la Repubblica, 3 gennaio 2020
Stefano Lecchi, il primo reporter
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Non si sa molto del pittore fotografo Stefano Lecchi che si muove nella penisola attorno alla metà del secolo XIX sperimentando tipologie di messa a fuoco e colorazione. Era nato nei primi anni del secolo in territorio lombardo, probabilmente tra Milano e Lecco, il suo percorso è legato alla curiosità di un osservatore e agli esiti di un procedimento innovativo: «Fin dal 1844 quest’italiano presentava all’Accademia delle scienze di Parigi un suo metodo fotografico che impiega per le negative le carte asciutte al bromuro di jodio».
Come i suoi coetanei, protofotografi della scuola romana, utilizza il calotipo che permette di ottenere copie e riproduzioni positive da un negativo di carta; da qui le più antiche vedute della città eterna e il primo reportage di guerra durante le vicende della Repubblica romana nel 1849. Uno sguardo sui luoghi dell’assedio, sul rapporto tra la città e suoi abitanti, sul difficile componimento di memorie e ferite nei cinque mesi di conflitto. Il reporter inizia dal momento della caduta dell’esperimento repubblicano, dalla fine della Roma senza il Papa di cui ha scritto di recente Giuseppe Monsagrati (Laterza 2014). I protagonisti delle immagini sono i luoghi dove Garibaldi e i suoi patrioti tentano strenuamente di difendere lo spazio della città dal ritorno del potere papale tramite il sostegno di un corpo di spedizione francese. Prime fotografie di un evento bellico, scontro armato tra fazioni che difendono porzioni di territorio fino alle estreme conseguenze.
Roma è il teatro della dialettica, ma è anche la ragione di quella insopprimibile distanza di vedute e opzioni: un’esperienza avanzata di democrazia partecipativa, una Costituzione che raccoglie adesioni e consensi suscitando adesioni di volontari dalle più diverse correnti ideologiche e collocazioni geografiche. Sull’altro versante la reazione efficace e incisiva viene dalle potenze europee che si muovono a sostegno del Papa temendo che un’esperienza rivoluzionaria possa diventare esempio da esportare o simbolo di riconoscimento per potenziali seguaci attratti dal fascino e dall’unicità della città eterna in rivolta.
Dopo anni di studi e scavi archivistici gli scatti di Lecchi hanno trovato una modalità per ricomporsi a più di un secolo e mezzo dagli eventi, grazie alle sinergie tra istituti e soggetti diversi: la Biblioteca di Storia Moderna e contemporanea di Roma e il Getty Research Institute di Los Angeles. Uno sguardo che attraverso l’elaborazione elettronica e digitale riunifica 60 immagini: l’occhio del fotografo accompagna le vicende della città con due obiettivi prioritari. Da un lato seguire l’evoluzione delle battaglie nei luoghi teatro degli scontri muovendosi nel perimetro urbano e nelle zone segnate dal contatto tra le fazioni opposte: opere di difesa, tracce di combattimento, effetti e lasciti di distruzione e conflitto. Dall’altro far emergere una dimensione atemporale della città che resiste alle sue ferite (antiche o nuove), alle stratificazioni accumulate della sua storia, attraverso la proposizione di osservazioni, angolazioni e prospettive su uno stesso edificio, tratto di cinta muraria, giardino o monumento. Talvolta sono contesti minori, meno conosciuti che attraggono le intenzioni del fotografo. Vuole documentare le dinamiche dello scontro valorizzando le bellezze di Roma e la permanenza di contesti e situazioni. S’immerge nella realtà che lo circonda affinando intenzioni e tecniche come se avesse intenzione di lasciare un’eredità minuziosa e dettagliata a futura memoria. Organizza un suo racconto riavvolgendo il nastro delle vicende dei cinque mesi che ha alle spalle in una stretta connessione tra i luoghi e la cronologia degli eventi.
La ricerca delle tracce d’immagini o carte salate risalenti a Stefano Lecchi ha percorso diversi anni. L’insieme offre uno sguardo originale e unico: panorami e fortificazioni, acquedotti e ville storiche, osterie e fontane. La città come teatro di una rivoluzione sconfitta, dove la tradizione dei luoghi s’incontra con le tensioni e i fermenti del nuovo che avanza. Alcune immagini hanno in seguito avuto vita propria: riprodotte o vendute, raccolte o conservate da collezionisti in vari angoli del pianeta. La versione della mostra digitale nel sito che raccoglie e qualifica la ricerca è un piccolo grande contributo alla stagione della Repubblica romana, al cammino della fotografia e alle sue tecniche pionieristiche. Una combinazione composita: uomini, fatti, personaggi o scene di vita riprodotti attraverso incisioni, dipinti fotografie. Il linguaggio delle illustrazioni come parte di un patrimonio comune che contribuisce a fissare momenti e snodi della memoria nazionale.