 24 voti necessari ad approvare una delibera sul riassetto delle partecipate in rosso. Stessi voti, 24, che ha racimolato la finanziaria 2020-2022 del Campidoglio, a fine anno. Senza il «sì» della sindaca, la maggioranza non avrebbe avuto il numero legale per proseguire. Anche se in teoria il M5S avrebbe 28 voti su 48, più quello di Raggi.
In questo lento sfarinamento interno, la vicenda discarica rischia di fare da detonatore alle tensioni rimaste ancora sotto il tappeto. Ed è forse per questo che Raggi, alla fine, ha deciso di rallentare. I rappresentanti dei due municipi che convivrebbero con la nuova discarica, l'XI e il XII, 300mila abitanti come Bari, ieri hanno minacciato le dimissioni. Raggi, dal 2016 a oggi, ha già perso due distretti, passati al centrosinistra. Per questo non vuole altri strappi.
RICORSO AL QUIRINALE Ieri, durante il vertice di maggioranza, ha accettato di fare «ulteriori approfondimenti» sulla zona scelta soltanto tre giorni fa. Anche se il Comune, altro paradosso, per lo stesso sito aveva fatto ricorso al presidente della Repubblica, solo a maggio. «La zona può cambiare di nuovo», spiega Daniele Diaco, presidente della Commissione Ambiente del Campidoglio (M5S). «Il Municipio XII presenterà un dossier con alcuni elementi ostativi alla discarica, la sindaca si è detta ben disposta ad analizzarlo e recepirlo.
A quel punto la delibera del 31 dicembre potrebbe essere revocata». Dall'entourage di Raggi, confermano che il «municipio potrà presentare eventuali elementi ostativi alla delibera» e che «se sono ostativi, si applica la legge». Insomma, come nel gioco dell'oca, si potrebbe tornare alla casella di partenza: caccia all'area per la discarica. Ma dove?
PD CONTRARIO La Regione Lazio, guidata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, guarda infastidita i rovesci di fronte che si registrano intorno al Marc'Aurelio. Il Pd romano ieri ha formalmente attaccato la scelta di Monte Carnevale. «E' il sito meno indicato vista la vicinanza a Malagrotta», ha detto il capogruppo dem in Assemblea capitolina, Giulio Pelonzi. Fratelli d'Italia, annuncia il capofila Andrea De Priamo, ha presentato una mozione contro Monte Carnevale, sperando di calamitare voti tra i 7-8 grillini contrari. Ma data la frenata di Raggi, alla fine, potrebbe non essercene bisogno.
2 – ANCHE LA APPENDINO PERDE PEZZI UN ALTRO CONSIGLIERE L'ABBANDONA Giacomo Nicola per “il Messaggero”
La fuga dal Movimento 5Stelle dilaga pure in periferia. Anche a Torino infatti la maggioranza a sostegno della sindaca Chiara Appendino perde pezzi e sopravvive con numeri sempre più risicati. Il consigliere Aldo Curatella ha comunicato ieri mattina l'uscita dal gruppo pentastellato in Sala Rossa. «Non era questo il Movimento, non erano queste le finalità che ci si prefiggeva - ha spiegato in una lettera inviata al presidente del consiglio comunale, Francesco Sicari - e non è più possibile restare all'interno di un contenitore che ha solo l'intestazione originaria, ma è ormai quanto di più lontano si possa immaginare».
IN BILICO Allo stato attuale Appendino ha ancora la maggioranza in Sala rossa, ma dovrà fare affidamento sempre sul proprio voto perché sarà sufficiente l'assenza di uno dei consiglieri 5Stelle per far venire meno il numero legale e far saltare i lavori. Da un lato i sogni di un secondo mandato, ma dall'altro l'incubo di una fine anticipata del suo primo periodo da sindaca. Il 2020 di Appendino inizia in salita insomma.
Curatella è da sempre uno dei personaggi più critici sulla gestione nazionale, da quando a guidare il M5S c'è Luigi Di Maio, ma anche l'attività della giunta, in particolare dell'ex assessora, e ora ministra, all'Innovazione Paola Pisano. «Nel 2009, dopo anni di vuoto politico, riconobbi in un piccolo gruppo di persone una forza politica alternativa che poneva al centro delle proprie azioni le persone, indipendentemente dalla loro estrazione ricorda il consigliere comunale -. Una forza politica che nel motto uno vale uno non voleva indicare che uno vale l'altro ma che ciascuno contava, in modo orizzontale, per portare poi avanti azioni politiche discusse e valutate nel merito e non basate su personalismi, interessi personali o, peggio ancora, privati».
LE SCELTE NON CONDIVISE Le politiche sull'innovazione sono uno dei nodi a spingerlo all'addio. «Era il Movimento che puntava a innovare il Paese, ma mettendo al centro le persone, senza glissare i possibili impatti sanitari, sociali, ambientali ma affrontandoli senza timore prima di avviare l'innovazione racconta ancora Curatella -. Ora si cerca di innovare a tutti i costi, rimandando ai posteri le valutazioni del rischio».
Dalla questione anagrafe al tavolo di progettazione civica, guidato dall'aspirante sindaca Cristina Seymandi e finito nel mirino dei consiglieri per una gestione opaca, sono tanti i punti che secondo Curatella hanno allontanato il M5S di oggi dalle ragioni per cui era nato. «Il nostro era il Movimento delle persone che volevano ridare centralità alle istituzioni, risolvendo le problematiche burocratiche che ogni giorno i cittadini devono affrontare in modo da semplificare loro la vita, indipendentemente dalla propria vicinanza politica aggiunge il consigliere -. Si è invece diventati quelli che si inventano tavoli paralleli alle istituzioni che facilitano e bypassano la politica decidendo quali sono i cittadini/comitati di serie A, più vicini politicamente, da favorire e quali cittadini/comitati di serie B che invece non hanno facilitazioni perché preferiscono seguire iter istituzionali o perché non politicamente vicini».
Adesso la maggioranza che sostiene la sindaca di Torino, partita nel 2016 con 25 esponenti - su 41 consiglieri comunali - è ridotta a 22, Appendino compresa, con due soli voti di margine. Se altri due consiglieri dovessero far mancare il proprio sostegno ad Appendino, la sindaca si ritroverebbe senza maggioranza, proprio com'è capitato al suo collega grillino di Venaria Reale, Roberto Falcone, costretto ad abbandonare anzitempo l'incarico per lasciare il posto al commissario.
Una decisione quella di Curatella che suscita una pesante reazione della capogruppo Valentina Sganga, la quale non usa i guanti per definirla «una scelta incoerente che lascia davvero basiti». In una nota la capogruppo afferma che «il Movimento 5 Stelle è sempre lo stesso. Siamo la casa di tutti i cittadini che vogliono cambiare il Paese e chi non condivide alcune posizioni ha tutto lo spazio per affermarlo all'interno».